Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
In faccia al vicolo, sulla porta di questa casa di ragione già della Gabella vi era la seguente inscrizione: Domus Canonicalis S. Mariae de Bulgaris.
Verso mezzogiorno trovavasi la chiesa parrocchiale predetta di jus patronato dei Bulgari che passò ai Lambertazzi forse per eredità, Bonifazio di Guido di Guicciardo Lambertazzi vivente nel 1227 che ebbe tre figli, e cioè: Fabro, Azzolino e Bulgarino o Bughino. I figli del primo e dell‘ultimo ebbero il detto jus patronato, che continuò nei suoi eredi sino a Castellano della discendenza di Fabro, dacchè si congettura che Bonifazio avesse in moglie l‘ultima dei Bulgari. Castellano testò a favore della moglie nel 1375. Dai Lambertazzi estinti passò ai Calderini, che la godevano del 1410.
Il B. Nicolò Albergati in alcune note fatte di sua mano sopra un libro di Colette del 1408 dice che i Calderini l’usurparono, e che doveva essere dei Domenicani, mentre Catterina moglie, ed erede di Castellano lasciò eredi quei religiosi. È da osservare che il nome di Bulgarino continuò per lungo tempo nella famiglia dei Lambertazzi dopo l‘ estinzione di quella dei Bulgari.
Erra il Ghirardacci quando dice che S. Maria dei Bulgari fu atterrata per la erezione di S. Petronio, e l‘equivoco nasce in causa della Bolla di Martino V, dei 18 Giugno 1418, colla quale ordinava di incorporare alla detta fabbrica il jus, e le rendite di quattro chiese già demolite, non che quelli e quelle di altre quattro da demolirsi secondo i disegni della chiesa di S. Petronio, fra le quali è nominata S. M. dei Bulgari.
Li 2 aprile 1547. La chiesa di S. Maria dei Bulgari essendo stato profanata per decreto di monsignor Alessandro Campeggi vicario generale Vescovile come da rogito di Camillo Macchiavelli dei 5 novembre 1546, il rettore di detta chiesa, il conte Girolomo Calderini concesse in enfiteusi agli ufficiali della fabbrica di S. Petronio il suolo di detta chiesa, della casa canonicale contigua, e del cimitero in luogo detto la corte dei Bulgari, (il tutto demolito con autorità Apostolica) per l’annuo canone di lire 12, poi francato in via di permuta li 29 aprile 1547 con obbligo ai fabbricieri di ricostruire entro un anno la detta chiesa demolita in altra parte di detto cimitero collo stesso titolo di S. Maria dei Bulgari, di larghezza piedi 16 e di lunghezza 20 a spese della fabbrica. Rogito Cesare Rossi e Camillo Macchiavelli.
Il suolo della chiesa, casa e cimitero confinava a mezzodì, e settentrione colla via vicinale, a mattina coi Serpa e con Battista Fantuzzi, e a ponente con beni della fabbrica di S. Petronio.
Al di là della chiesa di S. Maria dei Bulgari verso mezzodì vi era la parte posteriore della casa in Borgo Salamo N. 1093 del dottor Bonifazio Fantuzzi dentro la quale vi eran altre sue case corrispondenti alla via o piazza della Scimia che avevano piedi 40 di fronte, in faccia delle quali essendovi certo terreno vacuo detto la corte dei Bulgari gli fu regalato esso per Senato consulto del 28 ottobre 1517 ed estradato li 18 novembre del susseguente anno 1518.
Li 23 febbraio 1552 il suolo della chiesa atterrata di S. Maria dei Bulgari fu comprato da Carlantonio Serpa per lire 300, vedi Borgo Salamo N.1092. Sopra quello del cimitero si fabbricò la Capella delle Scuole e sopra la parte di quello della canonica alcune stanze, e parte del loggiato delle dette scuole. Vedi Piazza del Pavaglione.
Piegando per il vicolo della Scimia in direzione di levante si giunge alla piazzetta ora ridotta a poca estensione. Questa era la corte dei Bulgari sulla quale è piaciuto al Montalbani di inventar mille frottole. Tutti gli antichi confinanti ottenero suolo per ingrandire le loro case a spesa della piazzetta.
Dov’è il numero 1177 corrispondevano le case dei Simy detti ancor dall’ Avesa. Antonio di Domenico Simy, testò li 17 novembre 1620 a rogito di Bartolomeo Albertini lasciando eredi Giovanni Maria e Giulio Camillo di Seba stiano Belloni e di Gentile Querzoli. Ercole di Allamandino Allamandini rettore di S. Giorgio in Poggiale e canonico di S. Pietro nel 1505 lasciò erede Fabia d’ Ippolita Alamandini sua sorella e moglie di Luca Simy; per cui un ramo Simy dall’Avesa assunse il cognome Allamandini.
Presso il N. 1178 vi era lo sbocco della via detta Bocca o Cul di Ragno. Vedi Borgo Salamo N. 1091.
Nella parte della piazzetta che guarda levante vi era il di dietro della chiesa parrocchiale di S. Silvestro della Chiavica con ingresso dalla via Toschi al N. 1225. Si trova che in questa situazione vi fu anche un altra chiesa detta S. Maria della Chiavica citata nel Libro delle Collette del 1408.
Riflettendo che la chiesa di S. Silvestro aveva la sua volta di poco superiore al piano della piazzetta della Scimia è probabile che S. Maria fosse in rialzata sopra S. Silvestro, e che questa avendo l’ ingresso dalla corte dei Bulgari avesse il suo altare dov’ era la porta della chiesa inferiore. Non si ha la data autentica della sua profanazione ne a chi fosse data la sua giurisdizione parrocchiale che però doveva essere ben ristretta per la vicinanza di quella di S. Maria dei Bulgari. e per il contatto coll’ altra chiesa. pur parrocchiale di S. Silvestro.
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
Santa Maria de’ Bulgari.
Chiesa già parrocchiale, ora estinta, demolita nel 1419 per far la chiesa di S. Petronio, le piazze e le strade alla medesima attigue.
Il suo titolo fu trasferito nella capella del pubblico Archiginnasio, che fu restaurato nel 1562.
La facciata è del Vignola.
Questa fabbrica è lunga piedi 350, ed è sostenuta da 31 colonne. Vi sono 30 finestroni, 19 scuole, un cortile quadrato di piedi 56, due scale che conducono ad un loggiato lungo piedi 320.
Si vuole che lo studio di Bologna sia stato confermato nel 424.
Gli statuti dei dottori di medicina e filosofia furon fatti nel 1156, e riformati nel 1358 e poi nel 1507. L’uffizio dei protomedici fu eretto il 15 settembre 1517, e confermato l’11 agosto 1621 e 4 aprile 1622.