L’antico Pellatoio o Peladuro era un vicolo che aveva l’accesso dal Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli) dall’attuale numero 34.
Nel secolo XV questo vicolo era noto come Buco dell’Avesa, o Zamparia (Guidicini, III, 211 e segg.). Pare (Guidicini, ibidem) che questo vicolo anticamente sfociasse in piazza di porta Ravegnana. Nel 1256 tale Guido Fantuzzi abitava nell’Androna dei Zampari (Guidicini, ibidem) e vi tenne per diversi anni il mercato del pesce.
Si cominciò a parlare di Pelladuro, di Zamparia o di Pellatoio verso la fine del XIV secolo (Guidicini, ibidem, che citò a tal proposito cinque rogiti tra il 1378 ed il 1383). Questo pellatoio, dove si scorticavano i maiali, era gestito dalla società dei beccari (macellai) e fino al XVI secolo era affiancato da un altro pellatoio nei pressi della scomparsa chiesa di S. Antonino delle Banzole, che era dove oggi è la piazza Franklin Delano Roosvelt, detto pellatoio di Porta Nova.
Il pellatoio di Porta Nova fu chiuso nel 1579 e l’attività fu trasferita presso il pellatoio (che pertanto si cominciò a chamare Pellatoio Nuovo) nel vicolo Zamparia.
Il nostro vicolo finiva contro l’oratorio della compagnia di San Giobbe e era in uso alla compagnia stessa, oltre che all’arte dei macellai che vi avevano il Pellatoio o Peladuro (Pladur in lingua bolognese).
Oggi il percorso del vicolo è inglobato nella Galleria Giovanni Acquaderni, ed il suo percorso, fino all’oratorio di San Giobbe, è stato conservato.
Dal libro di Angelo Finelli Bologna nel mille … : “Porta n. 34 di via Rizzoli che anticamente fu la via del Pellatoio Nuovo e finiva nella piazza di porta Ravegnana, – La parete a sinistra di questa porta appoggia sopra le basi della mura romana. A quattro metri e mezzo a ponente di essa esiste la muraglia di selenite e a nove metri a levante sorge il ponte romano di porta Ravegnana”.