Denominazione attuale: Piazza San Domenico.
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
La piazza presente di S. Domenico è di tornature 2, 81, 7, delle quali per tavole 259, 6, 7 seliciate, e tavole 36, 68 prative. Manutenibile pertiche 37, 04, 2.
Dov’ è la chiesa e il convento di S. Domenico ed i suoi contorni erano vigne; quindi le chiese di S. Nicolò e di S. Bartolomeo si dissero delle Vigne. Una via si dice anche in oggi strada delle Vigne, altra Vignacci, fra le quali si trovano spesso ricordati i Vignacci di S. Procolo. che s’ estendevano fino alli così detti Vignacci del Cane di dietro alle case dei Marsili.
I Vignacci di S. Procolo erano probabilmente dov’ è la via Larga di S. Domenico e quella dei Mattugliani.
L’antico Sacrato di S. Domenico era più vasto dell’attual piazza, ed in varie memorie del convento viene tutto qualificato per luogo sacro; ma l’ampliazione della chiesa, la fabbrica dei due oratorii delle compagnie dei Crocesegnati e di S. Domenico, le concessioni dei Domenicani a diversi proprietari di edifizi verso settentrione, come alle scuole Pie nel 1603, alle Terziarie Domenicane sul principio del secolo XVIII, e nel 1657 a Camillo Boccaferri che ottenne di avvanzarsi dalla via delle Vigne alla sepoltura dei Foscarari per piedi 20 verso la capella del Rosario, restrinsero il piazzale come in oggi lo vediamo.
Un necrologio scritto nel 1291 ricorda i nomi di 407 individui sepolti nel suddetto cimitero, e disposti in varie linee dalla parte della porta laterale, e dell’ anteriore della chiesa di S. Domenico.
In progresso di tempo sappiamo esser stato tutto piantato di mori gelsi, poi tolti nel 1600. Nel giugno del 1823 fu in gran parte seliciato a spese del Comune, nella qual occasione ribassandolo dalla parte del portico esposto a settentrione, si trovarono molti avanzi di cadaveri umani.
Fanno capo a questa piazza la via dell’Orto a levante, quella di S. Domenico a mezzogiorno, la via Larga di S. Domenico a ponente, e quelle d’Egitto, Garofalo, a settentrione.
Dicesi che la via delle Grade, prima dell’ ingrandimento della chiesa di S. Domenico e della fabbrica del convento, continuasse fino al ponte dell’ Avesa, e cioè in prossimità della chiesa del Crocefisso del Cestello.
Il sepolcro d’Egidio di Guglielmo Foscarari, famosissimo dottor decretale, morto li 9 gennaio 1288, ( il necrologio del convento dei Domenicani lo dice morto li 9 gennaio 1299), si vuole eretto fra il 1298 e il 1299. Nel succitato necrologio si trova notato: “Gidius de Foscarariis doctor legum de capella S. Mariae de Carrariis, et est iuxta Cratem Ferream“. È notabile in questo monumento l’arco di un sol pezzo di marmo greco con rozzi bassorilievi, che sembra dapprima avere servito di ciborio a qualche altare dei bassi tempi. La lapide del sarcofago dice: “1289, 9 jannuari. De Fuscarariis” ecc.
Il mausoleo isolato dei correttori dei notari, morti in carica, è sostenuto da nove colonne nel primo piano, e da ventotto nel secondo. La cassa racchiude le ceneri dei seguenti illustri personaggi:
Rolandino Passaggeri morto li 13 ottobre 1300.
Obizzo di Pirro Viggiani morto li 3 novembre 1581.
Giacomo Zoppi morto li 25 febbraio 1592.
Leonardo Crescimbeni morto li 24 luglio 1594.
Cesare Scudieri morto li 16 dicembre 1608.
Silvestro Zucchini morto li 28 febbraio 1685.
Questo monumento fu risarcito nel 1603, nel 1712, e nel 1823 per cura e a spese del collegio dei notari.
