Dai Cartigli del Comune di Bologna
Costruita per volontà comunale a partire dal 1390, su disegno di Antonio di Vincenzo. Il portale centrale è opera di Jacopo della Quercia (1425-38); le lunette di quelle laterali sono di A. Lombardi (Resurrezione, 1525) e di A. Aspertini (Cristo deposto, 1526). Nell’interno si conservano dipinti di Giovanni da Modena (1410-15), L. Costa (1492), A. Aspertini (1519), Parmigianino (1529), L. Pasinelli (1672-86), V. M. Bigari (1736-52), G. Gandolfi (1779). Sul pavimento si trova una grande meridiana tracciata da Gian Domenico Cassini nel 1655.
Indirizzo:
piazza Maggiore
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
N.53. Li 15 settembre 1301 il Consiglio decretò che. fosse fatta la festa dei SS. Ambrogio e Petronio nella chiesa di Santo Stefano, prima, o dopo la festa di S. Francesco, e che il vessillo del Carroccio avesse nella parte Anteriore le immagini dei detti santi. Stefano Amati e Guglielmo Salicetti furono gli estensori di questo statuto, come da rogito di Guglielmo Suglietti.
Li 22 marzo 1307, dietro istanza fatta, fu provveduto con regolamento di polizia al concorso dei devoti e alla povertà degli infermi che si affollavano sulla piazza di Santo Stefano per rendersi alla chiesa dove eran venerate le reliquie di S. Petronio.
Circa il 1308 fu deciso d’ innalzare una chiesa a detto Santo in seguito dei miracoli operati mediante l’acqua del pozzo posto sotto il suo altare in Santo Stefano. Nell’Archivio vi è un atto col quale sono passati certi denari al rettore dei Battuti della Vita per la fabbrica della chiesa di S. Petronio, ma si era ben lontani allora dall’eseguire questo progetto.
Nel 1311 si ripetè l’ordine di solennizzare la festa di S. Petronio li 4 ottobre, assegnando per questa L. 25 annue all’abbate di Santo Stefano.
Il primo settembre 1361 gli Anziani Consoli vollero che le feste di Sant’ Ambrogio e di S. Petronio, protettori di Bologna, si celebrassero ogni anno assieme nella città e territorio bolognese. (Vedi cronaca Ghiselli Vol. 5).
Secondo un rogito di Andrea Cambi delli 28 giugno 1385 furon concesse 111 cittadinanze che produssero L. 16780, la maggior parte impiegate nell’acquisto fatto nel 1390 di tanti cementi per la fabbrica della chiesa di S. Petronio.
Giacomo di Villano di Giovanni di Cambiuccio di Michele Uguzzoni, scolaro della terra di Padule e Sala, della cappella di S. Salvatore, pagò per la sua aggregazione alla cittadinanza L. 600.
Il secondo decreto per la detta fabbrica fu fatto nella riforma dello statuto l’anno 1388.
Un altro decreto delli 28 dicembre 1388 dice che quantunque siasi ordinato negli statuii di cominciare la fabbrica li 10 febbraio 1389, si vuole che si anticipi per il primo gennaio precedente.
La guerra contro i Visconti di Milano ritardò il cominciamento della detta fabbrica fino al giugno del 1390.
1390, 31 gennaio. Il Consiglio dei 600 facoltizzò i quattro soprastanti alla fabbrica, eletti dai collegi,
1° a cominciare la fabbrica;
2° a nominare qualunque ufficiale subalterno;
3° a fissare il prezzo degli edifizi e dei terreni esistenti nel luogo desti nato per costruirvi la chiesa;
4° ad estradar mandati al depositario sottoscritti dal loro notaro e muniti del loro sigillo; volendo però che i prezzi degli edifizi di chiese sieno depositati nel Monte Cumolo, corrispondendo agli interessati il dieci per cento. Rogito Mengolo Mengoli e Filippo Duchi notari delle Riformazioni.
1390, 31 gennaio. Statuti della fabbrica della chiesa di S. Petronio concernenti le leggi, i privilegi e le altre concessioni fatte alla medesima dagli Anziani e Comune di Bologna, fra le quali quella dell’ esenzione dei dazi per i materiali da introdursi per la medesima.
1390, 26 febbraio. Obbligazione di Antonio del fu Vincenzo muratore, della cappella di Santa Maria delle Muratelle, di condur pietre per la fabbrica a L. 4 il migliaio, e la calcina a soldi 7 e denari 3 la corba; inoltre di fare il modello della chiesa nuova in modo, che un’ oncia della misura del modello corrisponda ad un piede della misura della fabbrica da farsi, il qual modello sia in tutto conforme al disegno fatto da detto Antonio di Vincenzo in carta bombacina, e debba farsi secondo l’ordine e dichiarazione di frate Andrea Manfredi faentino, generale dell’ ordine dei Servi di Maria Vergine. Il detto lavoro fu accordato in L. 500 con la sigurtà di Giovanni del fu Nicolò Marescotti. Rogito Giacomo Santi stipulato alla presenza di Paolo di Nicola de’ Solimani, della cappella di S. Domenico, nel palazzo degli Anziani in una camera avente lume dalla parte dell’ufficio delle Bollette per le presentazioni forensi.
Il predetto frate Andrea, generale dei Serviti, fu consultato dai fabbricieri sulla mercede dovuta a detto mastro Antonio per la sua assistenza alla fabbrica, il quale giudicò che meritasse L. 100 di Bolognini, ma Antonio si contentò di sole L. 20. Frate Andrea morì poi il venerdì 13 ottobre 1395.
Antonio di Vincenzo, secondo una cronaca, sarebbe stato discepolo dell’ architetto della Certosa di Pavia, ma Io stile d’ architettura non denota una stessa scuola fra i due architetti. Pare piuttosto che Antonio di Vincenzo, o frate Andrea generale dei Serviti, avessero veduto la chiesa di Santa Maria del Fiore di Firenze, e ciò si desume da varie parti della chiesa di S. Petronio, che quantunque modificate hanno molto rapporto con alcune di Santa Maria di Firenze, come la pianta dei pillastroni, l’estesa larghezza degli archi delle navate, le modanature grandiose, non trite e leggiere del carattere gotico.
Il suddetto Antonio fu Gonfaloniere di Giustizia nel 1387, ambasciatore a Firenze nominato li 3 settembre 1390 in compagnia di messer Domenico Ricamatore, amendue plebei, ma uomini di gran conto siccome ne assicurano gli storici tutti. Nel 1396 fu destinato per due o tre anni a fare a suo arbitrio l’imborsazione degli Anziani in compagnia d’altri undici soggetti, come consta dal libro delle provvisioni di detto anno. Nel 1400 fu riformatore dello stato di libertà. Ebbe in moglie Agnese Tavolazzi, e morì nel 1405. L’ unico suo figlio Vincenzo, dottor in medicina, non sopravvisse al padre che due anni.
1390, 3 giugno. Elezione di Antonio di Vincenzo, muratore, a capo mastro della fabbrica, atteso l’avergli, insieme con frate Andrea Servita, ordinata e disegnata la detta chiesa, fissandogli il salario di 10 bolognini per ciascun giorno lavorativo. Rogito Andrea Giuliano Cambi.
Nel 1390 fu emanato un bando del podestà e degli uomini della fabbrica di San Petronio sopra le offerte da farsi ogni anno per la festa del Santo alla fabbrica della sua chiesa dai lettori, dagli ufficiali ordinari e straordinari del Comune di Bologna, dai nobili, dai provisionati, dai conduttori dei dazi, dai capitani delle porte, dai cimatori di panni, dai maestri dei dadi, dai sensali, dai cozzoni, dagli ortolani della città e dalla guardia di Bologna, dagli orti, dai noleggiatori di cavalli, dai stallatichieri, dai nocchieri, dai legatori di balle, dai portatori della gabella, dai burattatori, dai venditori di pane, dai messi, dagli esattori, dai brentatori, dai pollaroli, dagli uccellatori, dai trecoli, dai molinari, dai vetturali di città e dai fornari.
Si pensò nello stesso anno di richiamare in città molte famiglie ritirate nel contado, e di rinnovargli i diritti di cittadinanza dietro una retribuzione proporzionata ai loro averi a pro della fabbrica. Furono 110 le famiglie che ritornarono a Bologna, collo sborso in massa di L. 22167 di bolognini tutte applicate al suddetto intendimento.
Compre fatte per la fabbrica della chiesa di S. Petronio, a rogito di Giovanni di Giacomo Vannuzzi, nel 1390.
1 febbraio. Un casamento con certi muri di Francesco di Franchino Pritoni. L. 180
1 aprile. Casa di Andrea Tomaxi, a cui furon surrogati Filippo Guidotti e Francesco Foscarari L. 600
— Quattro case contigue di D. Pietro da Parma rettore di Santa Maria dei Rustigani L.350
— Casa e casamenti di D. Palmerio Palmeri rettore di Santa Tecla dei Lambertazzi L. 92
1 giugno. Casa con torre di Riniero Oddofredi, in cappella Sant’ Ambrogio. Confina Venturino Lupari. Fu poi surrogato Mitello Arnoldo della cappella di S. Tommaso della Braina da Vincenzo del fu Oddofredo Oddofredi L.160
1 agosto. Casa grande di Pietro di Ugolino Scappi precettore di S. Giovanni Gerosolimitano L.400
— Altre case guaste del suddetto presso la chiesa di Santa Croce. . . L.1200
8 agosto. Casamento grande presso la chiesa di Sant’ Ambrogio, con camerino di detta chiesa. (Pare che il casamento fosse di Giovanni Antonio di Nicolò de’ Bambaroni di Montebudello, e rettore del l’ ospedale di Santa Maria della Carità L.400
1 settembre. Una casa di Giovanni di Castellano Lambertazzi L.75
— Due case assieme unite di Ugolino Scappi L. 400
— Quattro case di Lodovico del fu Bualello Bualelli L. 700
— Due case di Nicolò de’ Selli L.930
Altre fatte nel 1391 a rogito dello stesso
1 febbraio. Una casa di Gaspare Calderini dottor di decretali L.725
— Un casamento di Giovanna di Rotondino Pritoni moglie del dottor Gaspare Calderini L. 35
— Casa grande di Ventunno del fu Giovanni Lupari L. 625
— Casa di Nascimbene Benvenuta di Ferrara ,. . » 300
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Totale L. 7192
Nelle predette compre non si trovano notate le case dei Rustigani, nè la torre Cornacchina, nè la casa d’ Alberto Galluzzi, i quali stabili furono atterrati nel 1390 secondo i nostri storici, che ce ne trasmettono le notizie nei seguenti termini:
1390, 9 aprile. Sabato circa le ore 17 fu buttata a terra un’alta e bella torre posta sopra la piazza dirimpetto all’ospedale della Morte, chiamata anticamente la torre Cornacchina, e ciò perchè impediva la fabbrica della nuova chiesa di S. Petronio. Essendo tagliata da tre parti nel piede e puntalata, fu fatto fuoco e cadde.
