Dai Cartigli del Comune di Bologna
Palazzo della Mercanzia
Eretto a partire dal 1384, sotto la direzione di Antonio di Vincenzo e di Lorenzo da Bagnomarino, fu destinato ad uffici della dogana con una loggia per lo scarico delle merci. L’edificio fu restaurato da Alfonso Rubbiani (1887-89). Negli oculi della facciata tardo-gotica copie delle statue in pietra calcarea della Giustizia e dei santi protettori della città, eseguite da seguaci dei Dalle Masegne, ora presso il Museo Civico Medievale.
Indirizzo:
via Mercanzia, 4
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Foro dei Mercanti.
Li 21 maggio 1199 Giacomo Boccaferri comprò da Pietro Scannabecchi la terza parte di una casa in Porta Ravegnana nell’ angolo delle contrade di Strada Stefano e di Strada Castiglione, per L. 200. Confinava a mattina, a sera e ad acquilone vie pubbliche, e a mezzodì il compratore. Rogito Petrizolo.
1294, 19 luglio. Il Comune di Bologna comprò per mezzo di Marsino del fu Bonaventura Bagnaroli, Sindaco di detto Comune, il Carrobbio di Beccadello di Francesco Nicolò degli Artenisi, alias de Beccadelli, della parrocchia di Santa Tecla, per il prezzo di L. 1500, e consisteva in una casa con suolo e edifìzio posto in Bologna nel Carrobbio di Porta Ravegnana, in capo alle vie di Strada Santo Stefano e Strada Castiglione, ove dette vie si congiungono. Rogito Giacomo d’ Alberto Ventura notaro.
Nel 1284 dicesi che sia stato istituito il giudice del Foro dei Mercanti. Li 24 dicembre 1382 gli Anziani, Consoli e Gonfaloniere di giustizia decretarono che fosse redatto un corpo di statuti, di leggi e provisioni per il Tribunale dei Mercanti, e nominato un Sopraintendente alla giustizia pei contratti dei commercianti e degli artigiani. L’esecuzione di questo decreto fu affidata ai seguenti cittadini cogniti per la loro probità, e cioè Bartolomeo dei Cambi, Filippo Guidoni, Giovanni di Baldino dall’Havere e Giordino Cospi, i quali nominarono il dott. Pietro Cattani di Montassero da Novara ad estensore degli statuti suddetti, che avendo lodevolmente disimpegnata l’affidatagli incombenza fu scelto a primo giudice del Foro dei Mercanti.
Il giudice non poteva essere lettore rotolato, ma forestiero, e che fosse stato assente da Bologna per due anni avanti la sua elezione. Si cominciò nel 1417 a scegliere il giudice fra i cittadini e fra i lettori dello studio, ma però sempre colla clausola di dispensa.
Si proseguì fino al 1427 a prender giudici non nazionali, ma dalla predetta epoca in poi questo tribunale fu sempre presieduto da un bolognese, fra i quali si conta Ugo Boncompagni, che fu poi Papa Gregorio XIIl. La residenza del Foro dei Mercanti fu posta presso il Trivio di Porta Ravegnana dove si congiungono le due strade di Santo Stefano e Castiglione, situazione addattatissima perché prossima alla Dogana antica ed ai siti ove tenevano banco i cambiatori, cioè coloro che prestavano denaro ad usura.
Nel 1337 i mercanti del Cambio, mediante Francesco di Giovanni di Matteo Gandoni, difensore del Cambio, comprarono da Bolnisia, detta Bonisina, figlia di Giacomo Picigotti, e moglie di Ribaldo di Foscardo Foscardi, una casa nell’ angolo delle strade di Santo Stefano e di Castiglione, dirimpetto alla chiesa di Santa. Maria di Porta Ravegnana, per L. 450. Qualche storico, e particolarmente l’Oretti, dice che nel 1337 fu fatta la fabbrica della Mercanzia, e forse può esser vero, ma non devesi intendere quella che in oggi veggiamo. Il Masini, senza citare alcun rogito, dice che l’Università delle arti prima del 1439 comprò dal Comune lo stabile venduto dai Beccadelli nel 1294. La fabbrica del foro suddetto, più magnifica che estesa, si cominciò nel 1439 con elegante disegno gotico, ma non progredì con molta celerita, perché nel 1447 i Ghisellardi locarono alla compagnia dei Banchieri una casa nel Carrobbio, presso la Dogana, per risiedervi tribunalmente il giudice. Questa casa fu poi acquistata dalla Camera di Bologna e concessa li 15 febbraio 1473 in affitto a Bartolomeo di ser Pietro Bolognetti, nel qual contratto si dice che questo casamento era altre volte deputato ad uso dei giudici dei mercanti, e a radunanza dei mercanti stessi (vedi palazzo Sampieri).
