Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Stabile di Felice di Guadascanio Nobili, del fu Attilio, che assieme a Lucia del fu Astolfo Balugali, vedova di suo nonno Attilio suddetto, ne faceva la vendita ad Esculapio del fu Bartolomeo Borgognoni per la somma di L. 15,000 – come da rogito d’ Ercole Fontana e di Carlo Bosi, datato 26 luglio 1607. In tale rogito così è designato questo stabile: “Casa e Casetta poste sotto S. Giorgio nell’angolo di due strade; confinante la Casa ad occidente o di facciata con la Via del Toresotto del Poggiale; a oriente ossia di dietro con un un Vicolo, oltre il quale possedono gli eredi di Giustiniano Fantini; ed a sera la Casetta di cui sovra, la quale poi confina a ponente con la detta strada del Torresotto, a settentrione con la Casa grande suddescritta, a levante col Vicolo, ed a mezzodì con Ercole Peverelli”.
Nel 1623, addì 25 novembre, Bartolomeo del fu Esculapio, Borgognoni e Diomedia Mantovani, vedova di detto Esculapio nell‘interesse de’ suoi figli Girolamo e Paolo Borgognoni, unitamente ad un tal Francesco Gatti, vendevano agli Oddofredi una “Casa grande ed una Casetta, amendue sotto S. Giorgio via Poggiale, nell’angolo della via del Torresotto – confinanti, quanto alla Casa grande, con detta strada a occidente, a settentrione con altra via per la quale si va a S. Maria Maggiore” (Via Schiavonia) “avente di dietro un Vicolo, ed a mezzodì la Casetta in discorso, la quale confinava davanti con detta strada, col detto Vicolo di dietro, con la suddetta Casa grande, e Creonte Peverelli”. Notisi che il Gatti era divenuto padrone della Casetta più volte menzionata, per vendita fattagliene dallo stesso Esculapio Borgognoni. E i Borgognoni col Gatti ricevevano in compenso, oltre la somma di L. 6,000, una Casa degli Oddofredi situata in Via dell’ Orto e calcolata valere L. 4,000. – Tutto ciò come dal relativo rogito di Achille Canonici.
Appartenne quindi questa Casa ai Gandolfi eredi degli Oddofredi, poi agli credi d’Andrea Salaroli, ed in seguito ai Mengozzi, che la vendettero per L. 10,000 al dottor in medicina Giovanni Giacinto Vogli, di Budrio, il quale rifabbricandola, addì 5 gennaio 1739, ottenne dal Senato il permesso d’incorporare nel nuovo fabbricato tre archi di portico verso Via Schiavonia, non occupando però più di piedi quadrati 120 d’area.
Il sovranominato medico in questa sua Casa morì addì 5 giugno 1762, ed in seguito alla di lui morte si ha una stima di Antonio Pedivilla che valutò la Casa stessa L. 10,500 – come da rogito di Gio. Paolo Fabbri. Poco tempo dopo,i figli medesimi del medico la vendettero a Giuseppe di Francesco Maria Benazzi.