Dai Cartigli del Comune di Bologna
Chiesa di San Martino.
Fondata nel 1217, fu riedificata dai Carmelitani nel XIV secolo; il campanile romanico-gotico fu rinnovato nel 1728; la facciata è del 1879; nel portale laterale il rilievo con San Martino è di F. Manzini (1531). Nell’interno affreschi frammentari di Vitale da Bologna e P. Uccello (1437); dipinti di F. Francia, L. Costa, A. Aspertini, B. Cesi, Girolamo da Carpi, Girolamo Sicciolante da Sermoneta, A. Tiarini, L. Carracci, C. Gennari, V. M. Bigari. L’organo è di G. Cipri (1556). La sacrestia è del 1624; nell’oratorio affresco di L. Massari (1625). Sulla colonna nel sagrato Madonna di A. Ferreri (1705).
Indirizzo:
via Guglielmo Oberdan, 25
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Chiesa e convento di S. Martino Maggiore detto anticamente dell’ Avesa. Era un ospitale governato da Conversi, e Converse, che si eleggevano il proprio Rettore. Un atto del libro dei Memoriali(1) ricorda:1121 casamentum unum ad Sanctum Martinum de Aposa; dunque se è vero il detto degli storici, che S. Martino si fabbricasse nel 1217 sarebbe stata una riedificazione non mai la sua fondazione. Una lettera di Onorio III del 22 Novembre 1218 diretta al Vescovo di Bologna parla di un chierico di S. Martino dell’ Avesa.
Che i Carmelitani esistessero in Bologna nel 1202 non è ben provato, ma è certo che un frate Benvenuto di Petrizolo da Bologna Carmelitano comprò da Ugolina moglie di Bolognetto Pettino per L. 18 una mezza casa sotto la parrocchia di S. Benedetto di Galliera come da rogito di Oliviero delle Scudelle del 22 maggio 1202.
Alcuni hanno scritto che i Carmelitani stavano a S. Alberto, in oggi piccola cappelletta fuori di porta S. Vitale sulla via maestra a mano sinistra, poco lungi dalla città. Ma tale notizia non regge poichè questo S. Alberto benchè si dipinga adesso in abito Carmelitano, e per tale sia tenuto, non lo fu mai di fatto ma sibbene Benedettino, e questa cappella, allora parrocchia, fu forse dipendente dal monastero di S. Alberto dei Vallambrosani posto nel comune detto di S. Alberto.
E’ certo che questi frati si stabilirono nel 1263, o 1264 in Bologna, e precisamente nella strada, che va lungh’esso le Moline, e l’Avesa verso le Agocchie in quel luogo dove vi era una fila di case tutte di eguale struttura, ma non apparisce che vi avessero Chiesa, perchè negli atti d’allora, si trova sempre e semplicemente enunciato: Locum Carmelitanorum.
1293 7 marzo. Assegnazione di Ottaviano Ubaldini juniore Vescovo di Bologna della chiesa e parrocchia di S. Martino dell’ Avesa fatta col consenso del l’Arciprete, e del Capitolo di S. Pietro, a cui apparteneva il jus di confirmare, e di instituire il parroco eletto dai parrocchiani a F. Gio Pergami Sindaco del Priore, e frati dell’ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo, sotto varie condizioni, e patti, fra i quali quello di offrire ogni anno L. 3 al Vescovo, L. 3 al l’Arciprete, e L. 3 al Capitolo di S. Pietro. Rogito Michele del fu Tommaso. Questi Carmelitani erano conventuali e detti del Capel Nero.
Il 16 ottobre 1305 il Vescovo col consenso come sopra, e con vari pesi annui assegnò l’ospitale di S. Martino dell’ Avesa alla vicina Chiesa, e convento dei frati del Carmine. Rogito Lormio dalle Nozze.
Nel 1300 fu concesso ai Carmelitani di poter tener chiusa certa strada con obbligo di comprare le case di Megorano Guboneri, dagli eredi di Guido Correggio, che corrispondono direttamente alla strada, che è presso al luogo di detti frati dal lato di mattina, poi atterrarle, ed il suolo ridurlo ad uso di strada perpetua, che abbia sortita di sotto nella via del Borgo di S. Pietro, e debba esser larga almeno piedi 14. E quando i frati acquistassero altre case all’opposto del loro dormitorio, e presso dette case da comprarsi, potranno essi chiudere la strada fra il dormitorio stesso sino alla nuova strada da farsi. Sembra che questa nuova strada sia quella oggi detta via larga di S. Martino, e che quella da chiudersi fosse fra la via di Mezzo, e quella delle Moline, e paralella alle medesime.
