Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Case dei Malavolta. Li 8 dicembre 1272, nella divisione fra Zandonato, Alberto e Geremia fratelli, e figli del fu Guglielmo Malavolta, toccò a Geremia una casa con forno posta presso Santa Maria del Castello, in confine di Roberto Bazalerio. di Tubatella, o Tarosino di Bualello. Rogito Bonacursio Musiliani.
1297 3 ottobre. Testamento di Ghigerio del fu Girolamo Malavolti, nel quale lasciava a D. Geremia suo fratello, priore di S. Damiano, l’usufrutto di una casa in Bologna sotto Santa Maria del Castello, in confine degli eredi di Alberto Malavolta, di quelli di Ramberto Bazzaleri, e delle vie pubbliche da due lati. Rogito Biagio Stigliatico, Francesco Mediglialtri, e Martino Nicolò.
1307. Testamento di Geremia di Ghigerio Malavolta. nel quale si cita la casa da lui abitata in Bologna sotto Santa Maria del Castello. Confinava cogli eredi di Ramberto Bazzaleri, con Tuccimano Malavolta, colla chiesa di Santa Maria del Castello, e colla via pubblica. Rogito Ubaldino Stiatico.
1308. Casa posta in capo di Santa Maria del Castello presso Alberto Malavolta, presso gli eredi di Lamberto Bazzaleri, presso la via pubblica, posse duta dalle suore del Cestello, e già spettante a Giacomo Malavolta. Rogito Giacomo da Unzola.
1325 28 giugno. Montisino di Bonavolta Malavolta lasciò a Diana di Bona volta Malavolta, vedova di Guglielmo Guastavillani, e a Lovisina di Bonavolta Malavolta, vedova di Tommasino detto Misino Tebaldi, una casa sotto Santa Maria del Castello nel cortile dei Malavolti. Rogito Enrighetto di Tisio Gabriozzi.
1340 4 dicembre. Ottaviano del fu Guiduccio Malavolta lasciò una casa ai figli del fu Tisio Gabriozzi, sotto Santa Maria del Castello.
1383 25 settembre. Testamento di Ubaldino di Bartolomeo Malavolta, col quale lasciò a Bartolomeo del fu Bettino Malavolta la sua casa con broilo posta nella capella di Santa Maria di Castello in confine del testatore e della chiesa di S. Luca dell’Avesa. A Bernardino di Nicolò Malavolta lasciò l’ altra nella predetta capella in confine dei Sedazzi, di Giovanni Malavolta, dell‘ osteria della Campana mediante l’ Avesa, e delle volte dei Malavolta. Rogito Giovanni Manferdini.
Misina del suddetto Ubaldino fu moglie del famoso dott. Francesco Ramponi morto li 15 settembre 1401 il giovedì a ore 17 1/2.
Secondo gli annali del Negri, sotto l’ anno 1112, la torre dei Malavolta era di dietro alla Dogana, e ciò combina colle date notizie delle loro case.
Alcuni hanno scritto che i Malavolta fossero originari di Siena, o di Firenze. Altri hanno opinato, che gli Osti e i Malavolta, quantunque famiglie distinte, fossero consorti.
Ubaldo detto Malavolta fu investito li 12 agosto 1135 del Castello di Scanello, e fu testimonio di questa investitura Geremia di Geremia de Bononia. Questo Geremia pare l’autore dei Geremei.
Geremia morì giostrando nel 1202 alla presenza di Ottone imperatore.
Castellano d’ Alberto, che testò li 27 luglio 1280, è annoverato fra i fondatori dei Gaudenti, ma è a dubbitarsi se allora si chiamasse Malavolti, perchè si trova sempre nominato Castellanus Guidonis Ostie. I suoi discendenti presero poscia il cognome Castellani, e stavano presso i Celestini dove è ancora il resto della loro torre. Il Villani lo chiama Castellano Malavolta forse perchè gli Osti erano una diramazione dei Malavolta.
Nel 1356 si trova una famiglia Bruntusi Malavolti.
Pretendesi che i conti d’ Allenino di Firenze sieno dei Malavolti, ma di ciò non si hanno prove. Dopo il XV secolo non si trova più traccia degli antichi Malavolti.
Sorse dalla montagna Bolognese una moderna famiglia Malavolta, della quale un dott. Gio. Battista leggista fu marito di Minozza Scardui, e morì li 22 dicembre 1494. Le armi di questi Malavolti si vedevano scolpite in un capitello di una casa in Borgo Nuovo, che fu già dei Garganelli.