Fra la predetta piramide e l’arco primo della facciata della chiesa vi era l’avello, anch’esso isolato e piramidale, della famiglia Mezzovillani, passato poi in proprietà ai Nobili, indi ai Dalla Torre, e finalmente demolito nel 1714. Dentro vi trovarono otto teschi.
Li 28 aprile 1627 il Senato diede il permesso, confermato li 28 giugno 1628, di erigere la colonna. alta piedi 36 e oncie 6, che sostiene la statua di rame dorata di S. Domenico fatta in Milano, per l’ erezione della quale Laura Giorgi, vedova d’Orintio Stancari, donò L. 3000, come da rogito Zagnoni delli 3 dicembre 1627.
La colonna della B. V. del Rosario, alta piedi 37, fu innalzata nel 1632, e l’Oretti dice nel 1633, con statua di bronzo, in memoria della liberazione dal contagio, che tanto infierì in Bologna nel 1630. I primi seguaci di S. Domenico vennero a Bologna sul finire del 1217, o sul cominciare del susseguente anno. Dicesi che dopo qualche giorno di dimora nel monastero di S. Procolo, passassero all’ ospitale di Santa Maria di Roncisvalle nella Mascarella, dove rimasero finchè al cominciare del 1219 fu mandato dal Patriarca il P. Riginaldo con titolo di Priore, il quale diede l’abito conventuale a cinque suoi compagni che qui si trovavano, mentre reggeva la chiesa di Bologna Enrico Della Fratta che protesse il nuovo istituto.
Li 14 marzo 1219 il Priore Riginaldo comprò da Pietro di Lovello Carbonesi di Guiterno, di Carbone di Marocia, padre di Andalò, ed avolo della B. Diana di detto Andalò, e da Otta di lui moglie, una pezza di terra con casamenti, di chiusi 130, posta in contrada S. Procolo, in luogo detto Braita di Pietro di Lovello, e cioè dalla chiesa del B. Nicolò, e dal terreno alla medesima concesso. Confina a mattina e a sera due strade che conducono a quella posta presso il Fossato, a mezzodì la predetta via che va lungo il Fossato, ed a settentrione la chiesa del B. Nicolò, ed il terreno alla medesima concesso. Il prezzo fu di tre lire di bolognini che Lovello confessa di aver ricevuto.
Successivamente alla stipulata vendita il suddetto Pietro di Lovello, o Lodovichello, cede al P. Riginaldo il iuspatronato della chiesa del B. Nicolò delle Vigne, ed il terreno applicato alla medesima, salvo et retento (a Lovello ed a’ suoi eredi) jure patronalus, quod aliquis laicus habere potest in aliqua conventuali, et Collegiata Ecclesia de jure comuni. Otta moglie di Lovello acconsente al contratto.
Abbiamo dalle cronache che morì nel 1198 messer Passipovero Passipoveri, nobile e magnifico cavaliere, e che fu sepolto nella chiesa di S. Nicolò delle Vigne, poi detta di S. Domenico.
Pretendesi che alla fine d’aprile, o al principio di maggio del 1219, si traslocassero i Domenicani da Santa Maria della Mascarella a S. Nicolò delle Vigne, dove li 16 maggio 1220 tennero il capitolo generale, nel quale fu stabilito che i conventi e le chiese della religione dovessero esser umili e senza preziose suppelletili. Non è noto quando si sia derogato da questa costituzione.
Il Masini ristampato aggiunge che Rodolfo da Faenza, Rettore della chiesa del B. Nicolò, rinunziò ogni suo diritto ai Domenicani, e vestì l’abito del nuovo istituto.
1220, 13 luglio. Rodolfo, forse il prodetto dimissionario di S. Nicolò delle Vigne, comprò una casa sopra terreno di Lovello, in Braida, dopo la chiesa di S. Nicolò, di dietro gli altari. Confina a mattina la via designata e Giulio de Bianco, a mezzodì Guido de Vezo, e a settentrione Giovannino Presbitero. Pagata L. 19 di Bolognini. Rogito Giovanni da Aragona.
