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Via Altabella 2 – 8 (N.1632) Palazzo Arcivescovile

Dai Cartigli del Comune di Bologna
Palazzo Arcivescovile.
L’alto portico si crede voluto dal vescovo Enrico della Fratta (1213), eccetto le quattro arcate verso via Sant’Alò, erette nel XVI secolo. Il cortile si deve a Domenico Tibaldi (1575) e fu restaurato dal cardinale Oppizzoni alla metà del XIX secolo. Il voltone d’ingresso è del 1772. Nell’interno si trovano avanzi architettonici dei secoli XIII e XIV; la cappella, a piano terra, fu decorata da F. Minozzi (1790) e varie sale del piano superiore furono adornate da P. Fancelli e altri nel XIX secolo.
Indirizzo:
via Altabella, 2-6


Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
N. 1632, numero del grand’arco che introduce al cortile dell’arcivescovato, reso sì grandioso dal cardinale arcivescovo Vincenzo Malvezzi, che lo vide terminato li 29 febbraio 1772. Il gran cancello di ferro fu collocato il sabbato 8 luglio 1775. In faccia al detto arco si scopre il prospetto del palazzo arcivescovile, sull’origine del quale mancano dettagliate notizie. Sappiamo che nel 1287 i notari si radunavano nel palazzo vescovile; che nel 1353 il vescovo fece fare molte abitazioni nell’episcopio; e che nel 1359 il vescovo Giovanni de Naso restaurò il palazzo verso settentrione, e Io congiunse alla chiesa dei Ss. Sinesio e Teopompo. la quale era nella piazzetta delle stalle arcivescovili, dove, non ha molto, vedevansi ancora le armi del vescovo predetto. La chiesa summentovata fu parrocchia, soppressa nel 1566, e servì ad ampliare l’arcivescovato verso tramontana. Nel 1577 il palazzo all’interno come all’esterno fu rifabbricato con disegno del nominato Tibaldi a spese del cardinale Gabriele Paleotti. Questo vasto palazzo fu da ultimo sontuosamente risarcito con somma spesa e magnificenza, non eccettuate l’altre adiacenze, dal cardinale arcivescovo Oppizzoni.


Dall’ “Indicatore Bolognese” di Sebastiano Giovannini:
Corte Arcivescovile con Portico di dodici arcate a un piano.
Questo Palazzo fu architettato dal Tibaldi nel 1577, ora rifabbricato dall’Eminentissimo nostro Arcivescovo Carlo Oppizzoni.

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