Dai Cartigli del Comune di Bologna
Pittoresco gruppo di case anticamente appartenute ai Beccadelli, poi Bovi. Al n. 15 si trova un palazzo dell’inizio del XV secolo; adesso adiacente è un pregevole edificio rinascimentale, nel gusto di Biagio Rossetti. Al n. 17 palazzo tardogotico forse su progetto di Fieravante Fieravanti, con interventi settecenteschi; nel cortile vi sono lapidi romane che ricordano la gente bovia. Al pianterreno sale dipinte da V. M. Bigari e da G. Marchesi.
Indirizzo:
via Santo Stefano, 15-17
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Abbiamo dal testamento di Alberghetto d’Alliotto, in data delli 27 maggio 1226, fatto a rogito di Gherardo Balbi, che questi aveva case in strada Stefano e nel Vivaro , da lui lasciate a Ugolino e Giacomello Bonacusa suoi nipoti. Nel 1370 (Orig 1730. ? Breventani) questa casa era di Antonio Volazio, che la vendette in via di per muta a Martino di Munzino di Pietro Alliotti, ricevendo altri edifizi posteriori a questo stabile nella strada di Migliela. Nel 1516 Pandora di Benedetto Alliotti era vedova di Battista Segni. Li 4 febbraio 1454 Francesco di Giacomo di Ghedino comprò da Giovanni del fu Bartolomeo detto il Beccaro, una casa sotto Santo Stefano, per L. 200 di bolognini d’argento. Rogito Matteo Caprara.
Questa casa sembra la stessa che il predetto Francesco promise di vendere in parte ad Achille di Ottaviano Beccadelli, e forse quella porzione dove oggidì vi è l’arco grande con finestre ornate in barbaro stile. La detta promessa è del 2 luglio 1473. Si vedrà in appresso che vi son prove che detta porzione apparteneva nel 1523 ai Bovi, e che i Ghedini eran passati al N. 99 di Strada Stefano. La porzione di costruzione diversa nell’angolo del Vivaro, conteneva fino dal 1410 la Sinagoga degli Ebrei. Terminati i Ghedini, come al N.99 di Strada Stefano, i. De Segna ed Ercolani ebbero in divisione questo stabile.
Vincenzo ed altri degli Ercolani li 2 dicembre 1523, a rogito Battista de Buoi, vendettero per L. 900 certe stanze a Florio (orig. Flosio. ? Breventani) e Giacomo Sforni ebrei e banchieri in una casa detta il Banco di Santo Stefano, che confinava colla piazza di Santo Stefano, col Vivaro, e da due parti con Domenico Maria e Giulio Bovio. Monsignor Beccadelli comprò la suddetta proprietà dai detti Sforni, i quali nel contratto si riservarono le gelosie, i ferri, le ramate, le spalliere, le sedie e gli usci della Sinagoga.
Tutto il N. 80 diventò domicilio della senatoria famiglia Beccadelli, che vi dimorò fino al 26 gennaio 1665, giorno in cui Cesare Gioseffo di lacopo Ottavio marito di Laudamia, o Lucia, di lacopo Orsoni, passò ad abitare nella via dei Gombruti nella casa di Nicolò Orsoni zio di detta Lucia e sua erede.
Li 27 aprile 1713 Teresa Margherita del senator Giacomo Ottavio Beccadelli, vedova del marchese Grimaldo Grimaldi, passata in seconde nozze col senator Antonio Bovio, assegnò al detto Bovio, per L. 16000, questo stabile, qualificato per casa grande sulla piazza di Santo Stefano, in confine del palazzo Bovio e del Vivaro. Rogito Gioseffo Lodi.
Tornò poi ai Beccadelli per restituzione di dote. Il senator Giacomo Ottavio di Grimoaldo Beccadelli vendette questi stabili li 27 ottobre 1796, per L. 13075, al senator Antonio Bovio. Nel 1824, in occasione di risarcire e rinforzare l’angolo della via del Vivaro si scoperse una piccola e bassa porta, che introduceva alla scala della Sinagoga.
Dalla Graticola di Bologna di Pietro Lamo (XVI secolo)
Ed in detta strada in casa di messer Domenico Beccadello vi è una testa di marmo antica di Socrate, e quella del Tartaro. In questa strada altro non vi è di notabile.