Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
NN. 35, 36, 37. Il N. 35 segna la chiesa della confraternita di Santa Maria della Carità. Si ha memoria dell’ esistenza di un ospedale per infermi e viandanti, nel 1234, o 1236. Papa Innocenzo IV fece un Breve in Perugia, li 10 maggio 1252, a favore della compagnia e dell’ ospedale di Santa Maria della Carità, il che prova la preesistenza dell’antica sua istituzione.
L’epoca precisa in cui quest’ ospedale cominciasse a raccogliere esposti, e ad impiegare in loro soccorso due ottavi delle sue rendite, non è noto, ma pare che debbasi fissare molto prima del 1434 come dice il Masini.
Nell’ archivio di detta confraternita trovasi un atto di Agostino Zanetti, Vescovo di Sebaste e Vicario di Bologna, col quale concede alla medesima un privilegio, dicendo di accordarlo per molte ragioni – “et maxime propter memorabilem Blancorum devotionem” sul conto di questa devozione dei Bianchi, veggasi il Sigonio a carte 158, 59, e 60. Pare che all’occasione del passaggio dei Bianchi o si riformasse, o si costituisse meglio, o fosse deputata ad incontrarli come stabilita in una località a questo incontro molto proprio.
D. Pietro Fabbro, testimonio oculare, cosi descrive l’arrivo dei Bianchi in Bologna:
“Li 25 agosto 1399 arrivarono a Bologna 50 ambasciatori della compagnia bianca della Misericordia, che era in Modena, a domandare il passaggio pel territorio Bolognese della detta compagnia.
Si gli ambasciatori che i loro cavalli erano vestiti di bianco, e dopo ottenuto il permesso, ripartirono alla volta di Modena li 26 susseguente.
La mattina del 2 settembre, innanzi terza, la detta compagnia bianca avente per ciascuna capella un pennone (stendardo) davanti, cantando laudi arrivò processionalmente al Borgo Panigale, e prese alloggiamento di là del ponte di Reno, dove fu cantata messa, e detta una predica; dopo di che la maggior parte della compagnia ritornò a Modena, restando una brigata destinata per andare a Roma. Molti Bolognesi vestiti di bianco, ed altri no, andarono a vedere questa devota compagnia, e si stimò che le persone colà presenti ammontassero a 50000.
Il drapello dei bianchi rimasto a Bologna continuò per nove mattine fino a terza a questuare per la città. Per fare questa questua ordinatamente, il Comune fece fare quattro Gonfaloni, e cioè uno per quartiere, e ciascuna capella di Bologna ne fece far uno, e tutte le capelle del quartiere seguivano il Gonfalone di quello. La detta cerca cominciò il sabato 6 settembre, poi li 15 si mandarono a Imola 100 cavalli per ottenere il passaggio della compagnia per quel territorio, e per farvi la cerca. Partirono i Bianchi per porta Strada Maggiore, incominciando alle ore 11 il quartiere di porta Stiera, alle 12 porta Procula, alle 13 porta Ravegnana, e alle 14 » porta S. Pietro”.
Erra il Masini credendo fondata questa compagnia nel 1398.
L’ ospitale, e la chiesa di Santa Maria della Carità erano una dipendenza dell’ arcipretura della Pieve di Montevia, e credesi che fino del 1234 appartenesse ai canonici e arcipreti della detta Pieve. L’ ospitale nel 1454 fu obbligato dal Vescovo, B. Nicolò Albergati, ad impiegare due delle otto parti delle rendite che esso possedeva in ricettare esposti. Nel 1456 Giovanni de Anania, Vicario generale del Vescovo Filippo Calandrino, unì l’ospitale della Carità a quello di Santa Maria degli Angeli detto degli Innocenti, di Strada S. Mamolo. e il Priorato di Montevia al monastero di S. Giovanni in Monte, come consta da un rogito di Rollando Castellani delli 30 gennaio del detto anno.
Il decreto dice: “Il Rettore, e canonici di S. Giovanni in Monte, e l’arcidiacono D. Giovanni de Anania commissario perpetuo del Priorato di Santa Maria de Montevia, dell’ ordine di Sant’ Agostino, essendo ridotto a soli due canonici, e a non poter supplire agli obblighi, pesi, ecc. ricorsero a Calisto III, ed ottennero che seguisse l’unione del suddetto Priorato al monastero dei canonici di S. Giovanni in Monte come da Bolla data nel novembre del 1455”.
L’ unione seguì li 2 gennaio 1456. riservandosi l’arcidiacono, vita sua naturale durante, corbe 180 di frumento, quattro castellate, quattro quarti di legna di quercia, e un porco ogni anno. Rogito Rolando Castellani. Li 24 marzo 1456 i canonici di S. Giovanni in Monte rinunziarono la chiesa, e l’ospitale della Carità. Rogito del suddetto.
Il locale dell’ospitale fu dato, li 31 marzo 1463, a Don Zenòbio di Matteo, di Firenze, Priore della chiesa e monastero di S. Barbaziano, separandolo dall’ospitale di S. Procolo, a cui era stato unito. Rogito Baldassare Grassi.
La compagnia sussistette, occupata a cantar laudi, fino alli 25 luglio 1798, nel qual anno fu soppressa. La chiesa, ed annessi servirono per le funzioni parrocchiali finchè la vicina chiesa dei Padri della Carità fu ad uso d’ ospitale militare, poi fu tutto unito al prossimo convento ridotto a caserma, poi ad ospitale per la guarnigione Pontificia, che nel 1827 fu evacuato.
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
Santa Maria delia Carità.
Confraternita in S. Felice annessa alla suddetta parrocchia (di Santa Maria della Carità) ed al Canale di Reno.
Il ponte sopra Reno fu fatto nel 1289; prima era di legno.
La Confraternita ebbe principio nel 1399.
Questo locale venne assegnato a ospedale pei convalescenti francesi.
Questa Confraternita fu sopressa il 25 luglio 1798.
La Madonna dipinta nel muro fu trasportata nella Certosa. Quivi annesso sul Canale di Reno si sono costrutti dei bagni.