In altro luogo, dopo aver descritto il modo col quale fu messa la prima pietra, lo storico aggiunge: — si erano atterrate in prevenzione le case dei Rustigani, che a ponente cominciavano dalla via che conduce alla corte di Sant’ Ambrogio, e a levante terminavano dal canto dell’ospedale della Morte dov’ era la loro torre detta Cornacchina. — Secondo questa descrizione la fronte delle case dei Rustigani era eguale a quella dell’attuale facciata della chiesa di S. Petronio.
Altrove vien detto che li 16 settembre 1390 si demolì la casa di Alberto Galluzzi (vedi 17 settembre 1395), poi le altre a misura che la fabbrica si avanzava, nella quale non si lavorò, alacremente se non terminata la guerra coi milanesi nel 1392.
Le chiese atterrate furono:
1° Santa Maria dei Rustigani. Una chiesa con questo stesso titolo trovavasi nei 1200 in vicinanza delle case del fu Torello di Salinguerra, comprate dal Comune per fare il palazzo vecchio del Podestà, come da rogito di Guido di Rosso, e che pretendesi demolita nel 1286 per ampliare la piazza. Il Ghirardacci c’instruisce che lino dal 1294 era già stata riedificata presso la via che conduceva alla corte di Sant’ Ambrogio, dunque presso le case dei Rustigani. Secondo la colletta del 1408 il patronato di Santa Maria dei Rustigani era di Nicolò di Santo Raimondi forse qual erede di Antonio Rustigani sartore; si riteneva però che Alberto e Galeotto fratelli, figli del fu Frulano da Sala, fossero i veri padroni.
2° Sant’ Ambrogio.
3° Santa Croce.
4° Santa Tecla dei Lambertazzi. Questo benefizio era goduto da Masetto Guidotti, che riceveva ogni anno dalla fabbrica di S. Petronio L. 70. Ottenne egli da una Lambertazzi, che ne era la padrona, di cedere questo patronato alla fabbrica, siccome seguì, per L. 300.
1390, 7, o 17 giugno, in martedì. La mattina frate Bartolomeo di Pietro Gardini bolognese, dei frati minori, vescovo di Dragonaria (il Melloni non ammette che fosse figlio di Pietro e della famiglia Gardini) cantò messa in S. Pietro e benedì una pietra colle armi del Comune, che poscia portò alla piazza accompagnato processionalmente da tutta la chieresia, abati, priori, cappellani, ordini religiosi, Anziani, Gonfaloniere, Massari del collegio di sopra e di sotto, Podestà, capitano del popolo, cavalieri, dottori, giudici, procuratori e da moltitudine di popolo d’ogni classe e condizione, alla presenza dei quali discese nel fondamento della nuova chiesa, ed ivi murò, fra le 11 e le 12 ore, la detta pietra dalla parte dell’ ospedale della Morte, dov’ è la cappella di Sant’ Acconzio.
1391, 16 febbraio. Decreto del Consiglio generale dei 600, col quale si ordina che sui denari delle ritenzioni a favore della fabbrica dobbansi pagare ai proprietari secolari degli edifizi e terreni che devono servire per detta fabbrica annue L. 1000 a ciascuno in tante rate in proporzione dell’ importo dei loro edifizi e terreni, e ciò in due termini, cioè a Pasqua di risurrezione e a Natale, pagando inoltre gl’interessi dei rispettivi loro capitali il 10 per cento a compenso delle pigioni dei detti edifici. Terminato poscia il totale pagamento ai secolari, passino gli ufficiali sovrastanti a detta fabbrica a depositare le L. 1000 ogni anno sul Monte Cumolo in credito delle persone ecclesiastiche, seguendo sempre il metodo suddetto. Rogito Bartolomeo Carnelvari, e Ostesano Piantavigne.
1391, 7 aprile. Concessione dei Fabbricieri a mastro Pietro Paolo da Venezia del lavoro di tre basi dei pillastroni da farsi entro la chiesa, per ducati 40 da soldi 36 per ciascuna base. Rogito Andrea di Giuliano Cambi.
1391, 24 luglio. Convenzione con Girolamo del fu Andrea Bavazzo veneziano sopra il trasporto e lavorazione dei marmi d’Istria da porsi in opera nella facciata della chiesa, entro un biennio, per ducati 145 per ciascuna pertica. Rogito Andrea Cambi.
1392, 8 aprile. Conferma fatta dal Gonfaloniere, Anziani e Massari delle arti, di Antonio di Vincenzo muratore in architetto e ingegnere della fabbrica, con salario di L. 30 mensili, collaudando il lavoro già fatto. Rogito Matteo Griffoni.
1392, 4 maggio. Convenzione con Paolo Rizzi, Pietro Broccoli ed altri scalpellini di Varignana pel trasporto e lavorazione dei macigni di Varignana a soldi 20 ogni piede lavorato per la fabbrica della chiesa. Rogito Andrea Cambi.
1392, 4 ottobre, giorno di S. Petronio. Fu detta la prima messa nella chiesa nuova dal vescovo Bartolomeo di Bonacursio Raimondi celebrata nella cappella Bolognini che è la quarta a levante entrando nella basilica per la porta maggiore.
1393, 14 marzo. A Filippo Dalmaxio e a Giovanni Ottonello, pittori che dipinsero in una tavola grande santi e molte figure con colori e oro fino in un pannolino, e con altri ornamenti di legno dorato, destinata e posta nell’ altare della chiesa di San Petronio, per loro mercede giudicata da altri pittori è tassata L. 28.
1393, 15 aprile. Elezione fatta dal Consiglio generale dei 600 e dal Gonfaloniere ed Anziani, di otto ufficiali addetti all’uffìcio della pace per sei mesi, con ordine che quattro di essi debbano confermarsi per il seguente semestre, e così si faccia nelle elezioni avvenire, in modo che alternativamente quattro vengano eletti e quattro confermati per sei mesi, con diverse facoltà e segnatamente quella di riformare le spese del Comune.
Ordinazione che in ricompensa dei benefici ricevuti dai seguenti ufficiali della bailia, cioè Carlo Zambeccari, Filippo Guidotti, Francesco Foscarari, Nane Gozzadini, Giovanni Oretti, ser Tommaso Gallesi, Pietro di mastro Enoch, Giacomo Bianchetti, Giovanni Monterenzoli e Zordino Cospi, si scolpiscano le loro immagini in marmo col nome e cognome di ciascuno, e si collochino nella prima cappella che si volterà nella chiesa, facendo quivi un’ iscrizione dei vantaggi da loro recati al Comune di Bologna per cui vengono onorati. In tale ordinazione è pur detto che essi abbiano il padronato della cappella suddetta da voltarsi, dedicata a S. Giorgio, col diritto di nominare il cappellano, il qual diritto di nomina passi ai loro figli e discendenti maschi di primogenito in primogenito fra quelli che resteranno delle loro discendenze, le quali estinte questo padronato sia rogato al Comune di Bologna. Colle rendite poi della fabbrica paghinsi a detto cappellano annue L. 100 per il di lui vitto e di un chierico, coll’obbligo però che egli debba celebrare continuamente alla detta cappella, nè possa avere altro benefizio, e coll’ ordine che si celebri solennemente la festa di S. Giorgio coll’ intervento degli Anziani e Collegi. Rogito Oppizzone Lazzari e Paolo da Castagnolo.
1393, 25 aprile. Elezione fatta dagli Anziani, Gonfaloniere e Massari delle arti, di Bartolomeo vescovo di Dragonaria, stato a forza espulso dal suo vescovato nel Regno di Napoli per aver seguito il partito di Lodovico I d’ Angiò, a celebrare la messa pontificalmente tre volte la settimana nella nuova chiesa, esortandolo a predicare nella chiesa stessa, e assegnandoli il salario di annue L. 60 d’ argento. Rogito Paolo da Castagnolo.
1393, 20 maggio. Ordine che sia pagato ad Andriolo di Pietro, capestraro, un capestro grosso nuovo di libbre 20 a soldi 1, 6 la libbra, L. 1, 10.
Fu confermato il decreto che la festa di S. Petronio si dovesse celebrare li 1 ottobre, e che in detto giorno si facessero oblazioni al Santo, determinando la quantità e la qualità di queste da presentarsi alla chiesa. Li 11 settembre 1393 e li 17 marzo 1395 si rinnovarono le regole e le prescrizioni per dette oblazioni.
1393, 21 settembre. Sono accordati bolognini 15 d’oro a mastro Giovanni di Riguzzo, scultore, per la figura di S. Pietro da farsi in un marmo da mettersi nella facciata. – Item, ducati 25 d’oro a Paolo di Bonaiuto da Venezia in S. Pantaleone, scultore, per ciascuna delle seguenti figure, cioè S. Petronio, Sant’ Ambrogio, S. Francesco, S. Domenico, S. Paolo e S. Floriano, tutte da farsi in marmi tondi per la facciata, secondo i disegni fatti nel muro del palazzo di residenza degli Anziani verso la piazza del Comune. Idem ducati 20 d’oro a Giovanni Ferrabech, o Ferrabucchi, scultore fiammingo, o alemanno, per le figure della B. Vergine col puttino in braccio da porsi nella facciata anteriore della chiesa. Rogito Giovanni Vannuzzi.
1393, 6 dicembre. Girolamo e Andrea Barozzi, e Francesco di Dardo, marmorini veneziani, si obbligano di dare i marmi grezzi per quattro finestre della chiesa in prezzo di ducati 150 al peso di Venezia per ciascuna finestra. Rogito Giovanni Vannuzzi.
1393, 21 dicembre. Previsione del Consiglio Generale di Bologna per la fabbrica, dote e mantenimento del tempio di S. Petronio.
1393. Ordine che sia rimborsato del prezzo competente il pittore Francesco Lole per aver dipinto armi ed ornamenti nei muri della chiesa intorno all’altare.
1394, 21 maggio. A Lippo Dalmasio, pittore, che dipinse S. Giorgio con una casuccia e un cavallo, in un pannolino posto nella cappella’ di S. Giorgio, furon pagati ducati quattro d’oro, che a ragione di soldi 37 per ducato sono L. 7, 8. E per pannolino, cordella, bollette ed altre robbe L. 1, 16. In tutto L. 9, 3.
1395, 14 giugno. Per capestro grosso, del peso di libbre 114, a soldi 1 la libbra, L. 5, 14.
