Dai Cartigli del Comune di Bologna
Palazzo dei Banchi
La facciata, su disegno del Vignola, fu costruita tra il 1565 e il 1568, inglobando un loggiato tardo trecentesco, allo scopo di dare magnificenza e uniformità al prospetto verso la piazza, prima costruito da un aggregato composito di edifici medioevali.
Indirizzo:
piazza Maggiore, 3
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Il nome di Portico de’ Banchi deriva dai Banchieri o Cambisti, che nel secolo XV e XVI vi avevano le loro botteghe, come gli Amorini, i Duglioli, i Malvasia etc. La bottega all’insegna dei Tre Mondi era degli Amorini, l’altra andando verso le Pescherie quella dei Malvasia, quella che vien dopo dei Duglioli. Alessandro Amorini vendette la sua il 14 settembre 1604 a Filippo di Francesco Sampieri per Lire 8500. Rogito Andrea Fabri.
Si dice ancora Portico dei Limonari pei venditori di limoni che ordinariamente sono appostati sotto queste volte.
Si trova in una cronaca che ci dice i casamenti dei Lambertazzi occupassero tutto il locale del portico dei Banchi , ma è falso come si vedrà in appresso.
Il tratto dell’attuai portico a cominciare dal vicolo della Morte fino alla via delle Chiavature, non faceva parte dell’antico portico dei Banchi, nè viene considerato anche oggidì per facente parte del portico dei Limonari. Questa porzione prima della fabbrica della chiesa di S. Petronio non guardava sulla piazza ma contro il fianco delle case dei Rustigani.
Fra le suddette due strade vi era la casa grande di Oddone Tassoni venduta il 18 maggio 1419 a Lodovico, e Battista fratelli Isolani assieme ad alcuni stanzioni ad uso botteghe sopra l’angolo della piazza in capo alla via delle Chiavature e di quella che va all’ Ospitale della Morte. Fu pagata Lire 5000. Rogito Gabrielle Fagnani e Nicolò Beroaldi.
Nel testamento di Giovanni Francesco di Jacopo Maria Isolani fatto l’undici agosto 1539 a Rogito di Cesare del fu Lodovico, del fu Cesare Panzacchia, lascia egli a Girolamo suo terzo figlio il casamento con portico in volto posto in Bologna sulla piazza in Cappella de SS. Vito e Modesto con cinque botteghe. Confina la piazza , la Via delle Chiavature , i beni dell’ Ospitale della Morte , i Bolognini ec.. Porzione di questo stabile dalla parte delle Chiavature sino alla metà del voltone appartenne non si sa come a Giovanni Galeazzo Rossi , mentre si trova, che l’ingresso nelle Chiavature N. 1134, Isolani, lo aveva dal vicolo della Morte N. 1133. Appartenne poi tutto a Giuseppe Giacomelli.
Si passa il Voltone delle Chiavature.
Essendosi cominciata la fabbrica della chiesa di S. Petronio, si pensò dal pubblico di ornare il lato della piazza dalla parte di levante e di prospetto al palazzo dei Signori , siccome quello che per l’ irregolarità dei stabili rendeva indecente da questa parte la piazza ornata di magnifici fabbricati verso le altre regioni, perciò il 7 settembre 1400 gli Anziani decretarono che fosse salegata la piazza e che si facessero dodici pillastri con undici archi per un portico a crociere con volte sopra dei quali si erigesse un muro elevato da terra piedi 35 con merli , e che sopra la Via dei Malcontenti ( Pescarie ) si innalzasse una crociera. Per l’esecuzione di questo decreto furon deputati i Fabbricieri della chiesa di S. Petronio, i quali fecero por mano al lavoro il 7 decembre 1407, come da Rogito di Giovanni Vanuzzi. Il Ghirardacci dà per compita nel 1412 la fabbrica del muro merlato con belle finestre e portico detto de’ Banchi dall’angolo della casa di Roberto Salicetti presso la Via degli Orefici fino alla strada delle Chiavature.
