Dai Cartigli del Comune di Bologna
Oratorio di Santa Cecilia
Antica parrocchiale, nel 1323 passò agli Agostiniani che la riedificarono nel 1359. A seguito della costruzione della Cappella Bentivoglio in San Giacomo subì un ridimensionamento operato da Gaspare Nadi nel 1483. Nell’interno è conservato un importante ciclo di affreschi eseguito, per volere di Giovanni II Bentivoglio, da F. Francia, L. Costa, A. Aspertini, C. Tamaroccio e G. M. Chiodarolo (1504-6) con le Storie della vita dei Ss. Cecilia e Valeriano.
Indirizzo:
via Zamboni, 15
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Chiesa parrochiale di Santa Cecilia, che credesi edificata da Santuccia Terrabotti sul finire del secolo XIII presso il serraglio di Strada S. Donato, ove instituì il monastero detto delle Santuccie, che del 1320, o 1323, fu traslocato da Arnaldo Accarisi nella chiesa di Santa Maria, e di Santa Elisabetta Regina d’Ungaria, vicino alla porta di S. Mamolo.
Quando gli Eremitani facevano acquisti per cominciare il loro convento, vi fu quello delle case di Guidozagni, delli 7 aprile 1267, rogito Valdino Raffacani, che diconsi poste sotto Santa Cecilia. È certo che li 3 marzo 1323 i canonici della Cattedrale diedero la chiesa di Santa Cecilia ai frati di S. Giacomo, rogito Guido Quarzi, siccome è certo che quando si fece la detta cessione vi era parroco D. Paolo d’Ivano Bentivogli, che cogli altri di sua famiglia era stato cacciato da Bologna.
Li 15 marzo 1359 il Vescovo di Bologna, col consenso dei Canonici e del Capitolo della Cattedrale, permise di riedificare la chiesa parrochiale di Santa Cecilia in miglior stato di prima, e in altro suolo vicino dov’ era prima edificata, intendendosi confermato l’ instrumento rogato li 7 marzo 1323 dal notaro Guido Quarzi, col quale fu unita la detta chiesa, e i suoi beni, al convento di S. Giacomo. Rogito Lorenzo Cardani notaro del Vescovo.
Giovanni Uberti nel suo testamento, fatto li 11 ottobre 1389 a rogito di Nicolò Bualelli, instituisce erede Catilina sua figlia, moglie di Prendiparte Castagnoli, e fa un legato di L. 100 da spendersi per la fabbrica del portico di Santa Cecilia sua parrochia.
Rilevasi che questa chiesa fu capovolta nel 1483, e che Gasparo Nadi fece la volta della medesima , siccome dice egli stesso nel suo diario. Pare che in quest’ occasione fosse anche accorciata per ampliare la capella Bentivogli in S. Giacomo, come manifesta il muro esterno della chiesa, che si estende a sostenere parte dei tetti della capella. L’ antica porta laterale murata, ed in parte sepolta, indica quanto l’antica chiesa fosse più bassa di suolo della moderna, per cui potrebbesi sospettare che l’alzamento fosse stato ordinato per metterla a livello del nuovo portico di San Giacomo, che prima era stato alzato.
La parrocchia di Santa Cecilia fu soppressa li 23 maggio 1806, e poscia profanata. Le belle pitture di Francesco Francia e della sua scuola, cominciate d’ordine di Giovanni II, e non finite per le disavventure sopravvenute alla sua famiglia, sono malauguratamente pressochè tutte perite. Uno storico ha lasciato memoria che nel 1422 Giovanni di Pietro Canossa fabbricò la bellissima sua casa sotto Santa Cecilia. Il lungo e bel portico laterale a questa ed alla vicina chiesa di S. Giacomo, di 35 archivolti e di 36 colonne di macigno canellate, fu innalzato per volontà dei Magistrati e dei potentissimi Giovanni Bentivogli e Virgilio Malvezzi soprastanti a detta fabbrica, e di Carlo Fantuzzi tesoriere. E qui occorre rettificare l’ errore del nuovo Masini, che lo dice fatto a spese di Giovanni II in compenso dell’accorciamento fatto alla chiesa di Santa Cecilia per ampliare la sua capella in S. Giacomo. La lapide posta al principio del portico sul cimitero di S. Giacomo porta la data delli 10 ottobre 1478, e dice instauratus a pubbliche spese per cura di Giovanni II Bentivogli e di Virgilio Malvezzi.
Gli atti del Senato del 28 aprile 1478 danno per demolito nei giorni passati il portico di S. Giacomo a fine di rifarlo. Il Nadi dice “Si voltò nel 1478 il portico di S. Giacomo in Strada S. Donato, e ne fu causa Giovanni Bentivogli”. Si sospetta che l’antico fosse con colonne di legno. È dunque errore di chi ha lasciato memoria che il nuovo portico si sia cominciato li 4 agosto 1477, ma può esser vero però che fosse finito li 10 ottobre 1478, come dice la lapide sopra il primo arco dalla parte del sagrato di S. Giacomo.
Si spesero per detta ricostruzione L. 3633, 7, 3, somma veramente troppo tenue per un lavoro sì esteso, ma la cronaca Ghiselli dice che dal 1478 al 1500 la Camera di Bologna donò alla fabbrica della chiesa di S. Giacomo L. 600 ogni anno per cui ascenderebbe invece L. 13200.