1303 22 settembre. I frati comprarono da Primirano Maranesi (forse Maranesi famiglia antica, e molto ricca terminata in due sorelle, una delle quali Zana di Tommaso di Calorio portò parte di questa eredità in casa Bentivogli nel 1374) una, o più case sotto S. Martino in confine del convento da due lati delle vie pubbliche dagli altri due, pagate L. 400. Rogito Francesco Bresca.
1306 18 giugno. Lambertino detto Bittino Maranesi vendette ai frati due case sotto S. Martino per L. 200 poste in confine dei compratori da due lati. Rogito Simone Guja.
L’11 ottobre 1306 si era cominciata la fabbrica della nuova chiesa di San Martino, ma vi si opponevano gli Eremitani di S. Giacomo, che iniziarono ai Carmelitani un giudizio “Novi operis”.
1308 4 gennaio. I frati comprarono da Bellezza Semipizzoli vedova di Castellano Maranesi una casa distrutta con sponde di muro posta sotto S. Martino in confine del convento da due lati, e di strade dagli altri due pagata L. 218. Rogito Francesco Bresca.
Il 15 giugno 1313 la cappella di S. Martino essendo insufficicnte per celebrare i divini uffizi si ottenne dal Comune di aumentarla, al quale effetto gli assegnò il dazio della Gabella della Circla della Mascarella, e del Borgo di San Pietro per anni cinque. In questa circostanze fuvvi internata una parte delle fosse vecchie della città, ed una chiesa dedicata a S. Andrea, che era ov’è la porta dei carri del convento.
1315 26 maggio. Partito del Consiglio dei 400, del Capitano, Anziani, e Consoli di Bologna, in numero di 385 sulla fabbrica della chiesa di S. Martino impedita dagli Eremitani di S. Giacomo, col quale si deputarono uomini onorati, che insinuassero agli Agostiniani di rinunziare alle loro pretese nel termine di giorni cinque, e non lo facendo essere privati dei sussidi che ricevevano dal Comune, assegnandoli invece ai Carmelitani, ai quali concedevano anche certe rendite, che si ritraevano dal ponte dell’ Idice. Il detto Partito passò per voti bianchi 276, e 109 neri. Rogito Bonaventura Albiroli.
Gli Agostiniani adducevano che una Bolla di Bonifazio VIII vietava di far Chiese entro un raggio di 140 canne da misurarsi per aria da un convento all’ altro.
1315 29 maggio. Consenso degli Eremitani di S. Giacomo che si possa fabbricare, allungare, e dilatare la chiesa di S. Martino non ostante il novum opus tatto eseguire. Rogito Nicolò da Lastignano.
Si trova che il 15 novembre 1316 si continuava la fabbrica della Chiesa, che nel 1321 era stata sospesa, e che nel 1353 non era ancora terminata.
Nel 1321 l’ospitale di S. Martino per gli infettati era unito a quello dì San Pietro.
1326 19 settembre. Fu concesso dal Popolo, e Comune di Bologna ai Carmelitani una strada pubblica fra la chiesa di S. Martino, e il dormitorio per L. dieci, e L. una per il decreto da erogarsi in riparar castelli, e fortilizi. Rogito Barnabò Maranesi.
Il 10 ottobre anno stesso Gio. Bartoli diede querela al Consiglio in causa della fabbrica che facevasi dai frati nella via concessagli, ove era solito esservi l’ospitale di S. Martino, dicendo che l’ospitale convertivasi in un Broglio. Per questa querela il Bartoli fu percosso con le mani nel petto, e nel volto da Domenico Giacobini, più con parole ingiuriose gli disse che a suo dispetto si sarebbe chiusa la via, e tal fatto ebbe luogo in istrada pubblica in prossimità della fabbrica stessa. Il Consiglio per impedire ulteriori inconvenienti elesse Bombarisio Azzoguidi perchè componesse le controversie tra i frati e gli uomini del vicinato. Rogito Perino Perini. La predetta strada trovavasi tra la Chiesa e l’orto nel quale eravi l’ospitale di S. Martino.