Alla suddetta facciata fu sostituita la presente prolungata fino al vicolo dell’ Ospitale della Morte costruendo l’arco sulla via delle Chiavature. La fabbrica con disegno di Giacomo Barozzi da Vignola, si cominciò il 23 luglio 1565, e fu finita i due settembre 1568 conservando le volte dell’antico portico fatto nell’anno 1407.
1303, 17 novembre. Sull’angolo della via delle Chiavature vi erano case e terreni di Guizzardino del fu Bulgarino Lambertazzi e di Egidia di Giacobino Silvestri moglie di detto Guizzardino locatore per anni nove a Zanitto Bentivogli per annue Lire 60, una coscia di manzo e una libra di pepe da pagarsi il primo gennaio. I detti stabili erano larghi piedi 26 verso piazza, e diecisette nella parte posteriore e lunghi piedi 79 e oncie 7, posti in Cappella San Vito in confine della piazza del Comune , di Romeo Pepoli , dei figli di Castellano di Fabro detto Bulgarino, e della via pubblica (Chiavature).
L’essere compreso nell’affitto anche una coscia di manzo indica che vi fosse una macellaria, di fatti si trova , che li 4 maggio 1361 l’ Ospitaie della Vita acquistò col patto di francare una Casa in Piazza ad uso di scorticatore sotto S. Vito. Per lire 50 rogito Fra Galvano Albiroli venduta da Castellano Lambertazzi.
1489, 28 ottobre. Filippo del fu Bartolomeo Manzoli affìtta a Gio. Battista ed a Sebastiano fratelli , e figlio del fu Giacomo Pellegrini una bottega con portico, con piccola stanza, e con altra, sopra detta bottega posta sotto la parrocchia di S. Vito presso la piazza ad uso di spezieria all’ insegna della Luna. Confina la via delle Chiavature , Girolamo Lodovisi , i beni di Giovanni Monterenzio Domenico e Alessandro Scarselli, etc. etc per annue Lire 150, una libbra di pepe intero , un oncia di Zaffararo e una libbra di Specie. Questa locaziane fu stipulata a nome d’Antonio del fu Girolamo Luna, rogito Francesco Salimbeni e Alessandro Buttrigari. — Si rifletti che l’ innesto Monterenzi nella famiglia Lodovisi seguì nel 1419, onde lo stabile che si dice confinasse con quello del Manzoli era tutto Monterenzi, ma diviso con Girolamo Lodovisi nato Monterenzi.
1512, 6 agosto. Filippo del fu Bartolomeo Manzoli vendette a Francesco del fu Antonio Luna, una bottega ad uso di spezieria all’ insegna della Luna sotto S. Vito. Confina la piazza grande, le Chiavature, gli Scarselli, Antonio Maria Legnani etc. per Lire 3200. rogito Francesco Conti.
1519, 20 decembre. Francesco Luna compra da Bernardino del fu Mario Marescalchi una casa con tre botteghe in parrocchia S. Vito. Confina il compratore, i beni di detta chiesa , e la via delle Chiavature per Lire 4000. Li 30 aprile 1520 Taddea del fu Domenico dalle Scarselle vedova di Marco Marescalchi rattifica il suddetto contratto con rogito Giovanni Battista Bovi. — L’eredità Luna passò ai Filippini , e lo stabile aveva ingresso sotto il portico dei Limonari al N. 54.
Casa degli eredi di Albizo Ulberti, che i PP. di S. Domenico acconsentono che sia venduta come da rogito di Guglielmo Stoppa delli 2 febbraio 1249. Confinava colla Piazza Maggiore , con Mastro Benne speziale, e colla casa della compagnia dei Sartori. Questo stabile era già stato venduto li 5 maggio 1293 a Romeo del fu Gera Pepoli per Lire 600 rogito Alessandro da Argile. Era in capella S. Vito d’avanti la piazza del Comune, dove aveva una fronte di piedi 20 once 7 e più di piedi 51 di profondità. Può essere che questa sia la medesima lasciata da Antonio Cattani all’Ospitale della Vita li 3 ottobre 1448 rogito Bartolomeo Bartoli , e che si dà per essere in capella S. Vito sulla Piazza Maggiore.
