Dai Cartigli del Comune di Bologna
Palazzo Bianchetti
Già residenza della famiglia Tartagni alla fine del XV secolo, venne rimodernato per volontà di Pier Paolo Bianchetti da Angelo Venturoli (1785-90). La facciata neocinquecentesca è decorata da mascheroni in terracotta di Giacomo Rossi (1785) e conserva capitelli tardo quattrocenteschi. Lo scalone e la loggia sono decorati da sculture e da bassorilievi in stucco di Luigi Acquisti (1785-90). Al piano nobile si conservano affreschi di Petronio e Pietro Fancelli e di Felice Giani.
Indirizzo:
strada Maggiore, 42
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Palazzo Bianchetti sul quale si trovano le seguenti notizie:
1471 15 novembre. Alessandro Tartagni celeberrimo dott. in leggi Imolese compra da Angolo Michele, e da Testa Gozzadini il palazzo già Mussolini che era fra loro diviso. La parte di Testa trovavasi verso sera. Il prezzo fu di L. 1000 compresovi la giurisdizione di poter fabbricare sulla seliciata. Confinava a mezzodì Strada Maggiore, a sera Testa Gozzadini mediante il brollo Mussolini, a oriente certa bottega da macellaria di Cristoforo Fabbri, e la seliciata.
1472 17 giugno. Furon concessi al dott. Alessandro da Imola detto dei Tartagna pertiche 21 in lunghezza, e pertiche 15 e oncie 6 in larghezza di suolo pubblico sotto condizione di fabbricare una facciata merlata alta pertiche 40.
Fra il palazzo già Mussolini, e la macellaria vi doveva essere una porzione del suddetto stabile non compresa nel predetto contratto perchè li 17 febbraio 1476 Francesca del fu Giovanni Testi, e moglie del sumenzionato dott. Angelo Michele Gozzadini alla presenza del dott. di leggi Battista Gozzadini la vendette ad Alessandro Tartaglia rogito Alessandro Tartagna, nel quale dicesi essere una casa posta in Strada Maggiore presso la seliciata in confina di certa caseletta ad uso di macellaro di Cristoforo Fabbri. Morì il dott. Alessandro Tartagna li 3 settembre 1477.
1520 13 aprile. Concessione a Carlo di Alessandro Tartagni d’Imola di un suolo posto sopra la seliciata di Strada Maggiore aderente e contiguo alla casa di sua abitazione fra detta casa e il resto di spazio di detta strada cominciando dal suo edifizio antico dalla parte superiore in larghezza piedi 15 e oncie 6 da misurarsi dall’angolo di detto edifizio, ed estendendosi in lunghezza piedi 124 circa in mezzo della larghezza, e nell’estrema parte di detta larghezza piedi 13 in confine della casa del fu Melchiorre Gessi, poi di Catterina moglie di Mauro Biagio Bonadomari e vedova in prime nozze di detto Melchiorre concedendogli di poter alzar portico di lunghezza piedi 35 circa, comprendendo in detta concessione quanto fu già concesso li 17 giugno 1472.
1553 25 febbraio. Gli anziani, consoli e tribuni della plebe concedettero a Carlo, ed altri dei Tartagna Minori di vendere ai Ferri questo palazzo. Rogito Vincenzo Spontoni.
L’autore dei Tartagna è un Bonaventura, che fioriva del 1285. Alessandro di Corradino di Nicoletto del suddetto Bonaventura celebre dott. di leggi venne da Imola a Bologna dove fu fatto cittadino li 11 settembre 1451 dal cardinale Bissarione, e vi morì li 3 settembre 1477. Il sontuoso suo sepolcro nella chiesa di S. Domenico prova la sua ricchezza. Dal detto dott. Alessandro vennero Antonio, Camillo, e Carlo.
La discendenza del primo terminò in Marcantonio di Scipione morto li 25 giugno 1625.
Carlo fu marito di Lucrezia Malvezzi, testò li 25 febbraio 1595 e sostituì nella sua eredità i PP. domenicani. Lasciò un solo figlio, naturale legittimato, la cui discendenza mancò anch’essa nel principio del secolo XVII.
1612 16 aprile. Girolamo Ferro o dal Ferro comprò dal senatore Giovanni Angelelli la vicina macellaria per L. 8300 rogito Antonio Malisardi.
1630 4 settembre. Boncompagno Ferro marito di Ersilia di Girolamo Legnani testò a favore di uno de’ figli di Giovanni Legnani da estrarsi a sorte, lo chè seguì li 6 settembre 1630, e l’estratto fu il conte Filippo, come da rogito di Paolo Monari. Pare però che i Legnani avessero diritto all’eredità Ferri in causa di Anna Serpa moglie di Marcello di Girolamo Legnani, ed avola del predetto Filippo; vi è però tutta la presunzione a credere che tanto il suddetto Boncompagno, quanto il di lui fratello Girolamo mancati nel 1630 morissero di contagio.
I Ferri, alias dal Ferro, si credono oriundi di Modena, e venuti a Bologna circa il 1300.
1678 7 novembre. Licenza a Giovanni e fratelli Legnani Ferri di costruire la galleria dalla parte della seliciata alta da terra piedi 19, lunga piedi 72 fuori del pelo della muraglia. Rogito Antonio Maria Nelli.
1683 17 dicembre. Il conte Giovanni e fratelli Legnani Ferri con permesso dell’Ornato come da rogito di Antonio Maria Nelli notaro di detto magistrato e di Cosimo Gualandi notaro del Reggimento ritirarono più addietro verso settentrione per piedi 6 la macellaria, che copriva l’ingresso al portico del palazzo.
Questa macellaria si dice ordinata li 26 agosto 1392 in conseguenza della sistemazione data alle botteghe ad uso di spacciar carne.
Nel 1641 fu affittata per L. 430, e del 1675 per L. 1,350 minimo, e massimo prezzo d’affitto della medesima quando erano in vigore i privilegi.
Estinti i Legnani fu continuata la famiglia, dal ramo Legnani Ferri il quale passò ad abitare il palazzo Legnani in S. Mamolo.
Nel 1757 il senatore conte Girolamo Legnani Ferri vendette questo stabile, la macellaria, cinque piccole case e pur una sesta con bottega da carozzaro, detta il Casino, al conte Pietro Paolo del conte Cesare Bianchetti per L. 56,000 rogito Francesco Fabricelli 1 ottobre 1782, il quale acquirente risarcì notabilmente questo palazzo aumentandolo di un terzo piano sopra l’ antico cornicione.
Questo ramo Bianchetti deriva da Gio. Battista Bianchetti di Avignone chiamato all’eredità del Libero Bianchetti dal senatore conte Cesare del fu Giulio Bianchetti con testamento del 24 settembre 1732 rogito Angelo Michele Galeazzo di Paolo Bonesi aperto li 31 gennaio 1733 nel quale lasciava erede, mancando il suo ramo, il primogenito di Francesco di Gio. Battista, d’ altro Gio. Battista Bianchetti d’Avignone.
Nel 1535 parte di questo locale servì a deposito di pegni del Monte di Pietà.
La porta del secondo recinto della Città che era poco prima dell’angolo della Pusterla fu demolita nel 1256.