Dai Cartigli del Comune di Bologna
Collegio Venturoli
Il palazzo costruito su progetto di G. B. e G. A. Torri e compiuto da G. A. Conti nel 1700, sino al 1781 ospitò l’antico Collegio Illirico – Ungarico. Dopo alcuni passaggi di proprietà, nel 1822 per volere dell’architetto Angelo Venturoli, vi si costituì un collegio dedicato al sostegno di giovani artisti, compito tutt’ora svolto dalla Fondazione Collegio Artistico Venturoli, che custodisce anche l’importante Archivio Venturoli. Nello sfondo del cortile, paesaggio a fresco di R. Fantuzzi. All’interno affreschi con episodi della Storia della Croazia e dell’Ungheria di G. Pizzoli (1700).
Indirizzo:
via Centotrecento, 4
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Collegio Illirico Ungarico. Paolo Zondi, gran Preposto e Canonico di Zagabria, poi Vescovo di Rosana in Croazia, passando per Bologna nel 1537, per andare a Roma, s’invogliò di stabilirvi un collegio per giovani suoi connazionali, a ciò consigliato dalla celebrità del nostro studio.
Non si conoscono i motivi che ritennero in Roma per molti anni il Zondi, perchè il suo ritorno in Bologna ebbe luogo soltanto nel 1552. Sembra però che avesse cominciato ad eseguire il suo progetto prima di abbandonar Roma, dacchè vien detto che li 19 novembre 1550 Lorenzo Reffrigeri avesse venduto al collegio una sua casa per scudi 487 d’oro.
Nel 1552 presentò gli statuti regolatori dell’ istituto protetto dall’ Imperatore dei Romani, dal Vescovo di Bologna e dal Capitolo di Zagabria, dal qual Capitolo volle che fossero estratti i Rettori. Gli alunni dovevano esser chierici e di provata nobiltà.
Qnalche volta furono in numero di dodici, o dieci, ma non mai meno di otto. Vestivano l’ abito antico dei preti secolari, cioè il talare di stamina nera, e il tabarro dello stesso drappo, ma stretto e abbandonato di dietro alle spalle. Andavano cinti di larga fascia di seta fiorata, dalla cui allacciatura pendevano fiocchi pure di seta nera. Dal capello a tre punte alla sacerdotale uscivano due fiocchi, e finalmente portavano al petto una stella o croce d’ oro colle armi del capitolo di Zagabria e del fondatore.
Non si ha altra memoria di acquisti fatti per l’abitazione dei collegiali, se non quella già annunciata, dal Reffrigeri, il cui stabile era in Cento Trecento.
Nel 1691 si volle dare alla fabbrica del collegio una nuova forma con disegno di Gio. Battista, e di Giuseppe Antonio Torri. Trovasi che li 28 giugno di detto anno il Senato accordò suolo pubblico per la medesima, che fu condotta a termine nel 1700, con direzione di Gio. Antonio Conti.
Il primo Rettore dal 1553 al 1558 fu Stefano Leporino.
Giuseppe II Imperator d’ Austria decretò li 15 settembre 1781 la soppressione di questo collegio, lo che si eseguì li 29 ottobre susseguente, e li 14 dicembre dell’anno stesso fu chiuso.
Il Rettore, quale plenipotenziario di S. M. I. e R., pubblicò la vendita di tutti i beni consistenti:
1° Nella casa in Cento Trecento, venduta poi alle suore Terziarie Scalze.
2° In un predio a Marano con casa padronale, e di semina corbe 5, acquistato dal marchese Boschi.
3° In un predio a Russo, di semina corbe 11, con qualche comodo di casa padronale.
4° In un predio nel Comune di S. Vitale detto gli Alemanni, di semina corbe 11, con casa da braccente.
5° In un predio in Olmetola, detto il Morazzo, di semina corbe 12, con casa da braccente.
I quali furon comprati da Vincenzo Galli per L. 60000, li 28 ottobre 1781.
Cosi fini questo collegio che godeva molti privilegi, esenzioni ed immunità, e che ad imitazione del Collegio di Spagna, dispensava patenti a vari cittadini bolognesi.
Le suore Terziarie, dette Scalzine, degenti in Strada S. Stefano nel locale dell’antico Catecumeno, comprarono questo collegio li 29 ottobre per L. 20500. Il martedì 23 aprile 1782 le compratrici in numero di 12, e una tredicesima in approvazione, passarono, in varie carrozze, nel nuovo convento, e si apri la chiesa pubblica dedicata ai SS. Giuseppe e Teresa. Non perdurò quivi il loro soggiorno, perchè li 8 settembre 1805, sul far del dì, furono traslocate ed unite al convento delle Scalze di San Gabrielle in Strada S. Stefano, dove poi le une e le altre furon soppresse li 12 luglio 1818. Questo fabbricato servì a vari usi militari, e particolarmente a deposito di coscritti, e in appresso a casa di correzione.
Angelo Venturoli, nativo di Medicina, architetto di professione, morto li 7 marzo 1821 a ore 8 pomeridiane, con suo testamento segreto consegnato al notaro Gio. Paolo Dossani, e pubblicato li 8 marzo dello stesso anno, instiluì un collegio da dirsi Venturoli per un numero di giovani compatibile coi mezzi della sua eredità, i quali dovessero applicarsi agli studi delle belle arti, del disegno, nominando suoi esecutori testamentari il marchese Antonio Amorini nato Bolognini, il conte cav. Luigi Salina, e Carlo Savini, i quali li 8 luglio 1822, mediante l’economo di questa istituzione, acquistarono questo locale per scudi romani 2130, come da rogito del suddetto Dossani. Dopo i necessari risarcimenti ed adattamenti, si aprì il collegio con alunni che furono regolati dal Rettore D. Antonio Maini canonico Decano di S. Petronio.
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
SS. Giuseppe e Teresa.
Chiesa in Strada Santo Stefano di Terziarie Carmelitane scalze, che si unirono in comunità il 14 gennaio 1742 entrando in questo convento, dove fu la casa dei Cattecumeni, comprata per L. 18000.
Il 16 luglio 1744 fu aperta la loro chiesa, e il 3 agosto 1749 fu terminato il cimitero nella chiesa interna. In seguito, come fu detto, traslocaronsi nella via di Cento Trecento, dov’era il collegio degli Ungari, e questo locale fu venduto a Gio. Pietro Zanoni farmacista da S. Biagio.
Le dette terziarie, per decreto 8 luglio 1805, eseguito soltanto l’8 settembre di detto anno, furono trasportate nel convento delle monache scalze in Strada Santo Stefano, in diverse carrozze. Il locale di Cento Trecento fu ridotto a caserma per i coscritti bolognesi, e per il commissario dei reggimenti del Regno.