Da via dei Fusari a via D’Azeglio (già Strada San Mamolo).
Il Vicolo Arolari compare (chiuso da costruzioni sul lato di via d’Azeglio) con il numero 392 nel Catasto Pontificio Gregoriano del 1830, tra via Marescalchi e Piazza de’ Celestini.
Vicolo Arolari visto da San Mamolo (D’Azeglio).
La casa nella foto a destra del vicolo è l’attuale numero 13 di via D’Azeglio, antico numero 97. Compare in un rogito di compravvendita del 1518 e confinava su tre lati con la via pubblica, ovvero, San Mamolo (via d’Azeglio), via Marescalchi e il vicolo Arolari. Il rogito era l’acquisto di tale casa da parte di Ludovico e Battista di Melchiorre Zanitti. Dai Zanitti la casa passò ai figli di Michele della Seta, che nel 1606 vendettero tale casa ad Antonio del fu Guido, e a Guido del fu Lorenzo di lui nipote entrambi dei Tubertini
La casa a sinistra era l’antico numero 98, casa abitata dai Marsili Colonna nel 1518. Nel 1572 apparteneva al Cav. Costanzo Marsili che ottenne di chiudere un antico portico con colonne in legno sulla via Arolari e di occupare anche parte dei suolo pubblico.
Ercole di Fabrizio Fontana acquistò la casa da Camillo di Costanzo Marsili nel 1602 e nel 1606, 5 aprile, chiese mediante un memoriale di chiudere il vicolo presso la sua casa che va da San Mamolo (via d’Azeglio) alla chiesa della Baroncella (S.Maria Labarum Coeli). Un secondo memoriale fu ripresentato il 25 giugno 1607, non avendo evidentemente avuto successo il primo. Nel frattempo comunque il vicolo era stato concesso in uso a Ercole Fontana il 10 aprile del 1607, con l’obbligo di chiuderlo con portoni. Si nota che non era sufficientemente largo per permettere il passaggio di carrozze. Il 14 novembre 1607 il notaio Girolamo Teglia rogitò convenzioni sull’uso del vicolo tra il Fontana ed i vicini Tubertini, successori dei della Seta.
Vicolo Arolari visto da via de’ Fusari (a sinistra si vede il campanile di Santa Maria della Baroncella.
Per quanto riguarda l’origine dell’odonimo Arolari visto che non pare sia esistita una famiglia di tal cognome, è probabile che faccia riferimento, come avviene per le vicine vie de’ Fusari, Pignattari, Gargiolari, etc., all’arte che maggiormente in questa via si esercitava e che poteva essere quella dei fabbricanti di role (o ruole), termine con cui si indica, nel vernacolo locale, una tipologia di recipienti metallici usati in cucina.