E’ indubitato che in Porta di Castello vi erano due chiese, l’ una intitolata Santa Maria, l’ altra S. Luca, ambedue parrocchiali. Quella di Santa Maria esisteva nel 1282, ed è notata nell’ elenco delle chiese di Bologna del 1366 – Santa Maria de Chastelo ext. lib. II S. XVI – e in quello delle Colette del 1408 – Santa Maria de Castello cum illa S. Lucae de Castello valet L. 50. Dionisius et Castellano de Castello sunt Patroni – poi soggiunge – S. Luca di Castello valet L. 40, padroni i parrocchiani.
Santa Maria è detta parrocchiale nel 1383, dunque cessò di esserlo dal detto anno al 1408.
La chiesa di S. Luca fino dal 1350 era visitata li 18 ottobre d’ ogni anno dal Collegio dei dottori di medicina e filosofia, accompagnato da corteggio di scuolari in arti.
I monaci di S. Michele in Bosco, quali eredi del dott. medico Tura, o Bonaventura Castelli, fecero donazione li 9 giugno 1396 al dott. Bonifazio Ca briozzi del fu Gabriozzo dal Castello benemerito del loro monastero, del jus patronato della chiesa di S. Luca di Castello. Rogito Rinaldo Formaglini.
Li 5 novembre 1502 Lodovico di Raimondo Ramponi donò a Sebastiano di Nicolò Aldrovandi il jus e ragioni a lui spettanti, come uno dei padroni delle chiese insieme unite di S. Luca e di Santa Maria di Castello. Rogito Francesco Formaglini. È probabile che le ragioni dei Ramponi derivassero dai Misina Malavolti in Francesco Ramponi.
Li 15 aprile 1574 la parrocchia di S. Luca di Castello fu soppressa, e la sua giurisdizione consistente in dieci case fu unita a S. Colombano.
Il N. 672 di Porta di Castello, e il N. 645 di Pietrafitta passò dai Malavolta ai Castelli.
Lì 23 novembre 1510 Giovanna del fu Pietro Castagnoli comprò da Giovanni del fu Tommaso Castelli una casa sotto S. Luca di Castello per L. 1000. Rogito Pietro Zanettini. Confinava gli eredi di Bartolomeo Castello, le strade da due lati, cioè a mattina Porta di Castello, a mezzodì Pietrafitta e certa via di dietro detta Voltone dei Gessi.
Ritornò non si sa come ai Castelli. Fu poi assegnata dai conti Castelli per restituzione delle doti di Costanza Medici fiorentina, vedova del conte Dionigi Castelli, la quale passò in seconde nozze con Vincenzo d’ Alberto Cospi abitante in Strada S. Vitale, l’ eredità dei quali passò ai Ranuzzi, e con essa anche questo stabile.
Nel N. 671 è da osservarsi l’antico alveo abbandonato dell’Avesa, che serve di chiavica, e che si vede scoperto nella parte posteriore di questa casa.
Si abbia presente il testamento di Ubaldino di Bartolomeo Malavolta delli 25 settembre 1373, nel quale nomina S. Luca dell’ Avesa, e l’ osteria della Campana divisa dalla sua casa mediante l’ Avesa.
Nella facciata era scritto – Hoc opus fecit fieri Dionisius de Castello – ed un leone di tutto rilievo sporgente in fuori del muro più della metà consimile a quello posto dalla Baroncella, e nelle vecchie Pescarie, che diconsi indicare i confini della piazza maggiore. Questo numero toccò in divisione ad Antonio Rossi Conti marito di Ginevra Castelli.
Per ultimo non si omette di dire, che la casa di Alberto del fu Tommaso Conoscente, che fu poi unita al N. 589 di Galliera, aveva la sua porta d‘ingresso, che quantunque murata è ancor visibile, sulla strada di Porta di Castello. Li 23 gennaio 1304, come da rogito di Ubaldino di Biagio da Stigliatico, la possedeva il suddetto Alberto. Non si sa il motivo per cui nel 1390 appartenesse al Comune di Bologna. Un rogito di Domenico di Agostino di Guidone e di Pietro del fu Rodolfo Fantuzzi, la descrivono per esser posta sotto Sant’ Andrea dei Piatesi, e di S. Luca di Castello, in confine di Floriano dalle Scudelle, degli eredi di Nicolò di Tisio da Castello, e degli eredi di Bittinio Catani di Budrio. Aveva loggia, terreno, orto, pozzi, e una sala grande a soffitto sopra la porta anteriore dal lato verso la casa di Bonifacio da Castello, poi Gualandi, nella qual sala si custodivano le biade del Comune. La costruzione è di due disegni differenti, e forse fatta in due epoche diverse. La parte sull’ angolo di Galliera è più ornata, e più semplice di quella che seguita nella via Porta di Castello. Ignorasi se la porzione più semplice possa aver appartenuto ai dalle Scudelle, ai Castelli, o ai Cattani, confinanti nel 1390. Convien ancora rifiettere che vi è disuguaglianza di piano nelle finestre.