Potrebbesi quindi fissare il fine della fabbrica dopo il 1450, la quale nel pian terreno consiste in due camere piuttosto vaste, e in un sito ristretto e di figura irregolarissima, nel quale dicesi che il giudice teneva le udienze, e vi pronunziava le sentenze. Il piano superiore è composto di una camera per l’Archivio, una gran sala che serviva di residenza all’Arte dei Cambiatori, o Banchieri, con altare e cappella dedicata a S. Matteo e a S. Michele Arcangelo loro protettori. Questa compagnia ebbe i suoi statuti, ohe sembrano datare fra il 1245 e il 1273, poi rinnovati nel 1481. Nel 1287 eleggevano otto sapienti, e figurava la seconda nelle pubbliche funzioni, e nel magistrato dei Tribuni della plebe. L’ultimo Massaro di questa compagnia fu Pietro Maria Bignami.
La caduta della torre dei Bianchi, seguita li 3 aprile 1484 (vedi Strada Castiglione) diede luogo al seguente decreto delli 28 giugno 1484:
“La Residenza del Giudice, e Consoli dei Mercanti, per la rovina di vicina torre, per la massima parte infranta e diruta, ordina che sia riparata e rifatta a spese della Società delle Arti.”
Le due camere a sinistra dell’ ingresso, l’una per il notato cancelliere, e la seconda per le sedute e le udienze del Tribunale, appartengono al confinante marchese Sampieri, come pure la scala che ascende alla sala superiore, al quale vien pagato un annuo fitto. I tre lati della facciata sono coronati da un fregio composto degli stemmi delle compagnie d’ arti, che in occasione di un generale restauro fatto nel 1614 con spesa di L. 1721, si ebbe cura di farli verificare dai notari Paolo di Giovanni Abelli e Marchettino di Paolo Marsimigli dagli atti dei quali, segnati li 14 e li 55 settembre dell’anno stesso, risulta la seguente distribuzione:
1. Quattro Arti.
2. Pescatori.
3. Bisilieri.
4. Lana Grossa.
5. Sartori.
6. Salaroli.
7. Bombacciari,
8. Calzolari.
9. Fabbri.
10. Merciari.
11. Strazzaroli.
12. Drappieri.
13. Cambisti.
14. Foro dei Mercanti.
Qui il fregio viene interrotto dal cappello che copre un balcone dal quale si pubblicavano le sentenze, si promulgavano decreti, o leggi statutarie e relative al commercio.
15. Foro dei Mercanti.
16. Notari.
17. Macellari.
18. Speziali.
19. Seta.
20. Orefici.
21. Falegnami.
22. Lana gentile.
23. Pellicciari.
24. Calegari.
25. Muratori.
26. Barbieri.
27. Cartolari.
28. Pellacani.
Le arti dette maggiori avevano jus al Consolato della Mercanzia, ed in caso di deficienza di fondi nella cassa del Foro dei Mercanti, concorrevano per consuetudine alle spese di restauri al locale del Tribunale, e contribuivano al mantenimento di questo edifìzio. Le armi di queste arti erano incise in un banco di macigno sotto il portico, che fu distrutto dopo il 1796, ed erano
1. Cambisti.
2. Setajoli.
3. Macellari.
4. Lana.
5. Strazaroli.
6. Speziali.
7. Merciari.
8. Orefici.
9. Calegari.
10. Bombasari
11. Fabri.
12. Salaroli.
I Salaroli erano stati sostituiti ai Drappieri uniti ad altr’arte, e i Drappieri erano stati surrogati ai mercanti, ma non si trova il modo ed il quando seguisse tale surrogazione, né l’esercizio degli individui che componevano la suddetta arte, dei Mercanti, la quale nello Statuto si vede a C. 20 Rub. 6, descritta fra le 12 arti che in quel tempo formavano il Tribunale del Foro.
Davanti al portico vi era una piazzetta contornata da fittoni quadrati, più alta di due gradini del piano delle strade. Nei due angoli del fine della detta piazzetta vi erano due pilastri quadrati sormontati da due leoni sostenenti uno stemma. Appoggiato al pilastrone di mezzo del portico era situato un piedestallo alto piedi quattro circa, sopra del quale all’altezza di un uomo erano murate due grosse catene con collana di ferro, sopra del quale, a quella raccomandati, si esponevano alla berlina i condannati dal Tribunale.
Compagnie d’arti e data dei loro Statuti secondo l’Orlandi :
Banchieri 1245
Barbieri 1288
Battilana 1492 — S. Biagio, alias Materazzari.
Beccari 1285
Bisilieri 1300
Bombaciari 1288
Brentadori 1410
Calegari 1288
Calzolari 1291
Calzolari della vacca 1252
Cappellari 1580
Cartolari 1353
Cimatori 1425 — S. Tommaso.
Cordellari 1686
Cordonari 1301
Drappieri e Strazzaroli. 1256 — S.Girolamo.
Due arti, cioè Cartolari e Tintori. 1303
Fabbri 1281 — Sant’Alò.
