Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Case dei Sabadini che si estendevano fino a tutto il quinto arco inclusivo del vicino palazzo Malvezzi.
1570, 6 aprile. Marcantonio Sabadini figlio di Domenico Prati dona a Gio. Battista e Pandolfo, di lui fratelli, una casa grande con orto, stalla ecc. posta sotto S. Sigismondo in confine degli eredi del fu Ercole Malvezzi da due lati, dei Poggi (di dietro) e della Cloaca. Più altra casa che confina gli eredi di Battista Malvezzi, ed i Rota. Rogito Ippolito Peppi e Tommaso Barbieri.
1592. 1 settembre. Pirro di Ercole Malvezzi compra da Marcantonio e da Alfonso Sabattini una casa con orto posta rimpetto la chiesa di S. Sigismondo vicino al palazzo Malvezzi. Confina i Malvezzi ed i Poggi, per L. 10000. Rogito Lodovico Chiocca.
1631, 11 settembre. Locazione del marchese Francesco Pirro Malvezzi al senatore Cornelio d’ Ercole Malvasia, del salone pel maneggio equestre, del giuoco di pallacorda e di un appartamento contiguo, posti sotto S. Sigismondo per servirsene da far opera per anni cinque, e per annue L. 450. Rogito Carlantonio Mandini. Il detto maneggio era nelle case già Sabattini.
Li 27 marzo 1653 vi fu data la prima opera in musica a spese di Paolo Moscardini mercante da seta che perdette alcune migliaia di lire, per cui pressato dai creditori ricorse al Legato Lomellini, che gli disse “Sig. Paolo, ballo, suoni e canti non fanno per i mercanti”. S’invogliò il marchese Gasparo di Sigismondo Malvezzi, morto a Castel Guelfo nel luglio 1710, di far costruire in questo sito uno stabile teatro, al quale intendimento nel maggio del 1680 presentò al pubblico l’offerta della vendita dei palchi che dovevano formare i quattro ordini del nuovo teatro che doveva dirsi dei Malvezzi. Ciascun ordine era di 16 palchetti tutti di pietra, con gelosie, e capaci di contenere cinque persone. Quelli del primo e second’ordine furon dati a godere per cinque anni per Sc. 50, o L. 200. a titolo d’affitto, in ragione di L. 40 annue, poi si continuò a pagare ogni anno anticipatamente altre L. 40. Quelli del terz’ordine furon dati per L. 135, e a capo di cinque anni si rilasciarono per annue L. 27. Quelli del quart’ordine furon pagati L. 90, e poscia L. 18 annuali. Totale L. 10000. Furono imbussolati per ogni ordine i primi 16 che si erano fatti inscrivere, e si fece l’estrazione a sorte del nome e del palco dei concorrenti. Si trova che solamente nel carnevale del 1686 fu aperto rappresentandovici le opere in musica intitolate la coronazione di Dario e la Flavia, la prima, poesia di Adriano Mortelli veneto, la seconda, di Giorgio Maria Rappavini, e la musica d’ambedue di Giacomo Antonio Perti.
Nel 1697 fu aggrandito, rimodernato ed abbellito con pitture dei fratelli Galli Bibiena, e nell’ estate vi fu dato il Perseo del dott. Pier Iacopo Martelli, con musica di diversi, Finalmente il venerdì notte del 19 al 20 febbraio 1745, terminata la rappresentazione del Giustino, vi si manifestò un terribile incendio alle ore 6 circa italiane, che in meno di un’ora interamente lo distrusse. Si pretese che fosse cagionato dalla lumiera della platea, altri vollero che a bella posta vi si fosse messo fuoco, finalmente s’incolpò un fulmine artificiale che diroccava una capanna nella rappresentazione.
Questo teatro era largo da muro a muro piedi 32, ed era lungo dal muro del palchetto di mezzo al muro dello sfondo del palco scenico, piedi 103 e oncie 9. La famiglia Malvezzi non curò di riedificarlo, per cui si progettò dopo vari anni la costruzione di un nuovo teatro, che fu poi eseguita sul Guasto Bentivogli.
Si trova ricordato un Guasto dei Sabbatini presso S. Sigismondo, che dicesi esser stato unito agli orti dei Malvezzi, e potrebbe essere che fosse una dipendenza di questo numero 3109.