Il popolo di Bologna la donò nel 1390 ad Astorre Manfredi signore di Faenza. L’ atto dice: Il Consiglio dona ad Astorre Manfredi signore di Faenza la casa d’ Alberto Conoscenti, posta sotto la cappella di Sant’ Andrea dei Piatesi, e di S. Luca dei Castelli.
1400 28 febbraio. Li undici Riformatori donarono in enfiteusi a Stefano Ghisellardi la casa detta volgarmente d’Alberto Conoscente, riservandosi la sala per tenervi le farine del pubblico, per l’annuo canone di L. 35. Rogito Giovanni Pirotti e Gandolfo Fantuzzi.
1403 27 settembre. Il Legato Baldassare Cossa assegnò a comodo della società dei Beccari la casa d’ Alberto Conoscente (o piuttosto la rendita della medesima) già condotta in enfiteusi da Stefano Ghisellardi. Rogito Domenico Coltri e Pasio Fantuzzi.
Nel 1418 la sala riservatasi dal Comune fu liberamente concessa li 13 gennaio all’ enfiteuta Ghisellardi.
Nell’ occasione che del 1428 l’ esercito del Papa si accostò alla ‘porta di Galliera, e che bombardò Bologna con palle di macigno, una di queste del peso di libbre 130 colpì la casa di Stefano Ghisellardi, che fu già abitata da Alberto Conoscente, ed altra cadde sulla vicina di Giacomo Garganelli.
1430 10 gennaio. Ghislardo, Antonio e Bartolomeo del fu Nicolò Ghislardi si obbligarono di pagare annue L. 35 di canone all‘arte dei macellari qual successore della Camera di Bologna, per una casa concessa in enfiteusi perpetua a Stefano Ghislardi loro avo, posta, parte sotto Sant’Andrea dei Piatesi, e parte sotto S. Luca di Castello. Confinava la via pubblica da due lati, Floriano Scultelli, gli eredi di Nicolò di Tisio di Castello, gli eredi di Bittino Cattani di Budrio. Rogito Antonio Cedropiani.
1450. Locazione enfiteotica dei fratelli e figli del fu Nicolò Ghislardi al dott. Bartolomeo di Giovanni Chiarini di Budrio, lettor pubblico, fatta col con senso dell’ Arte dei Beccari, del palazzo detto di Alberto Conoscente, ed in quella parte che è rovinosa, a riserva di una torre, e di diverse adiacenze, le quali restavano libere a disposizione dei detti Ghislardi per potervi fabbricare, e ciò per anni 5 da rinnovarsi, e per annue L. 17, 10. Sono due rogiti, uno del 13 gennaio 1450 del notaro Taddeo Bentivogli; l‘ altro del 14 gennaio di Giovanni Battista Cedropiani.
1476 22 Novembre. Bartolomeo del dottor Nicolò Ghisellardi francò per lire 700 il canone dovuto alla Società dei Beccari.
1486 30 Maggio. Il Card. Ascanio Maria Sforza Legato col consenso dei Sedici donò a Bartolomeo Ghisellardi un terreno lungo, e largo piedi 20 posto nella parte di dietro della casa di Alberto Conoscente, e ciò per levare le immondizie, che vi erano poste, e che impedivano l’ uscita del palazzo da quella parte. Confinava la casa del Ghisellardi, Guidantonio de’ Castelli, Giovanni Battista, e Francesco fratelli e figli dei Cossa, alias de’ Scultelli, o Scudelli, e la via pubblica.
1492 22 Maggio. Bartolomeo Ghislardi comprò da Battista, Lodovico, Giovanni e Pietro Matteo padre e figli Nicoletti da Imola una casa con orto sotto S. Luca di Castello, per lire 878. 09, 3 moneta d‘ argento che al corso a quei dì equivalevano a L. 950 rogito Bernardo Fasanini. Sembra che fosse la casa dei Scultelli.