1345 20 settembre. Donazione di Taddeo Pepoli Conservatore ai frati di San Martino di un vicolo fra le case del loro convento verso mattina, acciò potessero quello accrescere di fabbrica, purchè non possino mai occupare, nè impedire la via già per essi concessa, e deputata, posta tra il loro convento e loro case da una parte, e la casa di Albertino Libri dall’altra, la qual strada comincia da mezzogiorno, protende sino alla via inferiore, e va al Borgo di San Pietro. Rogito Egidio Tebaldi. (Pare sempre la via larga di S. Martino).
1362 19 ottobre. Gilia Bernardi vedova di Amato Bonagiunta vendette ai Carmelitani una casa con ponticello, o corridoio ivi contiguo, che era sopra la via o Androna di Pizzano posta sotto la parrocchia di S. Martino in detta Androna, presso la via pubblica di dietro, e presso Zaccaria Orefice da due lati, per lire 50. Rogito Giovanni Bongiovannini. Questo stabile sembra lo stesso descritto da un rogito di Giovanni di Bualello Attolini notaro degli Anziani Consoli del 17 dicembre 1331, che trattava della concessione fatta dal Comune a Giacomo del fu Amato (probabilmente Bonagiunta) della parrocchia di S. Martino di poter rifare un ponticello in luogo di altro rimasto incendiato con una sua casa ad effetto di transitare dall’una all’altra parte delle due case che possedeva sotto detta parrocchia nell’Andronella di Pizzano.
Quest’ Androna di Pizzano, che sembra strada chiusa dentro il convento, nel 1356 12 febbraio si dice trovarsi presso l’Avesa. Nel 1358 si annuncia per vicina alle case dei frati, e della via pubblica, e il 14 maggio dello stesso anno si dice trovarsi in detta Androna la casa di Antonia del fu Bombologno moglie di Paolo Dal Gatto.
1436 14 ottobre. Licenza di Daniele Scotti Governatore di Bologna ai frati di S. Martino di distruggere alcune casette rovinose fra il convento, e l’Avesa, mediante la via pubblica, e di chiudere tal strada con farne altra di più ornamento alla città.
Il 7 maggio 1473 i Carmelitani della Congregazione di Mantova detti del Capel Bianco subentrarono in luogo di quelli detti del Capel Nero, come da rogito di Graziano Grassi.
1480 8 dicembre. Licenza del Legato Gonzaga ai frati di San Martino di chiudere un vicolo lungo pertiche 80 largo pertiche 5 contiguo al convento, e servirsene per fare l’abitazione al detto convento. Il decreto lo qualifica per vicolo quasi da nessuno frequentato. Nel gennaio del 1500 fu cominciato il piazzale, o sacrato davanti la Chiesa atterrando varie case verso la via che conduce alle Moline, detta Berlina, e verso la via detta Cà dei Foscarari.
1533 28 marzo. I Carmelitani comprarono da Antonio Vagini, e da Alessandro Bassani un edifizio quasi atterrato di due case, che confinavano a mattina colla chiesa di S. Martino mediante la via, col cimitero di detto convento a settentrione, colla via di Mezzo a mezzodì, e colla via retta che va al Mercato a .sera, per L. 450. Rogito Andrea De’ Buoi.
1549 29 giugno. Licenza ai frati accordata dal Senato di chiudere dalla parte posteriore del loro convento presso le case di Domenico dal Savon un viottolo a retta linea intermedio fra esso, e le case del convento.
1577 25 dicembre. Per l’incendio delle case dei frati di S. Martino dalla parte posteriore del convento il reggimento concesse ai frati, che demolita certa tribuna, o cappella per uso degli scuolari del detto convento sporgente in fuori pertiche 6, possino protrarre un muro di piedi 42 dal cantone di detta tribuna da demolirsi sino alla casa del Binarino Vescovo di Camerino, e il suolo che sarà incluso in detto muro debba servire ad uso dei frati assieme al vicolo che è tra il convento, e le case dei frati, il qual vicolo ha sortita nella via delle Tuade, che va verso le Moline, vicolo inutile, e pieno d’immondizie, e così colla demolizione di detta tribuna si apra il prospetto della strada, venendo allargata di 6 piedi, per cui sarà di piedi 16 e similmente a poco a poco si vada dilatando fino al confine della predetta casa del Binarino, ove la maggior larghezza sarà di piedi 24 verso il Borgo di S. Pietro.