1220, 26 luglio. Il detto Rodolfo comprò per L. 21 da Giberto Asinara, qual procuratore di Ghirardello di lui fratello, una casa posta sopra il terreno di Pietro di Lovello, nella Braida, avanti la chiesa del B. Nicolò, dietro gli Altari. Confina a sera la strada, a mattina le ragioni di detto Pietro di Lovello, a mezzogiorno e a settentrione Giovannino Tavernaro. Rogito Giovanni d’ Aragona.
Il giorno susseguente 27 luglio lo stesso Rodolfo compra per L. 19, da Petronio Triclo. una casa posta dietro gli altari del B. Nicolò. Confina a mattina le ragioni di Giulio di Bianco, a sera la strada, a mezzogiorno Guido di Vezzo, e a settentrione Giovannino. Rogito Giovanni d’Aragona.
Pietro di Lovello li 13 gennaio 1221 dichiara di essere stato integralmente pagato da D. Paolo, Priore e Rettore del Collegio, ossia Università della chiesa del B. Nicolò di Braida, dell’ ordine dei Predicatori, di L. 600 di Bolognini, 230 delle quali le riceve in prezzo di 200 chiusi di Terreno della Braida, vendute al fu Riginaldo Rettore dei frati dell’ ordine predetto in ragione di L. 3 di bolognini per chiuso. Rogato di Pasquale da Saragozza nel claustro e capitolo della Chiesa del Beato Nicolò, e presso la stessa Chiesa.
1221, 7 giugno. Il P. maestro Domenico, Priore di S. Nicolò, acquistò per lire 1100 da Pietro di Lovello tre tornature di terra presso le fosse della città. Confinavano a mattina le ragioni di Donna Otta, a mezzodì la strada pubblica, a settentrione una via privata, e a sera le ragioni della chiesa del B. Nicolò. Il rogito è di Giovanni d’ Aragona, e fu stipulato nella chiesa del B. Nicolò davanti l’altare di Santa Maria, presenti Ugolino dottor in leggi, Caccianemico Muratore, Giacomo fratello di Zaulo del Bego da Faenza, Guirardo della stessa terra fratello del P. Ridolfo, Azzone de’ Varii prete, Ugone d’Alessandro, Arnaldo Vasco di Mauro Guglielmo, Alessandro e Mauro Guglielmo testimoni.
Li 8 agosto 1231 (forse 1221) Otta vedova del predetto Pietro di Lovello vende ai Domenicani una tornatura di terra, meno un chiuso, posta nella Braida, sulla quale è la chiesa del B. Nicolò.
Frate Giovanni da Piacenza, sotto la data delli 9 gennaio 1230, comprò da Tommasino Pistore un’ ortaglia, ovvero casamento posto presso il Fossato e strade pubbliche dal ponte delle case dei Principi sopra l’Avesa, di superficie chiusi 6, per lire 16. Rogito Elia Bragairacci. Si noti che presso l’ Avesa e i Principi vi erano terreni di Otta Carbonesi e dei di lei figli, e che in quest’ anno seguì un contratto dei Padri Domenicani, nel quale si parla di certa moneta detta boni stirlinghi, che si divideva in marchi e in soldi; il marco era composto di 13 soldi e di 4 denari stirlinghi, e pare che fosse moneta fiorentina.
Il Consiglio di Bologna donò al convento di S. Domenico, li 19 febbraio 1264, il fossato per il lungo, permettendo di spianarlo e di chiuderlo per ingrandire l’ orto ed avvantaggiare l’infermeria, a condizione di lasciar libera la strada pubblica come stava. Dunque la strada era al di là del fossato, e cioè dov’ è ora la via Vasselli.
Fra i benefattori dei Domenicani figura il famoso Rolandino del fu Rodolfino Fioretta, lettore dell’arte dei notari, per la donazione da lui fatta li 27 agosto 1274 ai suddetti religiosi di due pezze di terra poste nel comune di S. Vitale, le quali, li la maggio 1312, furon vendute per L. 280 ad una dei Ghisilieri.
