Il Vicolo Basadonne aveva l’imbocco su via Guglielmo Oberdan all’attuale numero 37, di fronte a via Bertiera e usciva in via delle Moline probabilmente in corrispondenza del numero 18/A.
Per la spiegazione dell’odonimo, lo Zanti espone due ipotesi, entrambe inconsistenti: la prima era che per questo vicolo soffiava un vento che basa le donne con il suo fiato; la seconda era che un forestiero, passando per questo vicolo, baciò tre donne secondo l’usanza del suo paese, ma suscitando qui tanto clamore da dare il nome alla via.
Il Banchieri riprese questa seconda storiella e la propose nella sua divertente lingua bolognese.
L’Aretusi invece diede la spiegazione giusta affermando che qui vi era la casa de’ Basadoni.
La casa in questione era dove oggi è il numero 35 di via Guglielmo Oberdan (antico numero 1966). Il Guidicini ci informò che la famiglia Basadonne, originaria di Venezia, fu da questa bandita e si trasferì a Bologna, dove abitò questa casa ed un’altra in Via dei Giudei. I componenti della famiglia si distinsero per la costruzione di organi, per cui cambiò il nome e divennero Dagli Organi, cognome che è documentato nel XVI secolo. Questa casa nel 1583 era abitata dai Dal Ferro, poi appartenne a Battista dalla Torre (1608) per poi essere ceduta ai Padri di San Martino prima del 1636.
Il Guidicini, notando l’allineamento tra via Bertiera, il Vicolo Basadonne e il Vicolo dei Facchini, ipotizzò che il vicolo Basadonne si estendesse a oriente fino ad allacciarsi con il vicolo Facchini su via Mentana, essendo l’insieme di queste vie il relitto del percorso stradale interno alla cerchia di mura dei Torresotti.