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Via Santo Stefano 29 (N.90) – Parte del palazzo Rossi

Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Parte del palazzo Rossi stralciata e venduta da Giuseppe Badini a Giovanni Bottoni.
Nel 1766 furon fabbricati tre archi di portico uniformi agli altri di pietra, i quali eran prima sostenuti da colonne di legno.
A pianterreno, a destra dell’ingresso di questo stabile, vi fu aperto il casino dei nobili nell’ agosto dei 1766, che fu poi chiuso nel 1796.
Li 27 gennaio 1775 fu fatta locazione di parte di questa casa ai Cavalieri uniti della conversazione nobile, per annue L. 460. Rogito Filippo Guarmani.
Dodici Cavalieri erano proprielari del casino, e pagavano una quota mensile per i bisogni del medesimo. Coi risparmi di dette quote e coll’utile delle carte da giuoco che si pagavano, si fornì il casino di ricca argenteria, della quale dal custode ne fu rubala per L. 20000. Questo luogo di riunione per la nobiltà ebbe principio nel 1723 nel palazzo senatorio Casali in via Miola, a pian terreno. Sembra però che molto prima in casa Casali si tenesse una conversazione, mentre negli atti del Senato si trova che li 9 maggio 1704 morì improvvisamente il senator Annibale Guidoni mentre giuocava in partita il tarocco in casa del senator Casali, ove si faceva pubblico trebbo(1).

Nota(1) di mano di Ferdinando, figlio di Giuseppe Guidicini.
(1) Questo palazzo passò al sig. Giuseppe Aria, proprietario della Monumentale Villa a Marzabotto della quale parlammo in altro incontro, né oseremmo aggiungervi parole, mentre, al confronto di quanto ne va pubblicando l’illustre nostro concittadino sig. conte Giovanni Gozzadini, niuno potrebbe reggervi. Vogliamo soltanto ricordare, e con sommo nostro soddisfacimento, che il sig. Pompeo, figlio cadetto dei suaccennato sig. Aria, ha in questo suo palazzo raccolto un gabinetto di armeria antica degno di essere visitato dallo straniero, perché ivi trovanisi oggetti preziosissimi e di rara bellezza e tali che potrebbero ben meritare l’alto onore di essere collocati in uno dei nostri massimi musei italiani. Oltre a questa lodevole applicazione ad altra pure attende ed in modo artistico, e cioè ai ritratti in fotografia de’ quali abbiamo potuto ammirarne diversi di magnifica esecuzione, fra i quali uno agli altri superiore e quello cioè del defunto celebre artista Domenico Donzelli che servirà di modello al nostro egregio prof. Muzzi per ritrarlo all’amatita. Oggi questa famiglia fu aggregata all’albo gentilizio, e ben meritatamente, dacché le loro ricchezze servirono in gran parte al lustro della patria nostra.

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