Dai Cartigli del Comune di Bologna
Palazzo degli Strazzaroli
L’edificio, costruito in età bentivolesca nel 1486-96, per l’arte dei Drappieri, da Giovanni Piccinini da Como, ricorda in alcune sue parti il palazzo Bentivoglio, distrutto nel 1507. Fu restaurato nel 1620, con l’aggiunta del balcone e della Madonna nella nicchia, dello scultore Gabriele Fiorini.
Indirizzo:
piazza di Porta Ravegnana,1
Dalle “Cose Notabili …” di Giuseppe Guidicini.
Palazzo o residenza dell’arte dei Drappieri alias Strazzaroli fabbricato sul suolo venduto il 13 giugno 1493 da Lodovico Foscarari per L. 470 e di altro comprato dalla detta arte il 18 ottobre anno stesso, e venduto dagli ospitali della Vita e della Morte per L. 520 d‘ argento.
Da certe notizie trovate in alcuni archivi sembrerebbe che quivi fossero esistite varie case dei Garisendi una delle quali passò agli Azzoguidi e altre due alla compagnia della Morte, poi ai Paleotti nel 1479.
È certo che l’ arte dei Strazzaroli possedeva qualche stabile prima del secolo XIV nel Mercato di Mezzo in queste vicinanze. Per quelle della compagnia della Morte si rileva da un rogito di Frigerino Savenanzi del 13 giugno 1429, che l’ospitale fu erede di Bartolomea del fu Lambertino Ghisilieri vedova ed erede del fu Egidio Garisendi e perciò di due o più case contigue poste sotto S. Marco in confine della via pubblica, del trivio di Porta Ravegnana, di Giovanni Maghinardo Consaldi (Vedi via dei Giudei) e di Bartolomeo del fu Giovanni Foschi dell’Avesa di dietro.
1429 30 luglio. Fu fatta donazione da Geminiana di Cicchino Brancaleone erede per metà di Cola del fu Pietro di Brandoligio Garisendi già moglie di Giovanni dalla Biondina all’ ospitale della Morte delle sue ragioni sopra una casa grande sotto S. Marco. Confinava Giovanni Consaldi, l’Avesa, i Iugali suddetti, Bartolomeo Foschi e la torre Garisendi.
Alcuni pretendono che qui vi fossero le case dei Pavanesi famiglia orionda (dicesi) d’ Imola e di fazione Lambertazza, della quale un Pace d’Alberto aveva casa nel 1282 in Porta Nova. Pare che terminasse in Federico di Bartolomeo il qual Bartolomeo testò nel 1362.
In ottobre del 1496 fu terminata la facciata.
ll Burselli autore vivente al tempo di questa fabbrica la dice fatta sullo stile romano, nè dà alcun cenno sulla sua somiglianza alla facciata del palazzo Bentivogli. Il volgo poi crede che l’una e l’ altra sieno di disegno di Gasparo Nadi, ma egli non si è attribuito simil vanto nella sua cronaca, e solo accenna di aver operato come muratore in quella dei Bentivogli. Giovanni Francesco Negri Pittore ed architetto bolognese del secolo XVII dice francamente che il palazzo dei Strazzaroli fu architettato da Francesco Francia e nessun scrittore lo ha attribuito al Nadi; ed il disegno del palazzo Bentivogli si attribuisce a mastro Pagno fiorentino. La cronaca del Nadi è fra le mani di molti; egli da di se tutte le più circostanziate notizie, e fra queste di essere stato aggregato all’arte dei muratori, non a quella delle quattro arti, alla quale venivano associati i pittori, scultori, ed architetti.
L’arte dei Strazzaroli si disse impropriamente dei drappieri come risulta dal ricorso presentato dai veri Drappieri al Senato, perchè fosse proibito ai Strazzaroli di servirsi di tal nome, e perchè fosse levato dalle lapidi, e dai luoghi pubblici dove indebitamente era stato posto.
Questo ricorso fu sottoscritto dal dott. Luigi Camuncoli rettore dei Drappieri e arte di lana gentile.
