Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Il convento di S. Domenico ha per confini la piazza o cimitero di detto Santo, e la via dell’Orto a settentrione, la via di S. Domenico a ponente, la via Vascelli a mezzodì, il torrente Avesa a cominciare dalla chiesa del Cestello fino alla via dell’Orto suddetta a levante. In qualche parte di questa linea l’Avesa ha oltrepassato il confine di questo vastissimo convento.
Pare probabile che la chiesa di S. Nicolò delle Vigne avesse cura d’anime, ma che in questa continuasse dopo che l’ebbero i Domenicani, e dopo che la chiesa fu intitolata S. Domenico, non se n’ ha alcuna prova. Tuttavolta un rogito di Giovanni Battaglia delli 24 settembre 1312 porta come testimoni Ugolino del fu Alberico Scannabecchi, e Dalmasio del fu Giacomo pittore della capella di S. Domenico.
Un rogito di Graziolo di Bolognetta delli 13 luglio 1319 tratta della compra di Bombologno del fu Rolando, da Cola figlio ed erede di mastro Rodolfo muratore, una casa con suolo ed edifizio posta sotto la parrocchia di S. Domenico, per L. 75.
Il Masini cita un rogito di Azzone Bualelli delli 20 luglio 1375 nel quale è quistione di un Lombardino dei pittori della parrocchia di S. Domenico.
Il testamento di Simone di Filippo pittore, esistente nel pubblico archivio, si dà per fatto in capella di S. Domenico li 10 giugno 1396.
Finalmente in un contratto delli 5 maggio 1403 si ricorda l’androna dei Pattarini in capella di S. Damiano, o di S. Domenico. Nè l’ elenco delle parrocchie di Bologna prodotte dal Melloni, né quello del 1408 che servì per mettere un’ imposta sui beni ecclesiastici portano S. Domenico come chiesa parrocchiale. Come si possa sciogliere questo enigma non è facile. Dall’una parte vi sono cinque rogiti che provano esservi stata dal 1342 al 1403 la parrocchia di S. Domenico, e dall’altra viene contraddetta dal silenzio degli elenchi delle parrocchie dei secoli XIV e XV. Nel chiostro corrispondente al N. 584 della via di S. Domenico nel 1250 vi fu collocata la residenza dell’Inquisizione, la gran stanza per gli esami rigorosi e le carceri inquisitoriali. Questi uffìzi vi rimasero fino al 1447, ai quali era aderente la così detta chiesa di S. Bartolomeo nella quale si tenevano le grandi convocazioni e gli auto-da-fè.
In seguito di quanto si è narrato sul conto della chiesa vecchia e nuova di San Nicolò delle Vigne, e di S. Domenico, resta il dire alcun che intorno l’altra chiesa posseduta dai Domenicani entro il vasto loro recinto, e conosciuta sotto il titolo di S. Bartolomeo delle Vigne.
Il Masini racconta che nel 1219 i monaci di S. Procolo donassero ai Domenicani la chiesa di S. Bartolomeo delle Vigne, senza dire come e da dove abbia attinta simile notizia, sulla quale si fanno le seguenti osservazioni che inducono a dimostrare che S. Nicolò e San Bartolomeo delle Vigne fossero una stessa chiesa.
1° Gli archivi di S. Procolo e dei Domenicani non hanno alcun documento di questa donazione, le memorie dei Padri Predicatori non ne parlano, nessun storico ripete quanto ha detto il Masini, e lo stesso frate Leandro Alberti domenicano, bolognese, la passa sotto silenzio.
2° Nel 1219 Lovello dei Carbonesi donò il padronato di S. Nicolò delle Vigne al P. Reginaldo, e il Masini fa donare dal Benedettini ai Padri Predicatori, nell’ anno stesso, la chiesa di S. Bartolomeo delle Vigne. L’atto di Lovello è conservato nell’archivio dei domenicani, quello dell’ abbazia di S. Procolo non si trova.
3° I Benedettini avevano il diretto dominio sopra tutti i terreni limitrofi al loro monastero, e sicuramente sulle vigne di S. Nicolò che vi erano prossimissime.
4° Che queste vigne fossero prossime a S. Procolo lo rileviamo dagli annali dei predicatori, i quali raccontano che certo Beato Chiaro, uno dei primi a vestir l’abito Domenicano, passeggiando con suo padre per le medesime, aveva sentito talora celesti canti, che da lui si giudicarono per quelli dei vicini monaci di S. Procolo. Ma più ancora che dal riferto degli annali, si conferma dalla confinazione della vendita e del dono di Lovello, fatta per atto pubblico nel 1219.
5° Il chiostro dell’infermeria del convento di S. Domenico corrisponde al N. 584 della via di S. Domenico, e questa è la parte più prossima di detto convento al monastero di S. Procolo. Il medesimo chiostro è conosciuto per chiostro terzo, per chiostro della cisterna di S. Domenico, e per quello fabbricato vivente il santo Patriarca, anzi si attribuisce ad opera sua il pozzo scavato nell’angolo settentrionale di detto chiostro, il qual pozzo aveva in uno dei due pillastri, ai quali si raccomandava la girella per trar acqua, la seguente iscrizione: “Fossus a divo Patre Dominico puteus instauratur A. MDVII“.
6° S. Domenico mori li 6 agosto 1221, e fu sepolto nella chiesa del B. Nicolò, che fu certamente la vecchia, perché la nuova non era costrutta, e tutt’al più si potrebbe concedere che fosse appena cominciata. La fabbrica del primo chiostro fu eseguita senza dubbio dopo il dono della chiesa di S. Nicolò delle Vigne. Le prime compre dei Domenicani furon fatte in contatto di questa chiesa che dovevano officiare, e necessariamente fu sopra quei terreni che vi fabbricarono il primo chiostro a portata di comunicare immediatamente colla loro chiesa, ma la chiesa a contatto del primo chiostro non era S. Nicolò, ma s’ intitolava S. Bartolomeo delle Vigne.
7° Negli atti dell’Inquisizione dal 1350 al 1400 si trova la seguente formola: “Sedentes in conventu fratrum praedicatorum S. Dominici in capella(ordinariamente, e qualche volta) in ecclesia S. Bartholomaei sita juxta claustrum cisternae (oppure, sebben di rado) juxta claustrum infermeriae” e questa è la sola memoria certa dell’esistenza di una capella o chiesa di S. Bartolomeo, e della sua ubicazione.
8° Per le cose dette è evidente che la chiesa del Beato Nicolò del 1219 è la stessa del Beato Bartolomeo del 1350.
Provato cosi che la nuova chiesa di S. Nicolò, detta poi di S. Domenico, era fabbricata “indictione tertia die 13 intrante novembris 1230” siccome da rogito Rodolfo del fu Agostino, e che la vecchia chiesa di S. Nicolò era stata abbandonata e anche in parte distrutta dove precisamente era stato sepolto il Santo, notizia tramandataci dal B. Giordano generale della religione, resterà ad esaminarsi come e quando si cambiò il titolo di questa chiesa, ciò che faremo nel secondo volume.