Si ha il seguente decreto di Ottaviano Vescovo di Bologna, delli 4 giugno 1281: “È proibito a chichessia di fabbricar case, oratori, o chiese di persone religiose, dalla strada di Castione sino a quella che conduce alla fontana di Remondato, da S. Michele in Bosco fino al convento di S. Domenico, dalla fossa degli Asinari sino al luogo vecchio di Sant’Agnese, e da questo sino al luogo che le suore di Sant’ Agnese. stanno fabbricando, finalmente da questo sito sino al convento di S. Domenico”.
Li 5 luglio 1286 Sinibaldo, professore di grammatica. figlio del fu Gentile da Cingoli assolve frate Artusio Vicentino, vicario di frate Florio inquisitore delle Provincie della Marca e della Lombardia, di L. 155, prezzo di una casa altra volta venduta per l’uffizio dell’ Inquisizione al detto frate Florio , posta in contrada S. Domenico. (La contrada di S. Domenico pare la stessa che poi si disse Patarina, indi via dell’Orto, la quale continuava dietro l’Avesa fino al Cestello). La detta casa era presso Nascimbene beccaro, presso l’ acqua dell’ Avesa, e presso gli eredi di Bolognino fornaro. Rogito Giacomino dalle Torri.
Da questo contratto risulta che l’uffizio dell’ Inquisizione fu già a quei tempi all’ incirca nel luogo stesso, o prossimamente a quello dove era anche ultimamente. Passò poscia nel chiostro terzo ossia dal pozzo di S. Domenico circa il 1342, come da una stampa pubblicata dai Domenicani in occasione di certe controversie insorte fra il P. Inquisitore, i Crocesegnati, e i confratelli della compagnia di S. Domenico, la qual stampa è autenticata dal notaro Francesco Maria Fabri li 7 dicembre 1685.
1288, 18 aprile. Il Consiglio permise ai Domenicani di chiudere con muro il fossato cominciando dal ponte dell’ Avesa fino alla sponda dell’ altro ponte incontro la via di Mirasol Grande. Rogito Benvenuto Martini e Riguzio Pace. Questa permissione del Consiglio è la conferma dell’ altra fatta li 19 febbraio 1264. Il ponte dell’ Avesa è lo stesso che si dice dei Principi e cioè dov’è la chiesa del Crocifisso del Cestello; l’altro ponte incontro la via di Mirasol Grande doveva essere il Fossato.
1295, 31 agosto. Tommasina del fu Caccianemico di Giacomo d’Alberto di Orso, vedova di Giacomino Bleglone, aveva due vigne, una posta a piede di Basabò fuori di porta Strada Castiglione, e l’altra in Remondato (luogo presso la chiesa di S. Michele in Bosco, dove si trova in oggi il ricetacolo d’ acque che servono alla fontana del Nettuno, vicino al qual sito vi era quello detto Prieda Calcara nel 1221), le quali due vigne furono lasciate, a rogito di Francesco Mascaroni, alle suore di Sant’ Agnese, a condizione che se il convento di S. Domenico volesse pe’ suoi bisogni raccogliere le fonti, e sortive delle acque della vigna di Remondato, lo potesse, come pure condurle al convento ed ivi fabbricare. La vigna di Remondato fu venduta ai monaci di S. Michele in Bosco da Lorenzo di Marco da Firenze nel 1398. Rogito Giovanni Moroni.
Trovasi che nel 1297, presso la nuova infermeria, vi erano le case di monsignor Tedorico Borgognoni da Luca, domenicano, Vescovo di Cervia, il quale testò li 17 ottobre 1298, o li 4 novembre susseguente, nella sua casa in Borgo Ricco.
1403, 5 maggio. Fu annullato il contratto di permuta fatta dei Padri con Benino e Nane Oliveri di una casa grande con corte e pozzo in capella S. Damiano, ovvero di S. Domenico, posta nell’androna dei Pattarini (ora via dell’Orto, e che pare quella già detta di S. Domenico nell’assoluzione succitata delli 5 luglio 1286) presso la casa dell’orto del convento, della via pubblica, e dell’Avesa, la qual casa era destinata ad uso dell’Uffizio dell’ Inquisizione.