1581 15 dicembre. Licenza del Senato ai frati di chiudere due vicoli, o piuttosto uno angolare, che da un lato ha sortita nel cimitero, ossia sacrato tra i beni, e le case dei detti frati, venendo con ciò ad allargarsi la strada che va fino all’angolo della via terminale di Basciacomare.
1582 13 febbraio. Memoriale degli interessati presso le case dei PP. di San Martino per impedire che non sia permesso a detti frati di chiudere due strade che vanno al loro sacrato.
Abbiamo veduto, che nel 1300 i frati di S. Martino ottennero di tener chiusa certa strada dal lato di mattina.
Nel 1326 di chiuder quella fra la Chiesa e il dormitorio.
Nel 1345 da Taddeo Pepoli in dono un vicolo tra le case del loro convento a mattina.
Nel 1436 da Daniele Scotti Governatore di Bologna di chiudere un vicolo di pertiche 80 e largo pertiche 5.
Nel 1549 di chiudere un viottolo di dietro al loro convento.
Nel 1581 di poter chiudere due vicoli o piuttosto uno angolare.
Da tutto ciò desumesi che questo luogo fosse un labirinto di strade, quando non si supponga che i frati non usando delle permissioni avessero poi dovuto ripor tare altri decreti per una stessa strada onde poterla chiudere.
1704 16 novembre. Il Rettore, Priore, Ufficiali e uomini della Compagnia del Santissimo Sacramento di S. Martino diedero il loro assenso acciò i Padri potessero erigere una colonna colla statua della Beata Vergine del Carmine nel luogo ove sta di presente la colonna, e croce del sacrato dei morti.
Nel 1705 fu innalzata la colonna di macigno di piedi 30 con statua di piedi 7, che fu scoperta il 20 settembre dello stesso anno.
La spesa fu fatta da un’unione di devoti, e dal P. Maria Elia Borghi custode della Beata Vergine suddetta.
Il 10 novembre 1753 fu scoperta la nuova cappella della Beata Vergine del Carmine fabbricata a spese dei Conti che costò L. 37,549.17.3.
L’11 marzo 1797 furono concentrati in questo convento i Carmelitani di S. Mamolo detti delle Grazie, indi gli uni, e gli altri soppressi 1’11 dicembre 1798. Da prima il convento servì di granaro annonario, e in qualche parte fu affittato. Porzione del prato fu venduto a Giovanni Frizzati, e al dott. Gio. Battista Baravelli a rogito di Luigi Aldini del 27 aprile, e 5 maggio 1799. A riserva dell’ abitazione per il parroco tutto il restante del convento fu comprato dal dott. Antonio Contavalli il 10 maggio 1810. Rogito dott. Serafino Betti. (Vedi via larga di S. Martino).
È fama che Francesco Tarlato Pepoli, morto nel 1331, lasciasse vari terreni ai PP. di S. Martino, che furono in progresso di tempo venduti a quelli di S. Domenico. Il prezzo ritratto da questa vendita fu impiegato nella compra di varie case in via Berlina annesse al loro convento che poscia furono uniformemente fabbricate a cominciare dal sacrato al confine colla confraternita delle Sette Allegrezze.
Li 26 febbraio 1585 erasi cominciata la fabbrica del portico uniforme nella via detta Berlina, che provocò il cambiamento di nome in quello di Case Nuove di S. Martino La fabbrica fu interrotta in causa di carestia, poi ripresa nel 1611, ma terminata soltanto dopo il 1641.
Il 27 agosto 1611 si concesse suolo ai frati di S. Martino per proseguire il portico poco prima innalzato nelle vicinanze delle Moline, fino al vicolo di Basadonne, occupando piedi 4 e oncie 10 in larghezza, e piedi 38 in lunghezza. Rogito Cosmo Gualandi.