Nel 1826 e 1827 essendo questo portico in istato rovinoso fu decorosamente risarcito a spese del P. Maria Guasconi già restituito agli eremitani in questo loro convento. In occasione del risarcimento si scopersero nel muro molti archi in un comparto diverso da quello del portico attuale, e che forse facevano parte del portico demolito nel 1478. Questi archi erano di forma e di profondità precisi ai quattro laterali della porta principale delia chiesa, e ciascuno conteneva o lapidi, o sepolcri, o pitture antiche, e in alcuni se ne scorgevano due e anche tre. Erano stati murati con pietre in taglio. Furono levate le iscrizioni e murati di nuovo gli archi, e le dette lapide poi collocate esternamente nelle situazioni in cui trovavansi rinchiuse in precedenza.
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
Santa Cecilia.
Chiesa parrocchiale degli Agostiniani di S. Giacomo Maggiore, ai quali fu data nel 1319.
Quivi stavano monache dette Santucce, che il 7 marzo 1323 andarono altrove, ed il loro locale fu unito al convento di S.Giacomo. Nel 1359 fu riedificata la chiesa a spese dei frati, e nel 1483 fu voltata con architettura di Gasparo Nadi.
Nel 1506 fu restaurata e dipinta a fresco.
Questa chiesa era prima voltata verso la piazza dei Bentivogli. Una porzione dell’ antica chiesa fu ceduta per la costruzione della Capella Bentivogli in S. Giacomo, e forse fu in detta occasione che fu capovolta.
Questa parrocchia fu soppressa con decreto 24 giugno 1805, e unita a quella del Carrobio in S. Bartolomeo.
Col decreto Arcivescovile del 28 maggio 1806 fu unita a S.Sigismondo, ed a questa passarono i libri parrocchiali.
Il 24 luglio 1798, per ordine della Centrale, era stata traslocata in S. Giacomo.
Sotto la suddetta parrocchia di Santa Cecilia vi era il famoso palazzo Bentivogli lungo piedi 410, e largo 194. Questo palazzo fu incominciato da Sante Bentivoglio il 24 aprile 1460 con architettura di Gaspare Nadi. Una cronaca di quell’epoca dice che fu cominciato il 12 marzo (vedi la cronaca Miscella ), e quella del Burselli, scrittore di quei dì, dice che fu architettato da Magistro Pagno Fiorentino. Il circondario comprendeva tutto quel suolo che resta fra la via di S. Donato, via dei Castagnoli, Borgo della Paglia e il vicolo che divide il Guasto dalla casa dei Paleotti.
Per la fabbrica di questo palazzo furono acquistate e demolite dodici case. Il palazzo aveva un portico sostenuto da colonne, che dai cronisti vengon dette pillastri.
La facciata era sormontata da una merlatura. Eranvi due cortili, un giardino con fontana, e 344 camere. Nella parte posteriore eranvi due grandiose scuderie a volto, oltre la terza nella piazza, o che tuttavia sussiste, che fu già monte della canepa, poi quartiere della guardia pontificia, ora magazzino di legnami.
Morto Sante Bentivoglio, Giovanni II nel 1490 aggiunse la torre, della quale pose egli la prima pietra il primo marzo dell’anno predetto, ed aumentò e compì il palazzo suddetto.
Il 2 novembre 1506 Giovanni parti da Bologna, e si ritirò nel Milanese.
Nel 1507 il popolo istigato da Ercole Marescotti e da Camillo Gozzadini, appiccò il fuoco e rovinò il palazzo Bentivoglio stimato uno dei più belli d’Italia.
Il 3 maggio 1507, sulle ore 20, si cominciò ad atterrarlo, e nella confusione vi restarono, fra morti e feriti, circa 200 persone.
Nel 1496 fu imitato il disegno del palazzo Bentivoglio nella fabbrica dell’arte dei strazzaroli in Porta Ravegnana, colla sola differenza che in questa non sono i portici davanti.
Il 6 maggio 1507, alle ore undici, rovinò la facciata dalla parte del Borgo della Paglia, le volte delle scuderie, e vi perirono 23 persone oltre i feriti.
Il 16 maggio dello stesso anno morì in Bussetto, in età d’anni 64, Ginevra Sforza moglie di Giovanni.
Il 21 maggio dell’anno medesimo, alle ore 19, caddero le loggie che mettevano alle stanze di Giovanni colla morte di più che quaranta persone, ed altre molte che riportarono contusioni.
Dopo sei giorni, cioè il giovedì 27 maggio 1507, alle ore 12, caddero le volte del primo cortile colla morte di 36 persone ed altri feriti.
Il 19 luglio dell’ anno medesimo, nelle vicinanze dello studio di Antonio Galeazzo, cadde un muro sotto le cui rovine restò sepolto un contadino.
Il 20 dello stesso mese cadde un’altra muraglia del portico ove perirono diverse altre persone.
Il 21 fu levata dallo ruine del palazzo un’immagine di M. V. e posta nell’altare di S. Nicola da Tolentino vicino alla piccola porta laterale di San Giacomo.
Altra madonna in rilievo fu traslocata presso il campanile di S. Martino.
Nel 1507 morì in Milano, in età di anni 65. Giovanni II, e fu sepolto in San Francesco dell’ Osservanza fuori di quella città.
Dalla Graticola di Bologna di Pietro Lamo (XVI secolo)
Al salire nel principio sotto il portico di S. Giacomo a mano sinistra è la chiesina di S. Cecilia, che è tutta dipinta attorno con capitelli a fresco di mano di vari maestri a concorrenza l’uno dell’altro, e fra gli altri ve ne sono di mano del Francia bolognese, e del Costa Mantovano, e di Cesare Tamarozzi bolognese, e di mastro Amico da Bologna.
Nel 1906 fu abbattuto il portico dietro la chiesa di San Giacomo e addossato all’oratorio di Santa Cecilia .