1395, 17 dicembre. A Misina del fu Borniolo Galluzzi, moglie del fu’ Antonio Galluzzi, furono pagati i frutti di L. 225, importo di case atterrate per la fabbrica della chiesa di S. Petronio, già confiscate ad Alberto Galluzzi, poi sentenziate e rilasciate a detta Misina.
1396, 21 aprile. La prima eredità pervenuta alla fabbrica di S. Petronio, in forza del decreto che le eredità intestate per le quali non vi sieno parenti in quarto grado siano devolute alla fabbrica, fu quella di Giovanni di Azzone da Reggio, ottenuta nel predetto giorno, e consistente in due case in cappella S. Giuliano, in confine di Marga vedova, e di Nicolò Benuzzi calzolaio.
1396, 21 settembre. Decreto degli Anziani, Consoli, Gonfaloniere di Giustizia e dei Collegi, che ogni anno si debba correre un palio nella festa di S. Petronio per la cerchia e borgo di Galliera fino alla piazza, nel qual palio si dovranno spendere bolognini 50 d’oro, ed alla spesa dovranno soccombere i capitani del primo e secondo semestre. Rogito Taddeo Mammelini. Li 11 febbraio fu ristretta la spesa di questo palio a L. 230.
1400, 7 dicembre. Determinazione dei fabbricieri, come deputati degli Anziani, di fare un portico con 12 pillastri sulla Piazza Maggiore, cominciando dalla via delle Chiavature e andando fino a quella dein Orefici con elevazione di muro e merli di sopra. Rogito Giovanni Vannuzzi. Questa è l’origine della facciata e del portico dei Banchi.
1400, 23 dicembre. Convenzione con D. Palmerio de’ Palmeri, rettore di Santa Tecla dei Lamberlazzi, per tre case presso la piazza e presso la via che va all’ospedale della Morte e a certe case di detta chiesa, e dal lato posteriore presso il nuovo muro della chiesa di S. Petronio, atterrate li 19 dicembre 1400 per aggrandire la piazza e le scale, sborsandogli L. 2000. Lasciò egli L. 500 per fare una cappella dedicata a Santa Tecla, ed altre L. 500 per ornamento della medesima, e si riservò che ne fossero padroni e successori i Lambertazzi. Dal 1390 alli 23 dicembre 1400 si spesero L. 13109 in compre di case atterrate e da atterrarsi per la fabbrica di questo tempio. Per far fronte alle spese, concesse il Papa vari giubilei, quattro dei quali nel 1393 produssero L. 9914, 2, 3.
1401. Fu fatto il coperto del corpo di mezzo della chiesa di S. Petronio per la lunghezza di quattro cappelle per parte, e nel mezzo del corpo della chiesa fu fatta una cappella grande con altare. Davanti a detto altare, fra due pillastri grandi, fu fatto un parapetto murato di pietra e calcina quant’ era la larghezza di detta cappella, e ad ogni testa vi si lasciò un portello per entrare ed uscire, e dentro fu tutta seliciata in pietra cotta. Presso al detto altare a dritta fu fatto un usciolo, per il quale si andava ad una piccola sagristia e a certe stanze destinate per il guardiano di detta chiesa. (Cronaca Fabbra).
1402, 21 settembre. Giacomo del fu Paolo, pittore, si obbliga di fare un modello della chiesa di S. Petronio in carta bombacina incolata, e di legname, sopra asse lunghe e larghe piedi 10 circa, a similitudine di quello esistente pella casa dei Pepoli in Strada Castiglione, per ducati 60 d’ oro. Rogito Bartolomeo di ser Beldo. Il modello esistente nelle case dei Pepoli era quello fatto nel 1390 da Antonio di Vincenzo. Si noti che il modello di Antonio, solamente per la parte della chiesa fatta oggigiorno, doveva esser lungo circa piedi 30.
Bonifazio IX, con sua bella data in.Roma li 19 gennaio 1393, nominò. il cardinal Baldassarre Cossa vicario di Bologna, Ferrara e Ravenna. Lo stesso Pontefice, con altra bolla delli 19 gennaio 1403, lo dichiarò Legato di Bologna e della Romagna. Durante la sua legazione alienò molti materiali d’ogni genere radunati per continuare la fabbrica della chiesa, si appropriò le annue offerte che si facevano per detta fabbrica, e fece cessare tutti i lavori. (Vedi articolo 32 d’ accusa contro Giovanni XXIII presentato da Andrea Lascaris, Vescovo di Posnania, nella sessione XI del Concilio di Costanza, e provato da un Cardinale, da un Arcivescovo, da due Vescovi, da un Uditore, da un segretario del Papa e da molti altri), cosi Hermanno Von-der Hardt – Rerum Magni Concilij Costantiensis – Francfort e Lipsia, dall’officina di Cristiano Genskij, 1699, Tom. IV, cart. 237.
Bartolomeo di Bolognino Bolognini dalla Seta testò li 10 febbraio 1408, a rogito di Lodovico di Bartolomeo Codagnelli, e di Colla di Bonifazio Mazzapiedi (Vedi processo N. 25 nell’archivio dei canonici di S. Petronio). Ordina che la sua cappella in S. Petronio sia dipinta da un buon pittore, che la volta sia dipinta di buon azzurro del prezzo di due ducati la libbra, e di stelle rilevate e dorate siccome in una cappella della chiesa di Santa Sabina, che nel muro laterale verso piazza fino alla sua metà si dipingano le pene dell’inferno orribili quanto più si può, e che sulla sponda del muro dal lato di sera vi si dipinga la, storia dei tre Re Maggi, la quale comprenda tutta la sponda. Vuole ancora che sia seliciata di mattoni quadri di oncie 6 di colore azzurro e bianco, e tutto ciò nel caso che le cose dette non fossero già state fatto prima della sua morte, e se prima pure della sua morte non fosse stata sacrata, debba sacrarsi col titolo dei Santi Re Maggi. Dunque quando si celebrò in questa cappella li 4‘ ottobre 1392 non era sacrata, non seliciata, nè dipinta, e convien dire che quella celebrazione di messa si sia fatta in un altare portatile e provvisorio.
1412, 9 ottobre;Giovanni XXlll, già Baldassarre Cossa, nominò Marco dei Zuntini, cittadino e banchiere di Bologna, in depositario degl’introiti della nuova fabbrica di S. Petronio.
1418, 18 giugno. Bolla di Martino V colla quale ordina di incorporare alla fabbrica il jus e le rendite delle chiese parrocchiali di Santa Maria dei Rustigani, di Santa Croce, di Sant’Ambrogio e di Santa Tecla dei Lambertazzi, demolite ed occupate dalla nuova fabbrica della chiesa di S. Petronio, come pure quelli e quelle di Santa Maria Rotonda dei Galluzzi, di S. Cristoforo dei Geremei, di S. Geminiano e di Santa Maria dei Bulgari, da demolirsi secondo i disegni di detta chiesa, dandola cura d’animo di queste parrocchie al rettore pro tempore di S. Petronio, riservando il jus patronato delle cappellanie da stabilirsi agli altari di detta chiesa sotto i titoli dei santl delle chiese demolite ai padroni laici rispettivi. (Data in Firenze).
1420, 18 dicembre. Convenzioni della fabbrica con Giovanni da Modena per dipingere opere del testamento vecchio e nuovo nella cappella di S. Giorgio;
1425, 21 marzo. Donazione fatta da Cristoforo del fu .Floriano delle Scudelle, all’ospedale della Morte,di una casa bassa con quattro piccole porte e quattro stanze contigue a terreno, sotto la parrocchia di S. Geminiano, nel postribolo, a mano destra dell’ingresso del medesimo dal lato di S. Petronio. Confina certo giardino di un’osteria degli eredi di Giuliano Barufaldini, Andrea dalle Scudelle, la casa della barattoria antica, Lorenzo Ringhiera, l’orto dell’osteria di detto Lorenzo, e il suddetto Andrea dalle Scudelle di dietro, condotta da Cristoforo del fu Antonio da Ferrara, detto dalla Scimia. Rogito Frigerino Sanvenanzi.
Tutti i suddetti stabili furon poi atterrati per la continuazione della chiesa di S. Petronio.
Cosa fosse la barattoria lo apprendiamo da un decreto emanato li 8 febbraio 1443 da Cervato Podestà e dai sedici Riformatori, col quale si concede a Zaccarello del fu Paolo da Pesaro di poter tenere impunemente Baratariam ad ludum azzardi, et quamcumque alium ludum Biscazierie in locis postriboli, et lupanari novi in curia Bulgariorum.
1425, 28 marzo. Concessione del cardinale d’Arles Legato, a Giacomo di mastro. Pietro dalla Fonte, alias dalla Quercia (per essere nativo della Quercia Grossa, piccolo castello distante da Siena) del lavoro. degli ornamenti di scultura per la porta maggiore della chiesa secondo il disegno fatto e Sottoscritto dal medesimo, dando però i marmi la fabbrica, per fiorini 3600 di Camera del Papa. Li 26 giugno 1426 Giacomo dalla Fonte era a Verona per l’acquisto dei marmi. Nel 1447 passò a Siena a lavorare nei famosi bassorilievi in bronzo del Battistero sotto il Duomo, in concorso di Donato e di altri.
1425, 15 ottobre. Passaporto fatto dal Cardinal Legato per la condotta di marmi dal Lago Maggiore.
1428, 23 febbraio. Decreto. a favore di Gio. Andrea Calderini, e contro la fabbrica di S. Petronio, assolvendolo dalla decima dell’eredità di Giacomo e di Misina Cremisi, condannando la fabbrica a pagargli L. 812, 14, 7 dovutegli per la casa di Gaspare loro padre, demolita per la fabbrica della chiesa.
1428, 30 aprile. Furon pagate L. 40 al Commendatore della Pieve di Monteveglio per pigioni arretrate delle case atterrate spettanti alla chiesa demolita di Sant’ Ambrogio. Rogito Guido Gandoni.
1428, 6 agosto. D. Tommaso del fu Matteo Perticoni fu eletto sagristano della chiesa. Rogito Guido Gandoni.
1429, 2 settembre. Giovanni Griffoni fu eletto ad vitam in Camerario della fabbrica, e furon nominati anche quattro soprastanti con salario di L. 12 al mese. Rogito Giacomo Usberti.
1429, 24 ottobre. Iacopo dalla Fonte si obbliga di ornare a tutte sue spese, compresi i marmi, la parte interna della porta maggiore della chiesa di S. Petronio secondo un disegno da lui fatto, per il prezzo di ducati 600.