Casa che fu dei Rustigani, poi di Mastro Benne speziale, la quale li 29 marzo 1458 Lonzano di Benne da Lonzano lasciò all’Ospitale della Vita. Confinava con la piazza, e con Braiguerra di Nicolò Caccianemici rogito Gaspare Caccianemici. — Nello stesso giorno Giovanna Girelli vedova di Benno da Lonzano rinunzia all’ Ospitale della Vita le sue ragioni sulle case sotto S. Vito lasciate da Lonzano suo figlio al detto Ospitale per Lire 300. Confinano la Piazza la compagnia della Vita di dietro, e il Caccianemici rogito Gaspare Gambalunga.
Veniva in seguito uno stabile già Tebaldi , che li 8 agosto 1302 era di Riniero di Tignoso da Pistoia, come da rogito di Ugolino da Stiatico; in questo rogito si annunzia per essere sulla Piazza rimpetto al Palazzo Nuovo del Comune. — Passò ai Caccianemici , e Caccianemico Caccianemici lo vendette li 27 luglio 1452 all’Ospitale della Vita per Lire 1200. Confina con beni della Vita da due lati, con quelli di Pietro d’Antonio. È posto sotto Santa Maria in Solario alias S. Alò della Vita, ed ha la facciata con merli sulla pubblica piazza rogito Giovanni Maria del fu Nicolò Gambalunga. — Nelle memorie del l’ Ospitale della Vita è detto che questa casa fu poi fabbricata dal 1565 al 1568 quando Monsignor Pietro Donato Cesi, era al governo di Bologna.
Eravi in appresso una casa che del 1465 apparteneva a Giacomo di Pellegrino degli Ingrati e del 1472 era degli eredi di Silvestro dal Giglio , e che sembra la stessa che del 1419 era degli eredi Fossi (il Breventani propone, con il ?, Folli)..
Bonifazio, Giacomo, e Giovanni Lambertazzi vendono li 4 giugno 1388 a Francesco Spontoni, cinque abitazioni contigue l’una all’altra, e piedi 7 once 6 di terreno situato nell’angolo della strada pubblica, che va addiritura dalla pubblica Piazza ai forni della città , e all’ Ospizio , anzi all’ Ospitale della Vita ( Pescarie ) nel qual terreno vi sono due banche da Macellari , i qualI edifizi sono in vicinanza dei mercanti di Lana Bisella , e da due lati della casa dei Bentivogli per Lire 2700 rogito Matteo Preti e Giovanni Monterenzoli. Gli edifizi predetti erano di qua e di là della Via poi detta delle pescarie.
Nel 1400 erano indivisi fra Geminiano Cesi di Modena e Giovanni Spontoni.
1419, 16 febbraio. Giacomo Sanuti comprò la porzione Spontoni per L. 1465 rogito Giovanni Maroni. Nel rogito è descritta per metà di casa con botteghe, portico, volte, e con volto indiviso col Cesi sopra la via e portico dei Malcontenti ( Pescarie ) posta sotto la capella di S. Maria in Solario ; confina coi successori di Roberto da Saliceto colli eredi Folli, colla piazza del Comune, e colla strada pubblica del Trivio dei Malcontenti.
