Dai Cartigli del Comune di Bologna
Nel cortile si conservano archi del XV secolo; di notevole pregio è la scala settecentesca, opera di Francesco Tadolini.
Indirizzo:
via Altabella 10
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Casa con torre, che si vuole quella di Giovanni Mezzovillani, famiglia ascritta alla compagnia dei Toschi e della fazione Geremei e Scacchese, la quale si crede esercitasse l’ arte delle lane nel XIII secolo.
Si diceva prima dei Monzagni e fu un Mezzovillano Rolandini, che diede il nuovo cognome alla sua famiglia.
Frate Antonio di Giovanni Francesco si addottorò in teologia li 28 gennaio 161 I , e dopo di lui non si trova più mentovato il cognome Mezzovillani.
D. Pietro Fabro, fatto curato di s. Michele del Mercato di mezzo li 5 ottobre 1378, e morto del 1425, come da rogito di Filippo Formaglini, fu egli che lasciò manoscritto un Diario dei suoi tempi, descrive questa casa nei termini seguenti.
1411. Alli 29 luglio. Fu tagliata la testa sulla piazza a Pietro del fu Nicolò Gilleni, pescatore, del Casale dei Gilleni di strada s. Donato, ma abitante nella casa che si chiamava Altabella, di sotto del vescovato, per la via delle Selle, che confina colla casa della compagnia dei Fabbri, colla via pubblica davanti e dal lato verso s. Nicolò degli Albàri, e quasi rimpetto le case che furono anticamente di Giacomo di Nicolò Garsendino, drappiere.
1412. Li 11 maggio. Matteo e Giovanni Pietro Golino fecero donazione inter vivos a Giovanni Golino di due case contigue, una detta Altabella , l’ altra Papardella, poste sotto la cappella dei Ss. Sinesio e Teopompo, in confine della congregazione dell’ arte dei Fabbri, della via pubblica da due lati, e della casa di un Matteo di Nicolò Garisendi. rogito Lodovico Codagnelli.
La casa predetta, abitata dal Garisendi, era enfiteotica dell’arte dei calzolari, e loro fu locata li 4 marzo 1347, a rogito d’Alberto Bencivenni; la detta arte poi la vendette li 17 giugno 1413 per lire 1260 pagate a Giovanni Golino, rinunziando il Garisendi ad ogni suo gius, che sopra vi aveva, come da rogito Pietro Bruni.
1413. Il 22 agosto. Morì Nicola di Merigo, pubblico usuraio e grandissimo ricco, che stava in una bella casa dinanzi al vescovato, andando verso le case di Giovanni di Ligo, rimpetto la torre chiamata Altabella. Ai giorni del Fabro cronista, la strada si diceva ancora delle Selle, e questa casa era conosciuta per Altabella; sembra adunque che da questa sia derivato il nuovo nome di Altabella, dato di poi alla contrada e non dalla torre Azzoguidi, (poi Ramponi e Muzzarelli, ora Guarmani) come pretende il Salaroli, e come si dice volgarmente.
1577. Li 4 luglio. Giovanni Battista Calvi vendette a Virgilio del fu senatore Bonaparte Ghisilieri per lire 12750 una casa grande sotto s. Nicolò degli Albàri, in confine della compagnia dei Fabbri, degli eredi di Filippo Manzoli e delle strade da due lati, come risulta da rogito Tommaso Passarotti.
Francesco Maria Lucrezio e Virgilio del fu Fausto Ghisilieri li 23 ottobre 1609 la vendettero a Marcantonio del fu Carlo Carrazzi per lire 13300, rogito Antonio Malesardi e Giulio Cesare Casarenghi.
1614. Li 18 febbraio. II detto Carrazzi l’alienò ad Antonio Galeazzo del fu senatore Cesare Malvasia per lire 15500, a rogito Ercole Fontana. Questa casa fu abitata dal canonico conte Carlo Cesare, figlio naturale del suddetto conte Antonio Galeazzo Malvasia, celebre scrittore della Felsina Pittrice e di altre opere, il quale testò li 22 dicembre 1692, a rogito Bartolomeo Marsimigli, e morì li 9 marzo 1693. Si sa che questo autore aveva raccolte moltissime memorie e notizie, alcune delle quali perdute, altre forse giacenti in qualche archivio, essendochè i suoi eredi non posseggono alcuna autografa di lui scrittura. La raccolta Guidicini però possiede un Volume della Felsina Pittrice fregiato di note autografe del medesimo.
Il conte Giuseppe, zio di altro conte Cesare e senatore, rifabbricò ed abbellì questo stabile , nella quale circostanza si scoperse la torre anzidetta.
1741. Li 5 gennaio. A rogito di Nicola Antonio Coli, lo stabile fu comprato da Giuseppe Maria del fu cav. Amedeo Stella per lire 19750, vendutogli dall’anzidetto Malvasia.
Il conte Giovanni Paolo Stella lo rivendette nel 1780 ad Ignazio Babini per lire 24000.
Dalla pianta topografica disegnata da Gregorio Monari (1743).
Nel 1743 l’indicazione è Suore Terziarie Servite.
Dall’ “Indicatore Bolognese” di Sebastiano Giovannini:
1634: Casa a due piani.