Si trova memoria che i frati chiusero la strada fra la chiesa, e l’ospitale di San Martino con licenza del Senato emanato il 13 dicembre 1611.
1641 16 luglio. Permesso ai frati di S. Martino di continuare il loro portico sino al vicolo Basadonne con occupazione di suolo in larghezza piedi 38, piedi 58 in detto vicolo lasciandolo largo piedi 10.
(1) Nota del Breventani: N.B. I Memoriali per istituzione dei due celebri Gaudenti Loderingo e Catelano, che li introdussero in Bologna con il loro Statuto del 1256 (v. Gozzadini, Cronaca di Ronzano, 1851, pag. 33, 157) appartengono alla seconda metà del XIII secolo, e ai tempi successivi. Quindi questa citazione dei Memoriali pel 1121 è certamente erronea. Si cerchi nel Registro.
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
S. Martino Maggiore.
Parrocchia di Carmelitani della congregazione di Mantova, posta sopra il torrente Aposa nella via di Mezzo.
In questa antichissima chiesa si tenevano le adunanze degli ungari, che la rovinarono.
Fu riedificata in miglior forma nel 1217, ed il 7 marzo 1293 fu ceduta ai Carmelitani, che trovavansi in Bologna fino dal 1202, e che nel 1289 stavano a S. Nicolò vicino al campo del Mercato, convento che fu di monache Agostiniane, situato sulle rive dell’Avesa quasi di faccia ai primi mulini del canale, e cioè sull’angolo della strada che è fra l’Avcsa ed il Canale.
Minacciando rovina questo convento, e volendo passare ad una vita più austera abbandonarono nel 1322 questo luogo, e passarono a S. Guglielmo nella MascareIla. Ritornando a S. Martino fu dato ai suddetti frati nel 1305 l’ospedale detto di S. Martino poco discosto dalla chiesa, la quale ai 26 maggio 1315 fu ingrandita, ed ampliata dal Senato, che concesse ai frati di prendere parte delle vecchie fossa della città, e la chiesa di S. Andrea, che si vede tuttavia rinchiusa nel convento vicino al portone delle carra.
Il 16 maggio 1511 fu consacrata la chiesa.
La capella del Carmine fu cominciata il 16 febbraio 1750, ed aperta li 11 novembre 1753. Fu fatta a spese di Pietro Conti. La ferriata costò zecchini 180.
In questo convento furono concentrati i frati delie Grazie, e poi tutti sopressi il 31 dicembre 1798.
Un decreto reale del 24 giugno 1805 univa a questa la parrocchia della Mascarella, e S. Tommaso del Mercato a San Martino, e S. Cecilia fu concentrata in S. Bartolomeo.
Il convento ha servito più volte di deposito da grani, massime nell’anno 1800, nel quale Bologna fu travagliata dalla carestia.
Parte di detto convento fu venduto.
Dalla Graticola di Bologna di Pietro Lamo (XVI secolo)
Qui presso un tiro d’ arco vi è la chiesa di S. Martino, la quale può passare rapporto all’architettura, benchè sia triviale. All’altar maggiore vi è una bella pittura a olio, lodevole, di mano di Gimiamo Sermoneta, ornata di un rarissimo ornamento tutto intagliato di legname, di mano di mastro Andrea Formigine, e Giacomo suo figliuolo, tutto dorato, opera unica. e la fece fare messer Matteo Malvezzi, perciò il Sermoneta Io ritrattò molto simile sull’opera che gli ha fatta sulla tavola con molte figure colorite con gran diligenza. In detta chiesa alla cappella dei Boncompagni gentiluomini Bolognesi vi è una tavola di mano di Girolamino da Ferrara con la istoria dei tre Magi, opera lodevole. Rimpetto a questa cappella, in quella dei Paltroni gentiluomini nobili. sopra l’altare vi è una tavola dipinta, divota, e bella, di mano del Francia. All’uscir fuori della porta più usata, sopra l’ architrave v’è nell’archivolto un S. Martino a cavallo con il nimico nudo a piedi, di basso rilievo tutto dorato, e sono belle attitudini. e molto lodate, fatte di mano di Francesco Manzino Bolognese, e lo fece fare messer Cristoforo Boncompagno, insieme con la istoria delli tre Magi, a Girolamino Ferrarese.