Denominazione attuale: torrente Aposa.
Dai Cartigli del Comune di Bologna
Torrente Aposa – Ponte romano
Nel 1918, in occasione dei lavori per l’allargamento della via Mercato di Mezzo (attuale via Rizzoli), in prossimità di questo punto venne ritrovato un ponte romano, costruito fra il 187 e la seconda metà del I secolo a. C. per il superamento del torrente Àposa, unico corso d’acqua naturale che attraversa Bologna da sud a nord. La struttura ad arco in selenite del ponte è ancora visibile dal corso sotterraneo del torrente.
Indirizzo:
Via Rizzoli, 34
Grada dell’Aposa
Originato da alcuni ruscelli che scendono dai rilievi collinari fuori porta San Mamolo, il torrente Aposa entra in città passando dall’antico complesso della Grada (nome riferito alla grata protettiva che sbarrava l’ingresso), realizzato in questo tratto della terza cerchia muraria. Da qui il torrente prosegue il suo corso verso nord attraverso la città.
Indirizzo:
Via Alfonso Rubbiani, 12
Torrente Aposa – Piazza Minghetti
Dopo aver attraversato diagonalmente piazza Minghetti, dove si trova uno dei due accessi al corso sotterraneo, il torrente Àposa prosegue dietro le case lungo il lato destro di via de’ Toschi.
Indirizzo:
Piazza Minghetti
Torrente Aposa – San Martino
A partire dal XV secolo furono coperti diversi tratti del torrente Àposa all’interno del perimetro murario. Uno dei primi interventi pubblici (1462) riguardò il tratto compreso fra la chiesa di San Martino e Santa Maria dei Piantavigne, in via dell’Inferno, che il Senato bolognese fece coprire per abbellimento della città. Questo è uno dei due accessi al corso sotterraneo del torrente.
Indirizzo:
Piazza San Martino, 4, Bologna, BO
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
L’ Avesa discende dalle colline di Gaibola mediante due rami, li quali si uniscono in un solo al piede delle medesime non conducendo acque, che in occasione di pioggia, o di scioglimento di neve. La cronaca Pugliola sotto li 6 aprile 1450 chiama l’ Avesa – la Veza -.
Anticamente entrava in Città per il Borgo di S. Mammo correva per Val d’ Aposa, al finir della qual contrada vi era il ponticello di S. Arcangelo, si dirigeva a Porta di Castello, fra le case dei Castelli, e quelle del Voltone dei Gessi, continuava il suo Corso per Galliera piegava nell’ Avesella, finalmente gettandosi nel Cavaticcio si univa al torrente Savena.
L’ Alberti dice che nel 1070 li bolognesi drizzarono l’ Avesa fra le strade di Castiglione e de’ SS. Cosma e Damiano sopra cui posero 26 Molini da macinare essendovene alcuno dentro la Città, poi riflettendo all’ impossibilità , che un volume sì scarso, e tanto precario di acque dell’ Avesa potesse rivolgere tante moli da macinare sospetta, da ciò che forse potrebbe esser venuto il congiungimento con detto torrente dell’acqua di Savena, che poi fu condotta nella Città per strada Castiglione.
Il Ghirardacci porta la notizia che nel 1208 l’ Avesa fu coperta con Conversa in una chiavica occulta perchè era divenuta ricettacolo d’ immondizie , e che ciò fu fatto d’ordine di Buonaccolto, e Gualtieri incaricati dal Comune della cura del fiume, e d’ introdurre un ramo di Reno a pubblica utilità.
Se la congettura dell’ Alberti reggesse non si sarebbe coperta l’ Avesa per il motivo, che ne dà il Ghirardacci.
La rubrica 151 dello Statuto proibisce, che lungo l’ alveo dell’ Avesa in Città si possa fare qualunque Chiusa, o altro impedimento, salvo quella, che è presso il serraglio o trivio vicino ai frati Carmelitani ( S. Martino maggiore ) dal lato di sotto, la qual chiusa debba mantenersi, finchè non si stimi utile il rimoverla.
Il corso attuale dell’ Avesa entrata in Città fra le porte di S. Mamolo , e di strada Castiglione è il seguente. Corre scoperta dalla Grada fino al piazzale di S. Bernardo, e coperta da questo fino passato la chiesa del Cestello traversa le antiche Chiuvare presso l’ orto dei Domenicani, continua fra le case del Calderini , e dei Cospi, passa da S. Damiano, dall’ arte della Seta nelle Chiavature, sotto le Caprarie, le Pescarle Nuove, il Pellatoio, le case dell’ Inferno dalla parte di ponente, la Chiesa e Convento di S. Martino Maggiore e la via delle Moline , finalmente fra le vie del Borgo S. Pietro, e quella di Capo di Lucca, sorte per la Città mediante Canale scoperto.
Nel 1462 li 4 giugno si cominciò a coprir l’ Avesa dalla parte delle Moline, continuando per il convento dì S. Martino, e terminando alla casa di Bernardo Sassoni. (Vedi Inferno). Questo torrentello ha più volte arrecato molti danni in causa d’incuria di chi doveva alzare la ferriata che chiude il suo ingresso alle mura della Città ma a ciò è stato provveduto non sono molti anni col procurare libero sfogo alle sue piene per la fossa verso strada Castiglione.
Se l’ Alberti nega la preesistenza di qualunque molino in Bologna prima del 1070 non manca chi asserisca in Bologna prima del 1070 che uno ve ne fosse sull’ Avesa presso la casa ora Gualandi in Galiera, ammesso il quale non vi è ragione per escludere gli altri che potevan trovarsi sul torrente medesimo.
Ma come persuadersi della esistenza di uno, anzi di più molini sull’ Avesa quando è evidente la sua insufficienza a imprimer il moto necessario ai loro meccanismi? Questa fortissima difficoltà è superata quando si sappia che l’antico condotto Mariano, che riceveva acque in qualche coppia del fiume Setta, rimpetto al Sasso, le conduceva nell’ Avesa al Ponte della Pietra fuori di porta S. Mamolo.
L’ esistenza dell’ acquedotto Mariano è comprovata dai molti avvanzi del medesimo lungo la linea , che percorreva nei Comuni di Vizzano, Sabbiuno di montagna , Paderno , Casaglia e S.Giuseppe ed il suo sbocco nell’ Avesa fu verificato pochi anni sono all’occasione di molti lavori fatti per arricchire di acque la pubblica Fontana.
La manutenzione di questo Condotto che cogli anni diveniva sempre più costosa senza soddisfare ai bisogni dei Bolognesi obbligati le tante volte a portarsi ai molini dell’ Idice, e della Savena per macinare i loro grani, la crescente popolazione della Città, che a quei giorni cominciava a fiorire, e l’ avvanzamento delle cognizioni idrauliche che sugerivano di procurarsi acque copiose , e perenni dai fiumi vicini consigliarono il Comune, e li Cittadini a ricorrere alla Savena , e al Reno , e di abbandonare l’ Avesa , e il condotto Mariano. Dicesi, che l’attual corso dell’ Avesa entro la Città sia di pertiche 538.
Particolari tratti dal Catasto Gregoriano (1835) della città di Bologna, messo a disposizione dall’Archivio di Stato di Roma con il progetto “Imago II“.