Iacopo dal 1429 al 1435 lavorò interrottamente nei bassorilievi della porta esterna della chiesa, la qual cosa diede luogo a serie differenze fra lui e gli officiali di San Petronio. Nel 1436, temendo le conseguenze della sua noncuranza, fuggì da Bologna e si ricoverò in Parma, come si rileva da una sua lettera delli 6 marzo. Li 6 giugno susseguente passò transazione fra lui e i detti officiali, come da rogito di Guido Gandoni, ma nonostante Iacopo tornò a Siena, e abbandonò affatto il lavoro. Li 3 ottobre 1438 testò a rogito di sor Iacopo di Andrea Paccinelli, e pochi giorni dopo morì in Siena, lasciando erede il fratello Priamo egregio pittore. Iacopo era nato nel 1371, per cui morì d’ anni 67.
Nel dicembre del 1438 il Senato di Bologna scrisse alla Signoria di Siena sul conto di Giacomo, la quale rispose esser morto, e fece premura perchè Cino di Bartolo, senese, rimasto a Bologna garante di Iacopo, fosse liberato dal carcere. In pari tempo gli officiali di S. Petronio pressarono Priamo a venire a Bologna, come si rileva da risposte autografe di esso lui delli 12 gennaio e 11 febbraio 1439, ma non venne se non nel 1442, dove in agosto, in seguito ad ordinanza del Senato, seguirono accordi cogli officiali, a rogito di Guido Gandoni. In detta ordinanza si vuole che a diligenza di Priamo si faccia terminare il lavoro della gran porta, si obblighi a dare idonea sigurtà e ad esibire uno o più scultori che compiano il lavoro secondo il disegno dato da Iacopo secundum attestationes coram nobis solemniter factas per magnificum Arduinum civem Bon., ingiungendo anche agli officiali, che data la sigurtà, sieno restituite a Priamo certe sepolture di marmo sculte da Iacopo per vari di Ferrara, le masserizie, le suppelleteli e tutti i beni del defunto posti in sequestro.
Priamo, costituita la fidejussione, presentò mastro Antonio di mastro Pietro de Briosco da Milano, ma abitante in Bologna sotto S. Silvestro di Porta Nova, come capace per terminare il lavoro, il quale fu ammesso e ricevuto a rischio e pericolo di Priamo erede di Iacopo.
Li 25 settembre 1442 l’erede predetto fu assolto dall’ obbligo di perfezionare il suddetto lavoro, e fu eletto un altro mastro per maggior sollecitudine.
1436, 4 ottobre. Eugenio IV erige S. Petronio in Collegiata, e deputa il Vescovo di Bologna, i priori della Certosa, di S. Michele in Bosco, e i rettori degli ospedali della Vita e della Morte, a presidenti della fabbrica. (Dato in Bologna).
1436, 11 ottobre. Bolla di Eugenio IV, colla quale instituisce il primicero, il maestro di scuola, un cantore, dieci cappellani e ventiquattro chierici dell’età dai 10 ai 15 anni, legittimi e bolognesi, coi seguenti assegni : al primicero L. 30, al maestro di scuola L. 60, al cantore L. 30, a ciascun chierico L. 16 all’ anno, e ai cappellani L. 5 al mese. Ordina che siano annualmente pagate ai rettori delle chiese parrocchiali demolite, e cioè a quello di Santa Croce L. 66, di Sant’Ambrogio L. 15, e di Santa Maria dei Rustigani L. 31, 15.
1437, 23 ottobre. Convenzioni con mastro Simone da Luca per la demolizione della chiesa di S. Geminiano, di una casa annessa e di altra dei Muzzarelli, e per chiudere un pezzo di suolo davanti la chiesa a tutte sue spese, concedendo al medesimo per sua mercede tutti i gessi che si caveranno da detta chiesa e casa annessa, tutti i legnami e ferramenti che si troveranno nella casa dei Muzzarelli, e tutte le lambreccie della chiesa, riservandosi per la fabbrica il resto di tutti gli altri materiali. Rogito Guido Gandoni.
Alcune Memorie sulla Chiesa Parrocchiale di San Geminiano
Del 1438 la chiesa di S. Geminiano era demolita ed unita a S. Petronio. Questa demolizione fu fatta per l’erezione delle quattro Capelle susseguenti alle prime otto della predetta chiesa di S. Petronio.
Li 19 marzo 1442 si trova il pagamento fatto a Francesco del fu Erasmo Cristiani di Lire 340 per prezzo di una sua casa già demolita posta di dietro la chiesa nuova di S. Petronio nel postribolo vecchio. Confina tre strade e Romualdo Guido Gandoni.
1439, 6 febbraio. Cesare del fu Barsano Panzacchi fu eletto Sindaco, e procuratore della fabbrica Romualdo Guido Gandoni.
1439, 20 ottobre. Andrea di Matteo Castelli fu nominato primo primicero per bolla di Eugenio IV coll’annuo assegno di lire 100 non ostante che nella bolla della fondazione del Primicerato fossero stabilite sole Lire 30.
1440, 12 aprile. Locazione a Gerardo di Allemagna venditore di acquavita della metà di una bottega della fabbrica , che ivi è lunga piedi 16 e larga piedi 9 e oncie 6 posta sulle scale della chiesa che guardano in piazza verso il palazzo della compagnia dei Notari, fra le immagini di S. Francesco e di S. Petronio per annue Lire 8 Romualdo Guido Gandoni.
1441, 26 gennaio. Decreto che entro due anni si compiano altre quattro cappelle, con obbligo di cominciarle entro il venturo mese di aprile. Queste sono le quattro Cappelle che cagionarono l’atterramento ordinato li 23 ottobre 1437 della chiesa di S. Geminiano, la quale doveva trovarsi nello spazio fra la Cappella Bolognini, e la Cappella.
1441, 24 marzo. Concessione dei fabbriceri a Paolo del fu Tibaldo Lazzari e Comp. entrambi muratori per la fattura di due volte delle navate piccole da farsi per Lire 5750. Romualdo Guido Gandoni.
1442 , 24 marzo. Donazione fatta alla fabbrica del dazio dei frutti e dei proventi de’ posteggi della piazza.
1442, 24 aprile. Fu eletto ingegnere della fabbrica, Orazio di Jacopo pittore. Da quest’ Orazio si crede venissero gli Orazi, che ebbero le case nel Mercato di Mezzo fra questa via , e quella del voltone della Corda.
1442. Secondo una cronaca, caddero prima di giorno i tetti della porzione della chiesa già fabbricata, e ciò avvenne nell’avvento.
1450, 28 novembre. Il podestà rinnovò il decreto della Corsa del Palio nel giorno di S. Petronio d’ogni anno già fatto dagli Anziani, e Consoli li 21 settembre 1396 prescrivendone il premio di 50 Bolognini d’oro, e del colore e della qualità, che piacerà agli Anziani del quinto bimestre , e questo a spese dei capitani del popolo. E quando non vi fossero capitani a spese del Comune.
1453, 19 agosto. Breve di Nicolò V. col quale è eletto Bartolomeo ZenziFabri a computista della fabbrica. Teneva costui i suoi libri in una dicitura latina e così pure praticavano i Notari e Curiali di quei di.
1454, 22 febbraio. Nicola V. con suo breve nominò architetto della fabbrica di S. Petronio Giovanni del fu Martino Rossi Negri da Modena con provisione di Bolognini 12 per ogni giorno che avesse lavorato.
1455, 8 marzo. Il Cardinale Bessarione confermò il Rossi Negri in architetto, e mastro , ed ingegnere, di detta fabbrica sua vita naturale durante con l’assegno di Lire 10 annue Romualdo Bartolomeo Ghislardi.
1455, 22 maggio. Breve di Calisto III. conflrmatorio della traslocazione del lupanare dalla Corte dei Bulgari alla Torre dei Cattalani e ciò ad istanza dei fabbricieri di S. Petronio.
1456, 8 marzo. Giacomo Monterenzoli fu eletto esattore delle rendite della fabbrica di S. Petronio.
1456, 24 marzo. Nicolò Sanuti fu eletto dal reggimento in Camerlengo della fabbrica senza salario.
1458, 15 ottobre. Fu messo in corso l’assegno di L. 100 decretato da Papa Eugenio IV. li 20 ottobre 1439 per il Primicero di S. Petronio.
1458, 6 novembre. D. Andrea Montetortori fu nominato sagristano.
1459, 29 settembre. Nicolò Sanuti, Giovanni Guidotti, Giovanni Bianchetti, e Bartolomeo Cospi , furono deputati a soprastanti della fabbrica per un anno dal Legato.
1459, 10 novembre. Albertino Rusconi da Mantova e Domenico del fu Amedeo da Milano convengono per il lavoro, e i marmi degli abbassamenti e delle finestre di quattro cappelle a ponente verso la residenza dei dazieri del vino ( Via Pignattari ) annesse alle 6 altre terminate , da farsi nella stessa forma e con simili figure. Romualdo Tideo Preti.
1459, 16 novembre. Bartolomeo Cavicchio somministra alla fabbrica pietre per Lire 8. 8. Romualdo Tideo Preti.
1460 , 5 gennaio. Agarello Trentino promette di condurre 85 migliaia di marmoree per la fabbrica.
1460, 20 maggio. Il Cardinale Reatino ordina in perpetuo, che gli uffiziali della fabbrica non possino conchiudere verun patto relativo a detta fabbrica senza espressa licenza del Legato di Bologna.
1460, 9 agosto. Locazione ad Albertino Rusconi dell’abbassamento, e finestre di quattro cappelle verso mattina.
1461, 29 gennaio. Giovanni di Martino Negri fu confermato architetto della fabbrica da Pio II.
1464, 5 gennaio. Erezione della chiesa di S. Petronio in prima collegiata di Bologna dopo la Cattedrale, fissando a 18 il numero dei canonici.
1464, 22 decembre. Vendono gli ufficiali della fabbrica a Stefano Rota e a Bartolomeo Scarani il dazio frutti per Lire 1200 d’argento R. Tideo Preti.
1466, 29 marzo. Assoluzione del Sindaco dei PP. di S. Domenico di Bologna a favore dell’Università dei Notari di due ducati d’oro, pagati per residuo di Lire 800 spese in una finestra ( cioè vetriata ) fatta nella Cappella di detta Università nella chiesa di S. Petronio.
1470, 9 aprile. Furono accordate Lire 600 a conto delle Lire 1200 destinate per la fabbricazione del primo Organo posto nella chiesa di S. Petronio.
1470, 18 decembre. Furono sospese le pitture della cappella di santa Brigida per le gravi spese occorrenti per fare il coro nella cappella maggiore, gli stalli del detto coro, l’Organo e la ferriata della predetta cappella R. Tideo Preti.