L’ orto attinente al convento dei Domenicani oltrepassava la destra riva dell’ Avesa li 10 dicembre 1162, e confinava col casamento del lanifìcio detto Chiora, o Chiuvara. Nel 1531 la posizione dell’ orto di là dall’Avesa fu affittata ad Antonio di Bartolomeo della Ratta della capella dei SS. Cosma e Damiano, per annue L. 70, coll’obbligo di mantenere la siepe nei confini delle Chiuvare e dei Caprara. Rogito Vincenzo d’Arzele.
1752, 28 luglio. I Padri Predicatori vendettero la suddetta porzione ortiva a Giovanni Battista Membrini, possessore della casa in Strada Castiglione N. 368.
(Nord verso il basso). Disegno dell’area compresa tra via de’ Poeti (in basso), via di San Procolo, poi di San Domenico (oggi via Garibaldi) e via Ruini (a destra), Borgo delle Ballotte e Mirasole (oggi via Solferino, in alto) e l’Aposa (a sinistra). E’ rappresentata una situazione non posteriore al XVI secolo. La via dell’Orto (odierno vicolo dell’Orto) in questo disegno raggiunge il Borgo delle Ballotte, cose che non era più vera nel 1583, quando fu descritta dallo Zanti.
In basso è disegnata la via delle Vigne (ancora esistente, ma passaggio privato e senza nome), via delle Grade (oggi via Rolandino) che, passando davanti ad una chiesa di San Domenico più piccola della attuale, si dirigeva a sud e “dicesi andare fino all’Aposa”, via Garofalo e la via d’Egitto (oggi compresa in via Garibaldi).
Della chiesa di San Domenico è abbozzata l’estensione antica e l’espansione verso ponente. Dalla Porta dei Presenti si raggiunge il Chiostro Terzo (tuttora esistente) dove era la chiesa di San Bartolomeo delle Vigne. Prosecuzione a pontente della via del Cestello era la Strada del Fossato, dove il fossato era quello delle mura penultime, oggi coincidente con via Vasselli.
(Nord verso sinistra). Schematizzazione della pianta della chiesa prima della prolungamento della chiesa verso occidente (linea continua) e della porzione aggiunta (linea tratteggiata).
(Nord verso sinistra). Interessante ricostruzione della pianta della chiesa di San Domenico, come fu descritta da Leandro Alberti.
(Nord è verso il basso). Area del Convento di San Domenico. A sinistra è il Primo Chiostro, detto dei Morti; a sud di questo (sopra a sinistra nel disegno) c’è il Chiostro Grande detto il Secondo Chiostro. A ponente (destra) c’è il Cortile della Cisterna, che altrove è chiamato Terzo Chiostro. Addossato a questo c’è la chiesetta di San Bartolomeo delle Vigne e a sud il Cortile delle Carra e il Cortile della Legnaia.
- Chiesa di San Domenico (seguito)
- N.996 – Compagnia dei Crocesegnati, o della Croce
- N.997 – Compagnia di S. Domenico
La chiesa di San Domenico. Questa è una foto all’albumina di Pietro Poppi. Il portico settecentesco, che si vede sulla facciata della chiesa e sull’edificio a fianco, non fu abbattuto da Alfonso Rubbiani nel 1910 come si legge su Wikipedia, ma fu abbattuto dal Comune nel 1874. Il portico era teatro delle scorribande dei “birichéin dal scol Pei”, i birichini delle Scuole Pie (che sono sulla sinistra). Foto spettacolare. L’assenza di persone è apparente ed è il risultato di un tempo di esposizione molto lungo. La tomba, tuttora esistente, simile a quelle dei “glossatori” in Piazza Malpighi è la tomba di Rolandino de’ Passeggeri, uomo potentissimo del suo tempo (XIII secolo). La tomba fu gravemente danneggiata da un bombardamento della seconda guerra mondiale, ma è stata ripristinata con un attento lavoro di restauro. Carlo Pelagalli