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Podestà (del) o del Comune o della Ragione

Benchè non sia gentilizia parmi non dover pretermetterne un cenno. Nel 1259, e non nel 1256 come dice il Savioli (1), fu decretato e registrato negli statuti di esso anno che, nello spazio di quattro mesi dopo l’installazione del podestà, costui e gli anziani consoli dovessero far fabbricare una torre alta da ventisei a trenta ponti tra la parte vecchia e la nuova del palazzo del comune, oppure presso il massaro del comune dal lato orientale, secondo che stimasse meglio il cavaliere del podestà. Si disse che questa torre sarebbe stata compiuta alla festa di s. Michele ricorrente il 29 di settembre (2) e non è credibile che ne venisse ritardata la costruzione fino al 1270, come ha l’ Alberti (3). Anzi ciò è escluso da un atto di vendita del 1269, rogato in turi nova populi Bononie (4) ed altri documenti ci accertano eziandìo ch’ essa nel 1268 serviva già di carcere (5).

Ma questa torre che, insieme con le vólte aderenti, congiunge le tre parti del palazzo detto ora complessivamente del podestà, essendo costrutta con molto ardimento ed artifizio su quattro grandi archi ogivali, che s’ alzano sopra pilastri, e sotto i quali s’ incrocicchiano altrettante strade, scossa da terremoti cominciò a minacciar rovina nel 1305. Vi provvide il comune sollecitamente con l’ opera di Paolo Sedanieri e con la spesa di 390 lire (6).
La torre è alta met. 47 da cima a terra, che sarebbero trentacinque ponti (di met. 1,34); ma se si detrae l’altezza delle arcate di sostruzione, la torre corrisponde alla misura di ventisette a trenta ponti prescritta nel decreto di costruzione. È larga met. 9, per 7,46: i muri son grossi met. 0,93 nella parte inferiore, e met. 0,72 in cima. Al di sopra del palazzo ha due ordini di finestre grandi, ma non lunghe, con arco a segmento di circolo, attualmente otturate. Nel primo ordine v’ è una finestra in ciascun lato, nel secondo ordine ve ne sono tre sole. Presso la cima la torre è tutta trafori per archi semicircolari giranti sopra lunghe e sottili colonnette binate. Ogni lato largo ha quattro di questi archi, ne ha tre ogni lato stretto. Quivi fu collocata una campana specialmente per radunare le tribù e le compagnie delle armi, per reprimere i tumulti interni, o per accorrer fuori contro il nemico. Rinunziando a’ tessere la storia delle campane che succedettero alla prima, ricorderò che l’ attuale campanaccio fa sentir di rado i suoi rintocchi in qualche giorno solenne (7).

 
(1) Annali v. 5, pag. 299.
(2) Docum. n. 8.
(3) Histor. lib. 3, deca 2.
(4) Docum. n. 42.
(5) Docum. n. 28.
(6) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 469.
(7) Un cenno storico di questo palazzo scritto dal diligentissimo e benemerito G. Giordani è nel v. 3 dell’Almanacco bol. edito dal Salvardi.
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