1471. Galeazzo Marescotti subentrò fabbriciere a vita al defunto Gio. Griffoni. Si trova che nel 1474 era mastro di cappella di questa basilica Muzio da Ferrara. Nel 1480 Giò. Antonio da Milano. Nel 1487 D. Gabriello da Milano, nel 1512 Giovanni Spatario discepolo di Bartolomeo Ramo Pereja Spagnuolo, che insegnò la musica nel nostro studio del 1482. Il Spartario fu eletto li 30 Giugno 1512, e morì circa il mese di settembre 1539.
1479, decembre. D’ordine di Galeazzo Marescotti Calvi fu cominciato il campanile di S. Petronio. La carica di campanaro era una carica di titolo che si dispensava dal pubblico ad un cittadino che godeva dello stipendio di Lire 600 annue. Li 26 ottobre 1691 morì Ercole Montecalvi cittadino, notaro, e campanaro di S. Petronio, a cui successe con diminuzione di assegno Vincenzo Rivalti morto nel 1693. Dopo il Rivalti la moltitudine degli aspiranti provocò la soppressione di si inutile carica.
Nel suddetto anno e mese si cominciarono a fondare due Cappelle l’una a levante , e l’altra a ponente , sull’ultima delle quali fu innalzato il campanile.
1480, 7 marzo. Furon cominciati sopra terra i muri del campanile che fu compito nel 1485.
1490, 10 maggio. Fu nominato organista Ogerio Saigrandi di Longone con salario di Lire 12 mensili, la casa e gli utensili.
Si murò in settembre e ottobre il Guasto di dietro a S. Petronio, detto delle Scuole vecchie fatto chiudere da Ferian di Dolfo dottore, il quale fece levare il terriccio , e spianare il detto Guasto.
Nel 1507 si cominciò a lavorare sopra la porta grande della chiesa di S. Petronio per collocarvi la statua di Giulio II. fatta da Michel Angelo Buonarotti in bronzo a spese del Pontefice. Il Papa era sedente con triregno , in atto di benedire colla mano destra, e tenendo le chiavi colla sinistra. La statua era alta piedi 9 e oncie 6, di peso libre 17,500. Costò mille scudi d’oro non compreso il metallo della campana della torre dei Bentivogli di peso libre 4600, e quello di un pezzo di bombarda. Fu posta a suo luogo li 21 febbraio 1508 a 15 ore in punto. Nel 1511 fu levata, e li 29 di decembre in detto anno furon pagati ducati 10 all’ ingegnere Arduino per averla abbassata senza nuocerla in alcuna parte. La testa pesava libbre 600 che fu conservata dal Duca di Ferrara come opera di sommo valore. La fusione si fece nello stanzione di S. Petronio dal Buonarotti aiutato da Alfonso Lombardi.
Nel 1512 fu levata l’inscrizione, che diceva Julius II. Pont. Max. alla quale fu sostituita questa — Scitote quoniam Deus est Dominus — e nella susseguente notte fu posta sopra la medesima un Dio Padre dipinto in tela.
1509, 14 ottobre. Fu finito di voltare l’undecima cappella a sinistra, e si incominciò il fondamento del pilastro della cupola vicino a detta cappella, profondo piedi 24 e largo piedi 20, in mezzo del quale fu lasciato un pozzo per comodo della fabbrica.
1509, 6 decembre. Accordo della fabbrica con Simone Cavalli sopra il levar l’altezza del terreno nella chiesa di S. Petronio, e fare le scalinate per salire alle cappelle.
1509, 8 decembre. Accordo con Paolo Fiorino per fare un nuovo pilastro già fondato che deve servire per la cupola.
1510, 20 aprile. Si trattò con diversi architetti per disfare e rifare la porta di mezzo della chiesa. Fu portata più avanti verso la piazza di oncie 15, e fu finita li 30 agosto di queir anno.
1519, 9 maggio. Convenzione di Arduino Arriguzzi ingegnere sul capitello da farsi al pilastro nuovamente fabbricato per la Crociera.
1513, 17 agosto. Contratto fatto con Pietro Bianchi per rifare 38 catene ruinose e pericolose del soffitto della chiesa.
1514, 30 aprile. Promissione di Arduino Arriguzzi di fare il modello di tutta la chiesa e della cupola. Questo è il modello in legno che si conserva nella prima camera della residenza dei fabbricieri. Si trova che l’inventario legale dell’eredità di Arduino Arriguzzi , morto ab intestato fu fatto li 2 decembre 1531, Rogito Alberto Sanvenanzi.
Non si ha memoria se questo modello di legno sia conforme al progetto d’Antonio di Vincenzo ossia a quello dell’Arduino.
1515, 16 agosto. Concessione del Legato per acquistare e demolire l’osteria di S. Giorgio pel magazzeno di legname spettante all’eredità Sanuti, e annessa alla chiesa di S. Petronio. Quest’osteria era fra il voltoncino che passa nella piazza del Pavaglione e il voltone della chiesa o loggiato, dalla parte della sagristia di S. Petronio.
1516, 7 febbraio. Si cominciò a rinnovare la scala della facciata sulla piazza in macigno, in luogo di quella di pietra cotta che vi era precedentemente.
1517, 15 aprile. Convenzioni con Innocenzo da Milano per far le scale avanti le cappelle con pietra di Varignana.
1519, 29 gennaio. Obbligazione di Bartolomeo del fu Ramengo Ramenghi , e di Biasio del fu Ugolini Pizzi , o Pupini Pittori , di fare le finestre alla Cappella della B. V. della pace in vetri colorati con figure a L. 4 per ciascun piede quadro. Furon pagate L. 150 in conto.
1520, 29 febbraio. Promissione di Sigismondo Bargellato, di lavorare tutte le pietre per i pilastri e i volti delle porte della cbiesa per L. 120 per porta.
1521, 17 maggio. Compra la fabbrica dall’eredità Sanuti, la casa già osteria di S. Giorgio vicino ai beni della chiesa, dalla parte del Pavaglione per L. 1900. Rogito Priamo Bailardi e Ascanio dalla Nave.
1526, 5 febbraio. Zaccaria da Firenze si obbliga di fare una statua di S. Domenico in marmo di Carrara fra 8 mesi per scudi 40 d’ oro , e Nicolò da Milano ed una di S. Francesco fra 6 mesi per scudi 50.
A Nicolò Tribolo da Firenze, fu ordinata una Madonna al sepolcro di Cristo, da compiersi nel corso di 10 mesi per Lire 50.
Ad Annio , Arnio , o Amico di Pittor Bolognese, una figura in marmo di Nostro Signore morto, tenuto da Nicodemo, da eseguirsi fra un anno per sc. 50; e inoltre ciò che sarà dichiarato da Silvio Guidotti, da Ercole Seccadennari , e da Nicolò Tribolo scultore, riguardo alla figura del Nicodemo.
Ad Ercole un S. Gio. Battista, da porsi presso il sepolcro di N. S. da compiersi fra 10 mesi per scudi 50 d’oro.
Ad Alfonso di Nicolò Cittadella un Cristo risorto con una figura detta Ebreo di basso rilievo, da allestire fra un anno per scudi 40, ed inoltre ciò che sarà dichiarato come sopra per la figura dell’ Ebreo.
A Bernardino Scultore , una statua di marmo di Carrara , nel termine di un anno per scudi 50. Questo contratto non ebbe poi il suo effetto.
1530, 25 febbraio. Coronazione di Carlo V. nella chiesa di S. Petronio.
1530, 17 decembre. Ercole Seccadennari architetto della fabbrica, che poi rinunziò li 30 decembre 1531.
1533, 27 settembre. D. Cristofaro Franchi, fu nominato maestro di scuola per i chierici con L. 6 mensili. Rogito Cesare Rossi.
1543, 27 settembre. Ammissione di Giacomo Barozzi da Vignola , siccome architetto della fabbrica per Breve di Paolo III.
1547. Il Vescovo Lorenzo Campeggi fece fare la Tribuna architravata sostenuta da quattro colonne di marmo sopra l’Altar Maggiore della chiesa di San Petronio.
1549, 10 luglio. Antonio Morandi fu eletto architetto in luogo di Giacomo Ranuzzi defunto con dichiarazione che rendendosi vacante il posto di Giacomo Vignola altro architetto della fabbrica, debba conseguire il suo stipendio, decretando che per l’avvenire si elegga un solo architetto per i lavori della fabbrica. Rogito Cesare Rossi.
1550, 31 marzo. Cassazione di Giacomo Barozzi dall’ufficio di architetto e di ingegnere della fabbrica per non avere adempito all’obbligo assuntosi di sollecitare e di assistere gli operai e per aver errato nel fare l’ornamento al Tabernacolo del Santissimo nella Chiesa di S. Petronio e per avere per questo ecceduto nella spesa, ascendente a L. 5000. Rogito Cesare Rossi.
1550, 12 decembre. D. Nicolò Mantovani fu nominato mastro di Cappella di S. Petronio in luogo di D. Domenico Maria Ferraboschi eletto cantore della Cappella del Papa.
1556, 14 novembre. Partito di compiere la facciata, secondo il disegno fatto da Domenico Aimo detto il Varignana. Rogito Cesare Rossi.
1557, 2 luglio. Concessione a Gioacchino del fu Antonio Aimo detto il Varignana, nipote di Domenico Aimo celebre architetto detto il Varignana, e ad Annibale Nanni, del lavoro dei marmi da porsi in opera nella facciata di S. Petronio cominciando dal bassamento di essa, già principiato sino alla prima cornice per soldi 19 il piede , secondo le norme da darglisi da Maestro Antonio Morandi architetto della fabbrica. Rogito Cesare Rossi.
1558, 27 aprile. Convenzioni con Domenico Georgy marmorino Veronese di soldi 18 veronesi per ogni piede di pietre di vari colori per la facciata. Rogito Camillo Oraziani.
1559, 23 marzo. Decreto di pagamento a Francesco Terribilia architetto della prima Crociera della Volta maggiore della chiesa, per sua mercede L. 1200.
1563, 20 novembre. Breve di Pio IV. col quale assegna alla fabbrica di S. Petronio ducati 150 d’oro di camera annuali in perpetuo da levarsi dalle condanne criminali o malefici della città di Bologna , in compenso delle case e botteghe demolite d’ordine del Papa per far la piazza davanti l’Archiginnasio.
1572, 17 luglio. Relazione di Andrea Palladio architetto, colla quale approva il rifiuto di Domenico Tibaldi e di Francesco Terribilia architetti della facciata da farsi alla chiesa, alla maniera tedesca, secondo i bassamenti vecchi esistenti; esibendosi però di fare altro disegno, in caso che non si volesse più tenere detto bassamente. Rogito Dionigio Rossi.