1472, 20 marzo. Nicolò di Giacomo Sanuti acquistò l’altra metà da Ventura, e Scipione fratelli Cesi in prezzo di Lire 1312. 4 d’argento rogito Bernardino Guidoni e Domenico Bonafede. Si annunzia per posta sotto Santa Maria in Solario, e sotto S. Vito, o Santa Giusta , avere il muro merlato, confinare a settentrione col compratore, a ponente colla piazza, a mezzodì cogli eredi di Silvestro dal Giglio. In questa compra fu compresa anche una bottega per vendere vino Malvasia. Dai citati confini si viene in chiaro che la metà del Cesi era dalla parte a mezzodì, e cioè dalla parte delle Chiavature, e quella del Spontoni verso gli Orefici.
1527, 29 gennaio. Promessa dei quattro Monasteri eredi Sanuti , di dare in enfiteusi per 29 anni a Bartolomeo e fratelli Gandolfi le botteghe, e le poste dei pilastri in piazza , in loco detto il Trebbo dei Malcontenti per l’annuo af fitto di Lire 170.
1567, 16 aprile. Transazione fra l’Ospitale della Vita, e gli eredi di Nicolò Sanuti ed Alessandro, Giuseppe, ed altro Alessandro Gandolfi per le pretensioni sopra il pilastro in piazza nell’angolo delle pescherie a settentrione, colla quale resta convenuto, che il detto pilastro resti liberamente al Gandolfi, e che il voltone da costruirsi superiormente alla strada , spetti all’ Ospitale rogito Alessandro Chiocca.
Si passa la Via delle Pescherie.
Del 1388 questa via conduceva ai Forni della città , e all’Ospitale della Vita. Del 1419 si diceva Trivio dei Malcontenti, e più tardi Trivio della Malvasia.
Dalla predescritta casa del Sanuti fino alla via degli Orefici, vi erano nel 1339 le case degli Albiroli, che confinavano a Levante coi Lambertini, come può raccogliersi dal Testamento d’Andrea Albiroli preso li 4 settembre anno predetto dal notaro Gherardino Bualelli.
Cola Albiroli in Riccardo da Saliceto, e Francesca sua sorella in Carlino di Lambertino di Gerardo Ghisilieri erano proprietarie di questo stabile li 30 settembre 1361. Cola Albiroli Salicetti col suo Test, delli 8 giugno 1362 lo lasciò a Roberto suo figlio, il quale li 2 luglio 1380 lo locò a Maghinardo di Misino Scappi banchiere, per annue Lire 150 rogito Matteo Prati. Confinava coi Lambertini, con Castellano Lambertazzi ec.
Dal detto Roberto discesero Andrea e Giacomo suoi figli. Andrea testò a favore dei PP. di S. Francesco , di S. Giacomo e di S. Martino dell’ Avesa , e Giacomo si maritò in Chiara di Francesco Guastavillani, la quale fu erede del l’unico suo figlio Francesco, che passò in seconde nozze con Bartolomeo Guidotti, per cui i Guidotti divennero proprietari di queste case.
Sotto il 1. novembre 1475 Giovanni Guidotti in un inventario dei suoi beni dice : Casa grande in capella S. Giusta, o Santa Maria in Solario e sette botteghe sotto , tre delle quali nelle Oreficerie , e quattro nella piazza. È posta in piazza sul cantone delle Oreficerie. Confina questa vìa a settentrione la piazza pubblica, a ponente Messer Jacopo di Pellegrino Ingradi di sopra ( a mezzodì ) e gli eredi di Zemignano de Cesi da Modena a levante, la qual casa gli pervenne per eredità di Chiara di Francesco Guastavillani , sua madre in vigore di un laudo in una causa tra detta Chiara , e i PP. di S. Martino , di S. Giacomo , e di S. Francesco sull’eredità di Roberto di Riccardo da Saliceto pronunziato il 12 decembre 1412, rogito Alberto de Battagliuzzi , e Tommaso di Messer Berto Salaroli.
Si passano le vie degli Orefici, delle Spaderie e del Voltone del Popolo.
- Fianco del palazzo del Podestà. ( per il suddetto palazzo, vedi piazza del Nettuno ).
Si passa il Voltone della Madonna del Popolo.