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N.1377 Convento e Chiesa dei RR. Monaci Celestini.

Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Convento e Chiesa dei RR. Monaci Celestini, soppresso nel 1799
Chiesa Parrocchiale de’ Celestini, che ai monaci Celestini fu ceduta nel 1369. dai Galluzzi. Chiesa dedicata a San GIovanni Battista nel 1235, situata vicino alla Torre dei Catelani, che era poco meno alta dell’Asinella.
Nel 1482 fu ceduta dai conti Castelli la cura d’anime della chiesa di Santa Maria Rotonda dei Galluzzi. I monaci Celestini intrappresero nel 1520 la fabbrica della presente chiesa, finita nel 1521. La facciata è stata rifatta nel 1765 con disegno di Francesco Tadolini.

Dalla “Storia Cronologica …” (manoscritto) di Giuseppe Guidicini.
Chiesa e Monastero di S. Giovanni Battista dei Celestini, che occupano parte del guasto delle case fatte da Lamberto Torelli. Raccontasi che nel 1335, altri mettono nel 1235, si fosse cominciata nella Piazza del Comune sulla Porta della Cittadella una Chiesa non si sa da chi, che poi fu compita da Antonio di Ubaldino Galluzzi nel luglio dell’anno 1369 dedicandola a S. Giovanni Battista, e fabbricò annesso alla medesima un Convento pei monaci Celestini. Questi religiosi nel 1333 avevano avuto dal Cardinale Bertrando Legato di Bologna il convento da lui soppresso delle Suore di S. Agostino posto fuori della Porta di Strada Maggiore quasi in faccia al già convento degli Scalzi, ora Parrocchia degli Alemanni, e precisamente il quel vecchio locale che già appartenne alla famiglia Fibbia, in oggi Pallavicini.
Nel susseguente anno 1334 il consiglio di Bologna rimise le Suore nel loro convento, e li Celestini se ne andarono dalla provincia Bolognese, dove ritornarono, secondo il Sigonio, nel 1369. Lo stesso Autore aggiunge che il Vescovo Giovanni Naso collocò li Celestini presso la Corte dei Galluzzi, coadiuvato da Antonio Galluzzi, che gli concesse la Chiesa da lui finita, e dedicata a San Giovanni Battista.
Una cronaca dice che nel 1368 venne una Religione di Frati in Bologna, e vennero a stare in Piazza Maggiore rimpetto ai Galluzzi sulla Porta della Cittadella, e feceli venire Messer Antonio Galluzzi. Eran chiamati frati Celestini, e il nome della chiesa loro fu Messer Giovanni Battista.
Il Masini è del parere che nel 1369 la chiesa non fosse dove è l’attuale, ma bensì sull’angolo del Monastero per andare alla Confraternita della Spirito Santo, e dice che si vedono i resti di essa già profanata. L’Alidosio non concorda col Masini e vuole che la chiesa data ai Celestini fosse in piazza Maggiore dalla Porta della Cittadella.
Li 15 febbraio 1452 il Vicario Generale del Vescovo concentrò in S.Giovanni Battista le giurisdizioni delle due Chiese Parrocchiali S. Maria dei Guidoscalchi, già unita a S. Maria Rotonda dei Galluzzi.
Nel 1572, per la fabbrica della nuova Dogana, essendosi atterrata la Chiesa di San Bartolomeo di Palazzo, il Palazzo pubblico fu assegnato alla Parrocchia dei Celestini.
Li 15 aprile 1519 fu concesso parte del lupanare per quanto è Pert. 7 e P. 8 ½ in lunghezza e P. 14 in larghezza in aumento della Chiesa dei Celestini, a condizione che li Monaci chiudessero il detto lupanare con muro a modo che in Strada S. Mamolo fosse fabbricato, ed unito coll’altro muro vecchio in faccia alle case dello spettabile Cav. Agostino Marsili, e sino alla facciata delle Case di Ser Pirro Vizzani per retta linea.
Nel 1630 i Celestini passarono provvisoriamente ad abitare a S. Stefano per dar luogo ai Zoccolanti dell’Annunciata che lasciarono il loro Convento a comodo di Lazzaretto per il mal contagioso.
Questo Monastero fu in ressoché tutto rinovato dal maggio 1729 al maggio 1754. La sua facciata e quella della Chiesa si scopersero li 20 settembre 1770. Li 27 aprile 1771 fu terminata la spaziosa scala di marmo del primo Chiostro.
La Compagnia del Bottazzo, detta anticamente Compagnia di S. Maria dell’Ave, o di S. Maria degli Agocchietti, che cantava laudi a S. Maria del Monte, ritiratasi in città ottenne posto in questo monastero nell’Ospitaria, poi nel Refettorio di questo Monastero, dove dapprima si radunava la seconda, poi la terza domenica di febbraio per l’estrazione dei suoi Ufficiali, e per la distribuzione delle Focaccie. Questa società di devoti fu soppressa li 1 agosto 1798, e il Monastero lo era stato li 7 marzo 1797.
Li 21 marzo 1797 questo locale lì rimasto fu destinato per tenervi le sedute del Consiglio dei Trenta della Repubblica Cispadana, motivo per cui li Frati del terz’ordine di S. Francesco detti della Carità qui traslocati dovettero immediatamente passare al Convento dei Paolotti di S. Benedetto di Galliera. Nel 1807 servì all’uffizio delle Ipoteche, e ad Archivio Generale di tutti i rogiti delle soppresse corporazioni. Finalmente fu occupato dagli uffizi dell’Azeinda dei Beni Camerali, tranne una parte concessa per abitazione del Parroco.
Una porzione dalla parte della Pugliole dei Celestini, e di quelle dello Spirito Santo, fu venduta a Matteo Gaspare Leonesi li 3 maggio 1799, rogito Luigi Aldini, ed un’altra porzione fu acquistata da D. Francesco Rodriguez Laso li 2 Ottobre 1813, rogito erafino Betti.
La parrocchia fu soppressa e trasportata in S. Salvatore. Ripristinati li Canonici così detti Renani, fu assegnata al Parroco la Chiesa dei Celestini, e porzione del Monastero per sua Canonica.


Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I

S. Gio. Battista.
Chiesa parrocchiale dei monaci Celestini posta in S. Mamolo.
Questi monaci s’ introdussero in Bologna nel 1368.
La sua prima chiesa dedicata allo stesso santo, e poi profanata, era sull’angolo di questo monastero per andare alla confraternita dello Spirito Santo. La predetta chiesa fu incominciata nel 1235, e nel 1368 data dal capitano Antonio Galluzzi ai suddetti frati che l’ufficiarono per 151 anni.
Per edificare la chiesa presente nel 1520 v’ incorporarono la strada delle meretrici. Fu questa perfezionata nel 1551.
Nel luogo ove è ora questa chiesa eravi la piazza maggiore della città, la quale occupava il terreno del suddetto monastero, le case dei Marsigli, ed altre sino alla chiesa della Baroncella.
Nel mese di maggio del 1729 s’ incominciò la nuova fabbrica del convento, che fu terminata nel 1751. La facciata della chiesa e del convento sono disegno di Francesco Tadolini. I monaci furono soppressi il 28 marzo 1797 (Orig. 1897). II decreto 24 giugno 1805 che riduceva a sole sedici le parrocchie di Bologna, soppresse pur questa e l’unì a San Paolo.
In forza di un decreto Arcivescovile del 23 maggio 1806 fu poi unita a San Salvatore.
In questo convento vi furono traslocati i Padri della Carità il 21 marzo 1797, e poi mandati a quello di S. Benedetto.
Quivi fu fatta la sala dei 30, ossia dei Seniori della Cispadana.
Nel settembre del 1798 vi fu collocata l’amministrazione del lotto.
L’ 11 marzo 1799 il lotto passò a S. Francesco, e la Centrale decretò che quivi risiedesse la municipalità di S. Francesco, e l’uffizio del Registro.
L’ 8 marzo 1803 vi fu messo il bureau de’ coscritti.
Vi fu anche trasportato da Montalto l’archivio delle religioni soppresse, che poi fu messo da S. Procolo.
Il 2 aprile 1801 il capellano curato fu carcerato per avere contravvenuto ad un ordine della polizia.

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