1575. Il Padre Egnazio Danti domenicano, aveva fatto una linea Gnomonica in S. Petronio per poter osservare gli equinozii e i solstizii.
1576, 3 decembre. Decreto dei fabbricieri, che il maestro di Cappella debba vestire nelle funzioni l’abito lungo all’uso dei preti. Rogito Dionisio Rossi detto Vallata.
1579, 14 marzo. Lettera del Cardinale S. Sisto in cui significa al Commendatore Gio. Pepoli presidente della fabbrica, il desiderio del Papa, perchè non si faccia il portico davanti alla chiesa di S. Petronio, e che quando vi sia dubbio, che i pilastri non fossero sufficienti a portar il peso della Volta Maggiore, si faccia il suffitto. Il dubbio della solidità dei pilastri era provenuto dall’aver verificato che i fondamenti eransi poggiati sopra terreno mosso alla profondità di piedi 14 e oncie 6 dal piano della chiesa.
1580. Convenzioni degli assunti della fabbrica di S. Petronio con Bartolomeo Triachini , Gio. Battista Ballarini, Domenico Tibaldi, e Francesco Terribilia sopra gli ornamenti della facciata di S. Petronio.
1584, 24 marzo. Mandato del governatore ai canonici , che debbano colle loro cappe, ed abito assistere a tutte le pratiche che si faranno nella chiesa di S. Petronio nel banco a ciò destinato. Atti di Stefano Fontana.
1587. 31 agosto. Decreto dei fabbricieri per fare la Volta della Nave Maggiore, secondo la relazione di Scipione Dattan di Gio. Battista Ballarini, di Pietro Fiorini , di Francesco Terribilia e di Francesco Guerra , architetti deputati, e ciò anche in seguito di approvazione del Legato, e del Reggimento. Rogito Giulio Giusti.
1587, 10 settembre. Elezione di Francesco Terribilia ad architetto della fabbrica della navata maggiore della chiesa, e ricognizione a Pietro Fiorini, a Gio. Battista Ballarini e a Francesco Guerra di L. 60 ciascuno pei disegni fatti e pareri dati sopra la costruzione di detta volta.
Nel 1588 essendosi costrutto il primo arco sopra il coro, ed essendo nata controversia fra il Sindaco Tommaso Cospi e i fabbricieri , il Papa ordinò che tutti i materiali preparati si dovessero vendere e deporne il ricavato nel Monte di Pietà, come fu di fatto. Cronaca Ghiselli.
Nell’archivio del Senato sotto la data 14 settembre 1589, trovasi la posizione delle querele contro il Terribilia e le sue difese sull’altezza della volta maggiore della chiesa di S. Petronio.
1590, 11 maggio. Decreto dei fabbricieri , che sieno levati i Botteghini che trovansi a capo delle scale della chiesa di S. Petronio dalla parte dell’ospitale della morte. Rog. Giulio Cesare Veli.
1591, 28 ottobre. Decreto sopra l’elezione di un architetto di Milano, e di un altro di Venezia per giudicare sulle differenze insorte sull’altezza delle Volte della chiesa.
1596, 19 decembre. Fu fatto il secondo organo nella chiesa di S. Petronio e posto dalla parte della sagristia della stessa grandezza del vecchio e rimpetto all’altro. Orazio Vernizzi organista , fu il primo a suonarlo e gli fu assegnato l’annuo emolumento di scudi 40.
1598, 30 marzo. Pubblicazione del Test. di Tommaso Cospi, col quale lascia alla chiesa di S. Petronio la medaglia della croce donatagli da Sisto V da esporsi sull’Altare il giorno dell’ Esaltazione. Rogito Mercurio Accursi Romano. Questa medaglia d’ oro degli antichi Imperatori, è una delle trovate nel fabbricare presso la Basilica Lateranense.
Il 3 decembre 1598 Francesco del suddetto Tommaso Cospi la consegnò al capitolo. Rogito Cesare Veli.
1600, 7 agosto. L’elezione del predicatore, dell’organista, del maestro di canto, del maestro di grammatica dei chierici, e del campanaro fu impartita dalla congregazione dei Vescovi ai fabbricieri. L’elezione del sacrista fu concessa al Capitolo.
1606, 6 aprile. Ordine dei fabbricieri di aprire il buco già murato sulle volte minori della chiesa, che serve alla linea meridionale, già fatta nel pavimento di detta chiesa dal Padre Ignazio Ghirardazzi. — Sospettasi che il Padre Ignazio Dante o Danti sia lo stesso che il P. Ignazio Ghirardazzi per duplicità di cognome.
1610, 10 gennaio. Decreto di rifare i coperti sopra le cappelle.
1626, 9 gennaio. Ricognizione dei fabbricieri di L. 300 a Girolamo Rinaldi architetto del duca di Parma, fatto venire a Bologna per servizio della fabbrica.
1626, 27 febbraio. Decreto dei fabbricieri di far le volte della nave maggiore, conforme il disegno di Girolamo Rinaldi architetto del popolo romano.
1642, 29 decembre. Ordini e decreti fatti dal vice-presidente, e dai fabbricieri di S. Petronio, da osservarsi dal maestro di cappella, dai cantori, dai suonatori e dagli organisti della detta chiesa.
1646, 24 marzo. Editto d’appalto della costruzione della volta della navata di mezzo di S. Petronio. Atti di Lorenzo Mariani.
1646, 4 giugno. Concessione di Lire 20,000 a Tommaso Vittori e compagnia muratori della fabbrica della volta di mezzo della chiesa, alta piedi 116 oncie 6 Rog. Lorenzo Mariani.
1647, 16 ottobre. Compimento della prima crociera della volta grande. L’ultima pietra fu posta dal vice-presidente a suono di trombe e tamburi, assieme ad una medaglia d’argento con un S. Petronio, e le armi del Pontefice. La cerimonia terminò col Tedeum in musica. Così ebbe fine dopo 59 anni di esami, dibattimenti, e di scritture d’architetti, la quistione sull’altezza da darsi a queste volte.
1648. Alla fine del mese di agosto si posero le armature per la costruzione della seconda crociera dalla parte della piazza.
1650, 7 marzo. Consegna del Test. di Giulio del fu Paolo Spuntoni nei quale lascia erede la fabbrica di S. Petronio mosso da gius de causa, e particolarmente per qualche scrupolo amministrativo dei beni di detta fabbrica tenuta per anni 33. Rogito Carlo Filippi, Zanatta Azzoguidi. Il 13 marzo 1650 il testatore era morto.
1650, 7 marzo. Concessione a Francesco Dotti e compagni muratori , della terza crociera per Lire 10,000. Rogito Bernardino Ugolotti.
1653, 26 giugno. Fu finita la volta del coro di S. Petronio.
1653, 28 novembre. Compra della fabbrica dalle Suore di Gesù e Maria di una casetta di faccia la torre della chiesa di S. Petronio posta sotto la parrocchia dei Celestini per fare il pilastrone verso S. Mamolo. Pagata L. 1011. 4. R. Cristoforo Sanmartini.
1654, 24 aprile. Accordo di L. 8500 per la fabbrica da farsi verso le scuole dalla parto di mezzodì , che va unita alla residenza dei fabbricieri , dei pilastri fuori della chiesa e il compimento della navata laterale. Rogito Cristofaro Sanmartini.
1654, 30 maggio. Assoluzione di L. 17,300 da Cristofaro Chiesa e comp. muratori per loro mercede della quarta e quinta crociera della Volta grande della chiesa. R. Cristofaro Sanmartini.
1654. In agosto fu finita di voltare fino al coro.
1655, 11 maggio. Invito a tutti i matematici per formare una linea meridiana.
1655, 22 maggio. Accordo in Lire 6500 per la fabbrica da farsi verso la strada di S. Mamolo, la quale con grande parte della Nave laterale , e le sagristie. R. Cristofaro Sanmartini.
1655, 12 giugno. Deputazione del Dott. Cassini con l’assistenza dei Dottori Montalbani, Mangini , e dei PP. Riccioli e Grimaldi Gesuiti, per rifare la linea meridiana.
1658, 14 giugno. Ordine di disarmare la volta principale della chiesa.
1658, 16 decembre. Ricognizione di Lire 300 al Dott. Cassini per la linea meridiana, già compita nel 1656. La sua lunghezza accresciuta da quella della lapide, che sul principio della linea recava diverse inscrizioni , fu trovata essere la seicentesima millesima parte di tutta la circonferenza della terra, un grado della quale corrisponde a miglia 58 e passi 60 di Bologna.
1659, 4 ottobre. Era terminata la chiesa, come in oggi la vediamo.
1661, 14 gennaio. Pagamento a Bernardino Perti e Compagni del saldo di Lire 13,400 per mercede del lavoro dell’ultima crociera della navata maggiore. Rogito Cristofaro Sanmartini.
1661, 9 febbraio. Decreto di portar l’Altare Maggiore avanti, verso la scalinata sotto l’arcone.
1661, 17 ottobre. Concessione a Leonardo Baroni e comp. della fabbrica del voltone della Corte dei Galluzzi, della casa del maestro di Cappella e della scuola. R. Cristofaro Sanmartini.
1662, 19 decembre. Ordine di rimettere la Tribuna sopra l’Altar maggiore che fu tolta quando si costrussero le volte del coro e delle ultime Crociere.
1669, 8 aprile. Assoluzione di Francesco Martini architetto di Marco Paganuzzi fondighiere e di Sebastiano Mossi alli fabbricieri di S. Petronio dell’ importo dei legnami e dei ferramenti dati per la fabbrica della volta maggiore della chiesa, dell’aumento dato alla chiesa stessa e delle altre fabbriche aggiunte in aderenza della medesima e delle mercedi date secondo le rispettive loro arti e rispetto a detto Martini per la Tribuna di legno ricostruito sopra l’Altar maggiore , compresovi opere, legname e modello di legno della medesima. Rog. Cristofaro Sanmartini; dunque sembra che il Martini sia l’ inventore dell’attuai Tribuna attribuita da vari, all’architetto Monti. Si noti che non è di legno, che la parte superiore del Cupolino e dalli archi al cupolino è di materiale legato da catene di ferro.
1673, 28 giugno. Convenzioni con Luigi Quaini e Marcantonio Franceschini pittori figuristi e con Giacomo Alboresi pittore di quadratura per il dipinto a fresco da farsi nel Coro di S. Petronio e cioè del Santo che scaccia l’eresia secondo lo schizzo dato, con due figure di più, che rappresentino la consacrazione del S. Sepolcro per esso fatta, con obbligo di Carlo Cignani pittore di fare il cartone per le dette figure, e per il panno , e di prestare la sua assistenza ai detti pittori. Il prezzo per le figure e per il panno fu stabilito in Lire 675 e per la quadratura Lire 300. R. Giuseppe Maria Uccelli.