Per questa confusione di nome non si può fissar l’ epoca dei primi Statuti dei Strazzaroli, che il padre Orlandi stabilisce nel 1256 ma dandoli per quelli dei Drappieri alias Strazzaroli. Egli è certo che i Strazzaroli riformarono i loro Statuti nel 1356 (orig. 1556, corretto con il ? dal Breventani) e che transigettero il 20 maggio 1382 mediante rogito di Ser Giorgio di Giacopo dalle Ceste coll’ arte della lana sopra alcuni articoli di mercanzie che i primi pretendevano poter vendere, e che gli veniva contrastato dai secondi. I spacciatori di robe tagliate di seta, di lana, di filo bianco e di massarizie detti zavagli pagavano ubbidienza a quest’ arte, che aveva per Statuto la prescrizione di fare il commercio in certe strade designate e non altrove.
Nel 1390 l‘arte dei Strazzaroli custodiva la torre della Molinella, e perchè per incuria gli fu tolta, dovette pagare 100 ducati d’ oro.
S’ intendeva per bottega di Strazzaio, o ad uso di strazzaria, quella dove si spacciavano letti, sacchi ed altra roba; così si rileva da un rogito di Melchiore del fu Damiano Pazzi del 14 agosto 1385.
La cappella era dedicata a S. Girolamo protettore di questa compagnia d’ arte, soppressa, e privata dei suoi beni ammontanti a una rendita di Lire 3111. 12. 10, poi restituiti nel 1800 e divisi. Allora questo locale fu ripartito fra gli interessati, che poi lo possedettero.
Gli Strazzaroli avevan diritto al consolato del foro della mercanzia.
Si è detto che la formazione di questa piazza fu fatta a spese del Comune e sembra colla vista di isolare le due torri. Come poi passasse in dominio dell’arte dei Strazzaroli ci è ignoto ma forse ciò accadde quando fu fabbricata la loro residenza. È certo che era contornata da colonnette o fittoni di legno, che permettevano il passaggio ai soli pedoni.
Il 30 giugno 1785 furon tolti questi impedimenti alla circolazione delle carrozze, ma l’arte dei Strazzaroli fece valere i suoi diritti ed ottenne che fossero rimessi l’otto agosto successivo. Dopo la soppressione delle arti furon levati i fittoni, e lasciata libera la comunicazione alle strade che vi fan capo.
Nel 1599 in Porta Ravegnana vi era il trebbo o radunanza dei muratori, dei manuali, dei calcinaroli, dei Segantini, dei bianchini e dei pozzai per aspettar lavoro.
Dalla “Miscellanea” di Giuseppe Guidicini: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie – per la parte antica – prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I
S. Girolamo Confessore.
Oratorio posto nel palazzo dei strazzaroli, che fu edificato nel 1496 dov’era prima la casa della famiglia Pavanesi.
La torre mozza fu fabbricata da Oddo e Filippo Garisendi nel 1110. Pende verso oriente piedi 8 circa, e nell’interno poco più di un piede.
È alta piedi 130. Le mura sono grosse piedi 6 1/2, e nella sommità piedi 4, e il suo vacuo di dentro è di piedi 7.
L’ 11 marzo 1286 fu isolata e fu fatta la piazza coll’atterramento di diverse case onde isolare ambedue le torri Garisendi ed Asinelli.
Il 28 luglio 1804, a rogito Franchi, i membri già componenti l’arte degli strazzaroli, alla quale era unita l’arte della lana, vendettero all’ex marchese Piriteo Malvezzi la chiesa della Madonna di Porta, la torre Garisendi detta la mozza, e la statua in marmo di S. Petronio posta in quel piazzale, essendo questi tre capi rimasti indivisi nel comparto degli stabili fatto fra li ventitrè individui di quest’arte, e ciò per L. 3000 di crediti di Monte Benedettino, una bottega enfiteutica ad uso di barbiere, e l’obbligo di tener aperta detta chiesa.
Il 20 marzo 1798 la Centrale avea ordinato che la sala di questa residenza fosse addattata per il circolo costituzionale, ma l’ architetto Bassani non la trovò al caso.