Origine di Bologna

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Corigo (Via del) o Belfiore

Questa via metteva in comunicazione le vie San Giorgio e Schiavonia costeggiando il lato occidentale (posteriore) del Palazzo Aldrovandi, che ha la facciata su via Galliera.
Fu descritto come Belfiore dall’Alidosi (pag. 11). Che il Belfiore descritto dall’Alidosi sia proprio questa via è certo perché egli scrisse che va rincontro la casa delli Zanettini in via dietro a S. Maria Maggiore. La casa degli Zanettini era quella all’odierno numero 1 di via Schiavonia.
Anche l’Aretusi descrisse questa via nella sua pianta come Bel Fiore.

Nel 1723 monsignor Pompeo Aldrovandi, dopo avere acquistato case e terreni in via Belfiore ottenne dal senato il permesso di chiudere il vicolo per poi iniziare due anni dopo la costruzione del palazzo Aldrovandi (Guidicini, II, 158-217).

Il Salaroli lo descrisse come già chiuso ed il Guidicini, descrivendo l’antico numero 789 di Via Larga di San Giorgio (Guidicini, II, 251-255) scrisse che vi corrisponde un portone che chiude una strada che si disse Corgo, dei Corighi, dei Goregari, e qualche volta ancora Belfiore. Il Senato concesse di chiuderlo e di unire il suolo di questo vicolo al palazzo Aldrovandi li 29 agosto 1723.
Il numero 789 è l’attuale numero 3 di via San Giorgio.
La chiusura del vicolo su via Schiavonia venne descritta dall’Indicatore come Portone Aldrovandi.

Via del Corigo vista da via Schiavonia.
Il portone con l'antico numero 789 che chiude via del Corigo in via San Giorgio.
Il portone con l'antico numero 789 che chiude via del Corigo in via San Giorgio.

Tracce di via del Corigo o Belfiore.

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