1673, 1 luglio. Dichiarazione dei fabbricieri, che nel quadrato del Coro vi si debba rappresentare S.Petronio che purga la città dall’eresia degli Ariani, e Nestoriani, siccome una delle più insigni sue opere. Rog. Giuseppe Maria Uccelli. Fu poi cambiato progetto e si eseguì invece il quadro con S. Petronio genuflesso, che prega la B. V. di proteggere la città di Bologna.
1680. In ottobre fu imbiancata la chiesa dando un color rosso ai pilastri , e alle cornici, colla spesa di Lire 809.
1700, 12 gennaio. Furon poste nella chiesa le banche nuove dei particolari.
1712, 3 ottobre. Il senatore Ferdinando Ranuzzi donò 180 braccia di damasco cremisi, che costarono Lire 1064, 3 per addobbar ciascuna colonna o pilastro della chiesa di S. Petronio.
1712. S’ incominciò a risarcire la scalinata sulla piazza della parte delle Chiavature.
1715, 3 luglio. In venerdì furono terminate le scale e la seliciata a capo della medesima. I macigni dei gradini furono rovesciati Si lavorò tre anni e si spesero Lire 8000 compresa la fattura dei macigni delle scale. Altri dicono che la spesa ascendesse a Lire 20,000.
1727. Fu instituita l’accademia dei Diffettuosi, che ogni anno cantava le lodi di S. Petronio nell’ottava del Santo entro il coro della basilica.
1738, 13 ottobre. Si cominciò a rinnovare la seliciata della chiesa che fu scoperta li 14 giugno 1741.
1737. Fu imbiancata la chiesa, e rinnovati i finestroni. Il 3 ottobre seguì la traslazione del sacro capo di S. Petronio da S. Stefano per rimanere stabilmente nella sua basilica.
1748, 6 dicembre. Il cardinale Pompeo Aldrovandi ebbe il progetto di compiere la facciata della chiesa di S. Petronio, come dicesi l’avesse avuto il Legato cardinale Castaldi, che per volere le sue armi nella facciata, cosa non concessa dal reggimento, abbandonò il pensiero, ed impiegò la somma nella costruzione di una delle due chiese che fan prospetto alla piazza del popolo in Roma.
L’ Aldrovandi ordinò lo scandaglio della spesa all’architetto del senato Francesco Dotti, il quale sotto il giorno suindicato presentò il seguente dettaglio.
Calcolò egli che la facciata fosse fatta per la quarta parte secondo il disegno del Terribilia , e che perciò mancassero a compierla piedi 10725 quadrati della medesima, per i quali occorrevano:
Marmi bianchi e rossi non calcolato l’ intaglio L. 202,702
Piedi cubi di muro 56490 L. 26,400
Per mettere in opera i marmi L. 13,600
Legname per i ponti , fittole di ferro, piombo e vino L. 13,500
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L. 282,692
Si dibatte il valore di 50 grossi pezzi di marmo che si trovano in essere nella via dei Pignattari
L. 5,400
Restano L. 277,292
In questo scandaglio non è compresa la spesa per far lavorare i marmi, scolpire le statue, i bassirilievi e gli ornamenti, l’opera muraria e le spese impreviste.
1753, 15 marzo. Benedetto XIV smembrò dall’eredità del cardinale Pompeo Aldrovandi un capitale di Monte di scudi romani 32,403. 84 a benefizio della chiesa e del capitolo di S. Petronio.
1758, 11 novembre. Donazione di monsignore primicero marchese Francesco Zambeccari Zanchini alla fabbrica di S. Petronio di due orologi l’uno all’ Italiana, l’altro alla francese fabbricati da Fornasini Bolognese, che eran costati circa Lire 3000. R. Gio. Rosini.
1775, 14 marzo. Antonio di Francesco Paganuzzi si obbliga di fornire la lastra d’ottone per la meridiana e di metterla in opera per Lire 1300.
1776, 31 settembre. Si finì di rinnovare coll’assistenza del dottor Eustachio Zanotti la linea meridionale già fatta dal dottor Domenico Cassini nel 1656. La spesa ammontò a Lire 3000, e li 3 ottobre susseguente fu scoperta.
1797, 21 giugno. L’amministrazione della fabbrica di S. Petronio fu affidata alla municipalità del Cantone di S. Domenico come da lettera del comitato centrale del 5 giugno precedente.
1798, 6 settembre. Si decretò che le quattro Croci dette di S. Petronio esistenti in altrettante cappellette da demolirsi , fossero poste nelle due navate piccole della Chiesa del Santo contro quattro contrapilastri delle capelle.
Il 28 ottobre 1798 furon collocate nel luogo destinato.
1802, 4 ottobre. Fu rimessa in uso la Corsa del Palio di S. Petronio dalla Carità in Strada S. Felice fino alla Masone in Strada Maggiore stata trascurata dal 1796 al 1802.
1824, luglio. Si diede mano al rifacimento della scalinata di S. Petronio cominciando il lavoro dalla parte del Registro. Il venerdì 11 agosto 1826 fu scoperta. È tutta di marmo di Carrara e fu fatta dal Capo Mastro Francesco Minarelli, che perdette miseramente la vita li 22 luglio 1826 per la caduta da un ponte nella fabbrica della Biblioteca Comunale presso S. Domenico.
Quando anticamente si eseguivano le sentenze capitali , sia nella ringhiera del Podestà, sia sulla piazza, si erigeva un altare coperto sopra le scale di S. Petronio, ove si celebrava la messa per il condannato e che era da lui ascoltata. Quest’uso era in vigore anche del 1438.
Il Capitolo di S. Petronio era composto del Primicero instituito da Eugenio IV l’11 ottobre 1436, ed il primo fu nominato li 20 ottobre 1439.
Del decano, dignità fondata da Floriano Dolfl il primo gennaio 1503.
Del Preposto di fondazione del Capitolo. Rogito Francesco Formaglini 15 maggio 1496.
Del Priore dotato dal Cardinal Vescovo Achille Grassi, come da Rogito di Girolamo Cattanei delli 8 ottobre 1514, e da Antonio Mogli. Rog. Girolamo Folchi.
Dall’Arciprete , eretto da Paolo Emilio Alè. Rogito Pier Antonio Noci 6 luglio 1607.
Del Tesoriere fondato dal Canonico Francia con Rogito d’Antonio Nanni del 4 luglio 1739.
I Canonici di prima instituzione furono in numero di come da Rogito di Giovanni Battista Grassi dei 5 gennaio 1464.
Il Canonicato Aldrovandi fu aggiunto nel 1754 dal Cardinal Pompeo Aldrovandi.
Vi erano 14 Mansionari, 20 Capellani, un Sagristano, un sotto Sagristano e cinquanta Chierici , dodici dei quali vestivano di rosso quando si faceva capella. I predetti 12 Chierici erano salariati a L. 4 il mese, altri 10 a L. 8, e N. 6 o 8 Chierici Versetti, cosi chiamati, perchè intuonavano i versetti in coro L. 3, 2, 1 al mese. Il maestro dei Chierici Lire 20 , il sagristano e il maestro di cerimonie Lire 22 per ciascuno e la casa a tutti e tre. Il sotto sagristano, o Tabulario non aveva la casa.
Il maestro di canto figurato e di canto fermo, o Gregoriano.
Fu soppresso questo Capitolo il 6 giugno 1798, poi ripristinato colla legge della dotazione dei vescovati nel 1805, ma i beni di sua pertinenza erano tutti alienati.
Questa basilica era governata dal Senato mediante un’ assuntaria di 6 Senatori , uno de’ quali con titolo di presidente nominato con Breve Appostolico, a vita. Questa carica per molti anni fu coperta da un Senatore della famiglia Albergati, Gli altri cinque erano ammovibili ogni biennio.
La musica della Cappella era composta del maestro di Cappella colla mensualità di Lire 50 e la casa, di 4 Soprani, di 4 Contralti, di 4 Tenori, di 4 Bassi , di 6 Violini, di una Viola , di un Violoncello , di un Violone , che eran salariati in ragione di Lire 15, 8. 50, 5, 4, 3 al mese. L’organista aveva L. 20 mensili , e il sotto organista era pagato per le sole funzioni solenni.
Al predicatore della quaresima venivano pagate Lire 1250 , più l’abitazione sopra la residenza dei Fabbricieri.
Il Ministero della fabbrica era composto del Sindaco con L. 50 mensili , del computista con L. 30, del guardiano con L. 10 e la casa, di un procuratore con L. 6 , di un notaro L. 30, del campanaro L. 15 e la casa. Totale mensile L. 141.
Siccome la chiesa di S. Petronio di Bologna quantunque non eretta che per metà, nullameno è il quinto fra i maggiori templi d’ Europa , così ne daremo le singole loro misure quali sono segnate nel pavimento della basilica di San Pietro a Roma.
S. Pietro di Roma Palmi 862. 07
S. Paolo di Londra Palmi 710.
S. Maria del Fiore di Firenze Palmi 664.
Duomo di Milano Palmi 605.
S. Petronio di Bologna Palmi 595. 05
S. Paolo fuori delle mura di Roma Palmi 572.
S. Sofia di Costantinopoli Palmi 492.
In questo tempio ebbe luogo uno degli atti più solenni che la nostra Storia Patria ricordi. Darne qui dettagliato conto siccome promettemmo a pagine 256 del primo volume, attenendoci rigorosamente al testo di una cronaca di quel l’epoca che per maggior chiarezza traducemmo alla odierna dicitura, lo credemmo indispensabile quantunque l’identico argomento ci sia stato tramandato da ben altri egregi, e valent’ uomini. Lasciamo molti vocaboli nella sua originale integrità partitamente distinti, perchè riferentisi a costumanze di quei dì.
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
S. Petronio. Basilica e collegiata.
La prima antica chiesa dedicata a questo Santo fu eretta nel 1211 in San Petronio Vecchio.
II 7 giugno 1390, in giorno di martedì, fu benedetta in S. Pietro la prima pietra di questo tempio, che fu sotterrata alle ore 12 sul canto dell’ospedale della Morte dov’era la torre e la casa dei Rustigani.
Le chiese atterrate per la fabbrica di questa basilica furono:
1. Santa Maria de’ Rustigani.
2. Santa Croce.
3. Santa Tecla dei Lambertini.
4. Santa Maria Rotonda dei Galluzzi.
5. S. Cristoforo dei Geremei.
6. Santa Maria de’ Bulgari.
7. Sant’Ambrogio.
8. S. Geminiano.
Nel 1392 fu terminata la prima capella, che è quella dei Bolognini, dove il 4 ottobre fu celebrata la messa.