Falegnami 1230
Fornari 1405 — S. Lorenzo.
Gargiolari 1667
Guainari 1319
Lana bisella 1288
Lana gentile 1304 — S. Gio. Battista
Mercanti 1273
Merciari 1346
Muratori 1258
Notari 1288
Orefici 1293
Pellacani 1271 — S. Giacomo apostolo.
Pellizzari 1424
Pescatori 1271
Pittori 1602
Purgatori 1568 — Confirmati.
Quattro arti (Spadari Pittori Sellari Guainari) 1382
Revedini 1568
Salaroli 1252
Sartori 1262 — Sani’ Omobono.
Spadari 1275
Speziali 1690
Tintori 1580
Tessitori di lana 1630
Tessitori di seta 1540
Tessitori e Tovagliari. Compagnia eretta il primo maggio 1734. Sortì per la prima volta col signifero li 4 ottobre 1734.
Tre arti (Spadari Sellari Guainari) Vedi quattro arti.
Le corporazioni delle arti furon soppresse dall’articolo 384 della Costituzione Cispadana. Il Ministro dell’Interno della Repubblica Cisalpina ordinò li 17 frimale anno 6, che fosse preso possesso dei beni delle arti dall’Amministrazione centrale di Bologna, la quale con suo dispaccio delli 19 novembre 1797 ne commise l’esecuzione alle quattro Municipalità del Comune.
Nel gennaio del 1798 lo stesso Ministro volle concentrati i suddetti beni nella massa dei nazionali, siccome fu eseguito sui primi di febbraio susseguente.
Le arti che esistevano, all’ epoca che fu preso possesso dei loro beni, erano:
Barbieri — SS. Cosma e Damiano.
Bombacciari
Brentadori — S. Alberto Carmelitano e S. Alberto Domenicano.
Callegari
Calzolari — SS. Crispino e Crispiniano.
Cambiatori
Cappellari
Fabbri
Falegnami — S. Giuseppe.
Filatoglieri
Gargiolari — San’ Antonio Abbate.
Drappieri di lana.
Macellari — S. Domenico.
Merciari — S. Nicolò Vescovo.
Muratori — SS. Quattro Coronati.
Notari.
Orefici — Sanl’ Alò, o Sant’ Eligio.
Pelliciari — S. Gio. Battista.
Parrucchieri
Pescatori — S. Andrea Apostolo.
Salaroli — S. Matteo Apostolo.
Seta — S. Giobbe.
Speziali — SS. Annunziata.
Strazzaroli, o Drappieri.
Tintori — S. Onofrio.
Tessitori da seta — S. Petronio.
Tre arti.
Secondo un calcolo presentato al. Governo montava la possidenza delle Arti a . L. 261,890,11,02 Dalla quale detratto un passivo di 11,858,12,04 Rimaneva l’attivo a’ Bolognesi di L. 250,031,18,10
Le compagnie più ricche erano
Brentadori.
Falegnami.
Drappieri di lana.
Macellari.
Notari.
Salaroli.
Strazzaroli, o Drappieri.
Le arti in corpo reclamarono come proprietà privata i beni incamerati. Per questo ricorso ottennero che le dette proprietà fossero separate dalla massa dei beni Nazionali, e consegnate alle Municipalità del Circondario dove avevano le rispettive loro residenze. In appresso furon facoltizzate ad esperimentare le loro ragioni davanti ai Tribunali, e, pendente il giudizio, l’Imperiale Regia Reggenza deputò ad amministratori del patrimonio delle Arti il cav. Giuseppe Malvezzi e il marchese Paolo Vincenzo Salaroli.
Li 26 novembre 1799 il Giudice ordinario sentenziò a favore delle compagnie d’Arti. Il Sindaco della Reggenza interpose appellazione, ma li 6 febbraio 1800, come da rogito del notaro Angelo Maria Garimberti, fu fatta la consegna di tutti gli stabili, mobili, capitali, ecc. alle rispettive compagnie, ad eccezione di quei beni le cui rendite erano addette a legati pii, e ad oggetti di pubblica beneficenza. Ciascuna Corporazione divise le attività fra i rispettivi individui che la componevano. Da un foglio spedito al Governo in Milano li 30 fiorile anno 6, apparisce che i beni stabili appartenenti alle compagnie d’Arti di Bologna erano stati valutati capaci della rendita di L. 16041, e di capitale L. 247279.
Da un altro foglio si rileva che il loro attivo era calcolato di L. 345,706, 02, 08 ed il passivo di 91,989, 04, 10 per cui si ha patrimonio netto L. 253,716. 17, 10
Capace della rendita sporca di L. 18,160, 14, 04
Spese L. 3,668, 16, 08
Rendita netta L. 14,491, 17, 08
Per più estese notizie intorno alle Arti veggasi strada Caprarie — Arte dei Macellari. —