Dai Cartigli del Comune di Bologna
Castello di Galliera
Questi ruderi sono ciò che rimane dell’antica fortificazione cittadina, costruita e distrutta cinque volte. La prima fortezza venne innalzata dal Cardinal Legato Bertrando del Poggetto nel 1330-32 e distrutta con la sua cacciata nel 1334; nella cappella trecentesca vi erano affreschi di Giotto e un polittico marmoreo di Giovanni di Balduccio (1334 c.). L’ultima costruzione, con fossato e otto torrioni di guardia, venne eretta per volontà di Giulio II nel 1507 e distrutta nel 1511.
Indirizzo:
via Indipendenza
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Il Cardinal Bertrando arrivato a Bologna li 5 febraio 1327 cominciò a divulgare che il Papa voleva ritornare in Italia ma non in Roma, e che era suo divisamento lo stabilire la sua sedè in Bologna. Nel 1329 ordinò ad Agnolo, e ad Agostino senesi ottimi ingegneri, e scultori che lavoravano la tavola di marmo di S. Francesco di esaminare qual fosse il sito più adatto per fare una fortezza, che da loro fu giudicato quello presso la porta Galiera. Si diede mano alla fabbrica nel 1330 e intanto si fece credere, che fosse per un palazzo pel Pontefice, riuscì quindi di somma sorpresa per gli abitanti il vedere ad opera avvanzata, che si trattasse non di un palazzo, ma di un castello lungo passi 200, e largo 300. Le mura eran merlate, munite di forti torrioni, contornate da profonde fossa con due porte l’una a mezzodì verso la Città, l’ altra a settentrione verso la campagna. A mezzodì fu fatta una estesa spianata, o piazzale, per formar la quale fu obbligato il Comune di comprar 19 case pagate L. 830 ai PP. di S. Salvatore alle Suore di S. Anna , di S. Croce e a diversi particolari. Questo vasto lavoro fu compito in poco tempo, e il Legato vi stabili la sua sede dove rimase fino al 1334 nel qual anno insortosi uno dei soliti tumulti di partito fu cacciato nel mese di marzo da Bologna rifugiandosi a Firenze. Li 17 marzo predetto si cominciò a distruggere il Castello, e non si cessò dal lavoro finchè non fu interamente spianato.
Li 30 luglio del 1404 il Cardinale Legato Cossa mise la prima pietra per un secondo Castello sopra le ruine di quello del Cardinal Bertrando, ma di estensione più limitata. La Camera pagò L. 3919 in acquisto di case, poi L. 31105 a tutto il 1406 e L. 1641 in monizioni. Il restante fu pagato dal Legato. Questo Castello fu detto della Verda perchè le sue mura verso settentrione si viddero subito ricoperte di erbe. Li 28 maggio 1411 fu distrutto per furor di Popolo.
Cominciò a sorgere un terzo Castello li 8 marzo 1413 di differente disegno, meno esteso del primo, ma più robusto essendosi costrutte le sue mura di grossezza piedi 15. La Città spese per la sua fabbrica lire 358011 , e per monizioni lire 900. Ma questo ancora corse la sorte degli altri due dandosi mano alla sua demolizione li 5 aprile 1416.
Si voleva pure un Castello in Bologna per tenere in rispetto il popolo, e per sicurezza del governo, perciò ai 20 dicembre 1436 se ne fece sorgere un quarto che ceduto dal Tartaro da Perugia capitano del Duca di Milano per ducati 5000; più non esisteva li 25 agosto 1443.