La statua di S. Petronio appoggiata al pilastrone a sinistra di questa capella si pretende esser quella dell’ antico suo tempio in S. Petronio Vecchio.
Nel 1647 si cominciarono le volte della gran navata alta piedi 116 1/2, lunga sino al muro del coro piedi 325 1/2. Se la chiesa fosse finita sarebbe lunga piedi 608 e larga colle capelle piedi 138, ed avrebbe il circuito di un quinto di miglio.
Nel 1653 fu terminata la volta di mezzo, e si cominciarono due altre capelle, che assieme alla sagristia furono compite nel 1659. Il numero delle capelle è di 22.
La tribuna dell’ altar maggiore è alta piedi 75, larga piedi 17 1/2 e di fianco piedi 16.
I due organi sono alti piedi 62 e larghi piedi 49 1/2, e furono architettati da Gio. Giacomo Monti.
Giacomo dalla Fonte, alias della Quercia, ornò per 600 scudi d’oro la porta principale della chiesa, mettendo lui stesso i marmi d’Istria condotti fino a Ferrara. Così si rileva dai libri della chiesa sotto la data del 20 ottobre 1449.
La cappella di Sant’Antonio, oggi dei Ranuzzi, era de’ Saraceni.
Le scalinate avanti la suddetta basilica sulla piazza grande, lunghe piedi 174, fatte di mattoni, furono nel 1510 rifatte di macigno.
Nel 1743 fu rifatto di nuovo tutto il pavimento, imbiancata la chiesa e rimodernati tutti i flnestroni.
Il 12 maggio 1749 fu collocata la ferriata alla cappella di S. Petronio ornata di ricchi marmi e bronzi dal Cardinal Aldrovandi.
Il capitolo fu soppresso il 6 giugno 1798.
Il 27 giugno 1800 la fabbrica vendette una casa di dietro al Guasto al dottor Clemente Scarselli, a rogito Giusti.
Il 21 marzo 1797 i fabbricieri dimandarono le campane della Certosa sulla supposizione che quella chiesa sarebbe soppressa, e fare un cambio con le loro.
Il 9 giugno 1797 la Centrale decreta L. 1100 per la celebrazione del voto per il terremuoto.
Questa fabbrica fu soggetta alla municipalità di S. Domenico.
Il 6 settembre 1798 vi furono messe le quattro croci tolte dalle capellette demolite. Il 28 ottobre 1798 fu destinato per tenervi le assemblee per l’acccttazione della costituzione Cisalpina.
Fu qui accettata la costituzione bolognese, ed eletti i rappresentanti che andarono a Reggio e a Modena ad inaugurar la costituzione Cispadana.
II 4 giugno 1807 il cav. Antonio Ceretoli, erede del conte Giovanni Fantuzzi, cedè una capella per mettervi la statua della Concezione che era in S. Francesco. Quest’operazione fu fatta colla spesa di oltre L. 20000.
Il 4 dicembre 1808 fu consacrata. A piedi di detto altare vi fu fatto il deposito del detto conte Giovanni Fantuzzi.
Il 24 dicembre 1801 furon messe le due statue di marmo a lato dell’ altar maggiore, che erano in S. Francesco, e levate le due di gesso assai piccole che quivi erano prima.
Il 9 luglio 1799 fu ripristinato il capitolo dal Governo Austriaco.
Nel 1805 furono assegnate alle dignità del capitolo L. 3500.
Si aggiunsero due canonicati distinti con L. 800 per ciascuno.
Nella capelia della Concezione vi furono riposte tutte le reliquie delle chiese chiuse, e specialmente quelle che erano in S. Francesco.
Il 31 gennaio 1799 furono trasferiti in questa chiesa tutti gli obblighi di messe della chiesa della Morte, come pure i confessori stipendiati di quella.
Il 3 ottobre 1743 vi fu traslocala la testa di S. Petronio.
Il palazzo pubblico fu incominciato nel 1290 racchiudendovi quello dei Lambertazzi, sulla torre dei quali fu posto nel 1451 l’orologio, e nel 1498 messovi le figure dei Re Magi.
Nel 1550 le ore cominciarono a battere di sei in sei, mentre prima suonavano fino le 24.
Nel 1667 cominciò a ribattere le ore.
Questo palazzo è in isola di circuito piedi 1450. Ha una sola porta avanti la quale eravi una fossa con ponte levatoio che fu tolto nel 1510.
La ringhiera degli Anziani fu fatta nel 1381.
La statua di Bonifacio VIII fu fatta dall’orefice Manno nel 1301.
Questa statua era sopra la ringhiera del palazzo della Biada, che era rimpetto alla fontana di piazza, unito poi a quello della Comune nel 1365.
La Madonna posta nella facciata del suddetto palazzo fu fatta nel 1478 da Nicolò dell’Arca. L’immagine è di mezzo rilievo, ed è alta piedi 8 circa.
La statua di Gregorio XIII fu collocata sopra la porta architettata da Domenico Tibaldi nel 158O. È di peso libbre 11300, la fattura costò scudi 700 a ciascuno dei due operatori Alessandro Minganti scultore, ed Anchise Censore fonditore.
Le scale a cordonato fatte con disegno di Bramante, la prima lunga piedi 85, la seconda di sopra piedi 91, furono costruite nel 1509.
L’ ufficio del Torrone fu istituito nel 1525.
Il giardino è lungo piedi 122. largo piedi 120.
Le inferriate furono fatte nel 1365.
La cisterna, che costò 6000 scudi, è architettura di Francesco Terribllia.
La piazza è lunga piedi 370 e larga piedi 300.
La capella Farnese fu aggrandita nel 1561.
Nel 1510 Giulio II vi tenne concistori. È lunga piedi 64 e larga piedi 32. Fu architettata da Galeazzo Alessi. La sala regia, o Farnese, è lunga piedi 96, e larga piedi 32. Fu ornata nel 1660.
La sala d’Ercole è delle stesse misure della sovrapposta Farnese.
Il foro civile dei Notari, fabbricato nel 1588, è lungo piedi 74 e largo piedi 30.
Nel 1660 vi fu fatta la capella dedicala alla Beata Vergine e a S. Tommaso d’Acquino.
Nel 968, imperando Ottone, la repubblica di Bologna aveva i Consoli, che nel 1228 presero il nome d’Anziani Consoli, e che nel 1377 furono ridotti a nove col Confaloniere.
Eranvi i Consoli di giustizia dai quali vennero poi i Tribuni della plebe, o Collegi, i quali nel 1088 cominciarono ad usare i quattro stendardi per i quattro quartieri.
Finalmente i Consoli del foro dei mercanti e i Massari delle arti. Il primo Confaloniere fu Guido Pasquale creato per un mese il 7 agosto 1321. Nel 1276 governarono per due mesi. Nel 1467 il Confaloniere fu estratto dal corpo del Senato. La capella posta nel cortile maggiore a mano destra, fu eretta nell’anno 1574 e fu dedicata ai Santi Giorgio e Sebastiano. Il Busto di Benedetto XIV posto a capo della prima scala fu terminato il 22 febbraio 1570. La scultura è di Gio. Battista Bolognini, e la fonditura di Mariano de’ Mariani.
Era quivi la memoria di Gregorio XIII traslocata nella loggia per andare alla seconda sala di sopra.
La piazza del Gigante è lunga piedi 370, e larga piedi 300. Nel palazzo pubblico vi erano le seguenti capelle:
1. Capella del Legato in fondo alla galleria, che passa negli appartamenti. Il quadro insigne del Cristo morto, opera di Leonello Spada, fu venduto dalla Nazione al Senatore Legnani. In quel luogo vi fu posta una statua gigantesca allusiva al governo repubblicano.
2. Capella del Vice-legato, a pian terreno, fu pure demolita. Questo appartamento è stato adoperato a diversi usi. Il 18 dicembre 1808 fu messo a uso dei burò della polizia. poi per il registro dei matrimoni, nati e morti, poi per computisteria della municipalità, ecc.
3. Capella del Confaloniere, anche questa disfatta. L’appartamento servì per il primario magistrato della repubblica, poi per il commissario presso i tribunali.
4. Capella Farnese, anche questa messa ad uso profano, e cioè ad archivio prefettizio, o dipartimentale; e l’altra pure delle già Municipalità interne e dell’Amministrazione centrale, che si destinò di ridurla, con spesa notabile, a tre navate di legno, avendovi già dato maggior lume mercè due grandi finestre basse nel 1806. Servì poi per chiamate di congregazioni, per i notari del civile, e per altri usi.
5. Capella degli Anziani. Questa fu conservata, anzi il 6 luglio 1797 decretò la Centrale che l’ uffìziatura fosse mantenuta a sue spese, ma saputosi che il governo non poteva far spese per il culto, si cessò di pagarne l’uffiziatura il 5 novembre 1798.
6. Capella del Torrone, distrutta, e ridotta questa parte di palazzo al piano delle loggie. La scala delle carceri fu demolita, e rifatta in altro luogo. Vi furono incorporati altri locali per uso dei notari, giudici processanti, cursori, ecc. e tutto fu finito nell’ottobre del 1808.
7. Capella degli Svizzeri nel primo cortile. Tolto l’ altare, fu messa a comodo dell’ uffiziale di guardia nel 1797, poi atterrata per rendere più spazioso il loggiato del cortile.
8. Capella degli Svizzeri sopra il loro quartiere, ridotta ad abitazione che si affitta. Parte di questo piano fu ridotto a comodo dei tribunali criminali e civili.
9. Capella de’ Cavalleggieri. Questa pure fu atterrata ed incorporata al quartiere del capitano, e posta ad uso di pigionanti nel 1800.
10. Capella dei Collegi, o Tribuni della plebe. Il quadro insigne di S. Giusto in legno, opera del Passarotti, fu passato il 29 settembre 1797 all’Istituto. La capella e tutto il locale di residenza fu aumentato e dato al dicastero degli alloggi, poi alla polizia. Il 12 giugno 1798 fu destinato per residenza della commissione criminale militare.
11. Capella de’ Notari del civile. Subì la sorte delle altre. La sala poi fu sgombra dai sgabelli che erano di proprietà dei notari, e ridotta ad altra forma mediante apertura di finestre, e messa a più usi. Ultimamente fu destinata alle udienze dei tribunali civile e criminale, con alzata eminente per i giudici, e comodo per il popolo accorretevi. Il 15 settembre 1808, per decreto di Melzi, fu soppresso il corpo dei Notari del civile, e ripristinato al reingresso del governo papale, nella sala degli Anziani provvisoriamente, indi restituiti in questo locale.
12. Capella nella galleria del Legato detta Santa Maria della Pace.