Per mettere la prima pietra del quinto Castello fu fissato il 20 gennaio 1507 a ore 14 dietro l’oroscopo tirato dai più instrutti Astrologi di quei giorni. Fu essa murata fuori della porta di Galliera a mano sinistra lontano dieci piedi dalla strada. Giulio II maledì chi avesse demolito il Castello, e regalò 20 ducati d’ oro al capo mastro della fabbrica. Tutti i muratori di Bologna furono obbligati a prestare la loro opera; i contadini a condur gratis i materiali, e i proprietari a somministrar calce, pietre ed altre qualità di materiali. Questo Castello fu il più vasto, e il più forte di quanti l’avevano preceduto, e si estendeva non poco fuori delle mura della Città. Le difese erano a scarpa e le fosse verso mezzodì ripiene d’acqua. I muri costrutti di ghiaia e calce contavano dodici braccia di grossezza lungo i quali erano distribuiti otto forti torrioni. Li storici distinguono il Castello dalla Cittadella, mentre il primo si trovava dalla parte del mercato, e la seconda di là della porta Galliera sull’orto Poeti. L’uno comunicava coll’ altra. La Cittadella aveva due strade larghe piedi 14 lungo le quali vi erano tre filari di cento case ciascuno per servigio della guarnigione. È fama che costasse 40000 ducati senza li fondamenti. Dopo anni 4 giorni 7 e ore 3 d’esistenza, ebbe la stessa sorte degli altri li 27 maggio 1511 a ore 11. Dopo la distruzione furono venduti dei materiali per oltre L. 7000. Il Cardinal Alidosio Legato di Bologna li 20 novembre 1508, fece il seguente Decreto: “Uniformandosi il Legato alla mente del Pontefice, che dopo aver liberata la Città ordinò la fabbrica di una Cittadella, o Rocca per porvi soldati, ed entro quella pure una Chiesa, o Precettoria fissandogli la dote di un annua entrata di 300 fiorini d’ oro da conseguire sopra li beni confiscati ai Bentivogli, perciò il Legato inerendo alle bolle di Roma ottenute dal Cav. Frate Cecchino Freddi , lo investisce di detta. Chiesa , e Precettoria eretta che sarà, alla quale assegna tutti gli edifizi , ed artifizi , che sono in detta Cittadella sopra il fiume Reno (cioè canale), li molini di Pescarola già dei Bentivogli con la giurisdizione delle acque, una possessione a Castel S. Pietro dei detti Bentivogli, il palazzo Poeti, e una casa da S. Martino.
1509 9 Gennaio. Doratea Ranuzzi possedeva un edifizio con acquedotto dove si lustravano le armi e il ferro e dove si pillavano legumi e biade ecc. posto in luogo detto le Pugliole presso due vie pubbliche, e presso certo terreno dei Poeti; e perchè nel cavar le fosse della nuova Cittadella e Fortezza di Bologna parte di detto edifizio veniva diroccato e parte applicato al molino di detta Cittadella, perciò il Cardinale Francesco Papiense (Alidosi) Legato di Bologna concesse alla medesima di erigere altro edifizio nei beni di Angelo Ranuzzi di lei marito fuori e presso le mura di Bologna in luogo detto la Punta di Mirabello, dov’ eravi una chiusa, e sostegno con muri a benefizio del naviglio di detta Città purchè per detto edifizio non resti impedita la navigazione. La suddetta Dorotea in Ranuzzi era figlia di Baldassarre Lupari, e il sito nel quale gli fu con cesso di fabbricare il molino fu al Ranuzzino sul Canal naviglio presso la mura delle Lamme.
1509 10 Gennaio. Approvazione di Giulio II della dote assegnata alla Chiesa, e Precettoria da erigersi nella Cittadella, o Fortezza di Bologna, nella quale è compresa la casa dei Poeti (in vicinanza di detta Cittadella) confiscata per la ribellione dei Bentivogli.
È molto probabile che la detta Chiesa, e Precettoria fosse la Chiesa di S. Giulio, che il Masini immagina fatta edificare dai Poeti e consacrare li 28 ottobre 1512, senza saperci dire quando fosse distrutta. Li 10 gennaio 1509 la Chiesa ordinata dal Papa non era ancora eretta stando alle frasi dell’ approvazione della dote, ma deve esser stata certamente compita prima del 27 maggio 1511 in cui colla Cittadella sarà anch’essa rovinata.
Restano tuttora alcuni pochi avanzi tanto a destra, che a sinistra della porta della Città, dell’ultimo Castello di Galliera, sui quali un qualche storico aggiunge che del 1560 vedevansi ancora nelle ruine della Capella quattro figure dipinte da Giotto. Il povero storico prese un grand’abbaglio a creder di Giotto quattro figure in una Chiesa fatta edificare sotto il Pontificato di Giulio II. Se le pitture erano di Giotto non potevano appartenere alla Capella eretta per l’ ultimo Castello. Se poi erano resti di quella, forse fatta dal Cardinale Bertrando è impossibile a concepirsi come si fossero potute conservare per più di due secoli, e a dispetto di cinque distruzioni del Castello.
Li rottami dei Castelli predetti alzarono il piano dell’ antico Campo Magno, dalla parte di settentrione, per cui volgarmente cominciò a dirsi Montagnola, mentre la parte di mezzodì verso la Città prese quello di Foro Boario, di Piazza del Mercato e di Piazza d’ Armi.
Dalla Graticola di Bologna di Pietro Lamo (XVI secolo)
La porta posta a linea retta del settentrione è la porta della strada nominata Galliera. All’entrare a mano sinistra vi è restato nel dirupamento della muraglia un pezzo di una volta, che era dipinta di mano di Giotto, ed ora se ne vedono quattro figure a fresco, belle per quella maniera, e si sono molto ben conservate, e le fece fare un tiranno che ebbe nome Scannabecco, che a quel tempo si conservava lì perchè vi era una buona fortezza, come si vede dal restante delle muraglie oggidì.